Ape Confedilizia dice no all’aumento delle tasse per gli affitti brevi. L’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26% – previsto dalla bozza del disegno di legge di bilancio, ma non condiviso nell’ambito della stessa maggioranza di governo – è al centro del dibattito in questi giorni.
“L’ultimo censimento della Regione Liguria – si legge in una nota di Ape Confedilizia – risale a un paio di anni fa e fa riferimento a circa 25.000 appartamenti che offrono 100.000 posti letto, a fronte di un’offerta alberghiera ed extra alberghiera di 150.000 posti. Quindi ogni 3 posti in alberghi, bed & breakfast, agriturismi e altre tipologie consolidate corrispondono 2 posti negli affitti turistici brevi. A Genova e provincia il numero è di circa 11.000 appartamenti e 44.000 posti letto. Dunque, a Genova e in Liguria il fenomeno degli affitti brevi è in crescita e rappresenta una risorsa per molti proprietari e per il sistema turistico ligure”.
Partendo da questo presupposto anche Vincenzo Nasini, presidente Ape Confedilizia Genova e vicepresidente nazionale, si associa a Confedilizia nazionale: “Gli affitti brevi, peraltro, soddisfano anche esigenze diverse da quelle dei turisti, come lavoro, studio, assistenza a ricoverati. Anche l’ultima revisione che mantiene la cedolare al 21%, ma solo nel caso in cui “nell’anno di imposta non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare, non convince. Il vero problema è l’approccio alla materia: si continuano a immaginare e proporre politiche per disincentivare gli affitti brevi, soprattutto con la leva fiscale. Invece bisogna fare l’esatto contrario. Incentivare gli affitti lunghi. Detassare chi è disposto a firmare contratti per la prima casa”.



























