Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva un consistente calo nella variazione dei nuovi casi in Liguria: -40,5%. I casi attualmente positivi per 100 mila abitanti sono 1.455, tra i più bassi a livello italiano. Ancora sopra soglia i posti letto occupati da pazienti Covid-19: 30,8% quelli di area medica, 12,7% quelli di terapia intensiva.
«I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – registrano per la terza settimana consecutiva una netta flessione. Un crollo imputabile sia al netto calo dei tamponi, sia alla ridotta circolazione virale che rimane ancora elevata, come documenta la sostanziale stabilità del tasso di positività dei tamponi antigenici rapidi».
«Scende nell’ultima settimana anche la pressione sugli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe – dove i posti letto occupati da pazienti Covid diminuiscono sia in area medica sia in terapia intensiva».
Per quanto riguarda i vaccini la Liguria è arrivata a quota 82,8% di persone che hanno completato il ciclo. Il 2,1% ha solo la prima dose.
In Italia al 15 febbraio sono ancora 7,1 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2 milioni guarite da Covid-19 da meno di 180 giorni e pertanto temporaneamente protette. Questi dati portano ad alcune considerazioni: se da un lato oltre 2 milioni di persone recentemente entrate in contatto con il virus contribuiscono ad alzare il livello di immunità della popolazione, dall’altro il numero di persone senza protezione è ancora molto elevato. Peraltro, la protezione immunitaria ottenuta dopo l’infezione cala progressivamente nel tempo ed è necessario vaccinarsi entro 6 mesi dall’avvenuto contagio.
Per quanto riguarda i vaccini della fascia 5-11 anni la Liguria è sempre quint’ultima con il 18,2% di giovani che hanno terminato il ciclo e il 9,6% in attesa della seconda dose.
Per quanto riguarda la terza dose la Liguria resta penultima, con l’82,7% della platea degli aventi diritto (over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale da almeno 4 mesi).
Per quanto riguarda la quarta dose la European Medicines Agency (Ema) ha suggerito di prenderla in considerazione solo per gli immunocompromessi. «Considerato che molti soggetti appartenenti a questa categoria – sottolinea Cartabellotta – hanno ricevuto la terza dose ben oltre 4 mesi fa, l’Agenzia Italiana del Farmaco e, quindi, del ministero della Salute dovrebbero pronunciarsi urgentemente in merito».
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo. In particolare: l‘efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 63,6% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 41,7% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 65,7% dopo il richiamo;
l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dall’88,3% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’83,7% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 94% dopo il richiamo.
Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 47,5-75,7%), ma soprattutto di malattia grave (del 71,7-89,2% per ricoveri ordinari; dell’81,6-93,9% per le terapie intensive) e decesso (dell’83,1-92,7%).
«La discesa della quarta ondata – conclude Cartabellotta – insieme alle elevate coperture vaccinali e all’arrivo della primavera permettono di guardare al futuro con ragionevole ottimismo, al netto di nuove varianti più contagiose o più gravi. Tuttavia, se da un lato questo permette di allentare progressivamente le restrizioni, dall’altro la consapevolezza della stagionalità del virus impone a governo e Regioni di utilizzare i mesi di tregua per programmare la campagna vaccinale d’autunno, al fine di evitare nuove ondate di ricoveri e decessi, soprattutto in persone anziane e fragili. Da tenere in conto anzitutto, viste le attuali incertezze sulla durata della copertura della terza dose sulla malattia grave, dell’eventuale necessità di un richiamo prima del prossimo inverno. In secondo luogo, i non vaccinati, anche se guariti e i contagiati durante la quarta ondata che non hanno fatto il booster si ritroveranno nuovamente esposti al virus; ancora, il mancato decollo delle vaccinazioni nella fascia 5-11 anni non potrà che ostacolare il normale svolgimento delle lezioni per il prossimo anno scolastico. Infine, con il verosimile termine dello stato di emergenza, l’organizzazione della campagna vaccinale passerà interamente in mano alle Regioni, con il rischio di enfatizzare le attuali difformità in termini di performance. Ecco perché, al di là della querelle su green pass e mascherine, è fondamentale volgere già adesso lo sguardo sullo scenario del prossimo autunno-inverno, verosimilmente caratterizzato dalla ripresa stagionale della circolazione virale parallela al declino delle coperture vaccinali. Un “film” che, peraltro, andrà in onda in un clima di campagna elettorale per le politiche del 2023».