Doveva essere uno strumento utile ad aumentare la sicurezza sul lavoro e per penalizzare le imprese che compiono violazioni in materia, invece la patente a crediti, così come è stata predisposta dal governo, per la Cgil porterà a meno sicurezza.
Nel convegno sul tema organizzato dalla Camera del Lavoro in occasione dei 25 anni di attività dello Sportello Cgil Sicurezza sul lavoro, emergono tutte le criticità, i timori per la possibile estensione ad altri settori e le proposte che invece ne garantirebbero l’efficacia.
«La patente a crediti − dice la segretaria generale della Cgil nazionale Francesca Re David − è uno di quegli strumenti che è stato introdotto per rispondere all’emozione di una strage, in questo caso del cantiere di Firenze di Esselunga. Poi non è successo più niente. È uno strumento che depotenzia il testo unico sulla Sicurezza del 2008, emanato dopo la strage della Tyssenkrupp, essendo dedicato solo ai cantieri mobili. Vediamo come invece, purtroppo, si muore non solo nell’edilizia. Solo tra quattro o cinque anni vedremo se sarà utile. È uno strumento burocratico che noi tenteremo di sfruttare, ma che certo non interviene sulle cause che producono morte e infortuni».
I dati parlano chiaro in Liguria, come ha riportato il responsabile dell’Ufficio Economico Marco De Silva, rielaborando quelli dell’Inail pubblicati la settimana scorsa: tra gennaio e novembre 2024 in Liguria vi siano stati 24 infortuni mortali sul lavoro, quattro in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e 8 su 24 avevano più di 60 anni, di cui 7 a Genova, uno in più rispetto al 2023. Rispetto alle denunce di infortunio riferite al mese di novembre 2024, sono solo 4 in meno quelle registrate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, 1.414 contro 1.419. In netto aumento, +38% rispetto all’anno precedente le denunce per malattie professionali, 1.818 contro le 1.317. «Si tratta dell’aumento in percentuale più elevato sia tra tutte le regioni del Nord-Ovest, sia della media nazionale – sottolinea De Silva − l’aumento delle malattie professionali denunciate in valore assoluto in Liguria è superiore anche a quello della Lombardia, 501 contro 434».
«Purtroppo gli incidenti mortali − aggiunge Re David − che sono la spia più drammatica di come si sta nei luoghi di lavoro non tendono assolutamente a diminuire, anzi direi che ormai da un anno a questa parte ci stiamo abituando alle stragi sul lavoro, cioè persone che collettivamente muoiono insieme, in cantieri di solito multipli, quelli dove intervengono più ditte. Se non si interviene e anzi, si continua a incentivare la precarizzazione del lavoro, gli appalti e subappalti, la fretta nel lavoro, lo sfruttamento del lavoro, le manutenzioni in corsa mentre succedono le cose, vuol dire che la sicurezza del lavoro non è una priorità. Questo ce lo dicono anche i dati sulle malattie professionali, cioè al lavoro si sta male e si muore. Ciò significa che non è una priorità per nessuno».
La patente a crediti è in vigore dall’ottobre scorso ed era stato uno strumento chiesto dal sindacato proprio per migliorare le condizioni legate a salute e sicurezza sul lavoro, ma i vari interventi del governo ne hanno drasticamente ridotto l’efficacia, sostiene Igor Magni, segretario generale della Camera del Lavoro: «Noi avevamo richiesto una norma che certificasse le imprese e le qualificasse. Quello che è stato messo in piedi va in un’altra direzione, intanto perché c’è un’autocertificazione di questa patente che poi comunque deve essere confermata e non tiene conto di quelle che sono state le eventuali sanzioni che le imprese hanno avuto negli anni precedenti e quindi questo è già un problema, anche perché li mette in una condizione di competizione sleale anche di fronte a un bando di gara con altre imprese invece che non hanno mai avuto problemi, che seguono le leggi, che seguono le norme. Inoltre perdere i punti è molto complicato e molto complesso, devi arrivare al terzo grado di giudizio per avere poi la decurtazione effettiva. Quindi, conoscendo i tempi della giustizia del nostro Paese, vuol dire che queste imprese possono continuare tranquillamente a operare anche di fronte a condizioni molto serie».
La Cgil vorrebbe modifiche importanti «che mettano davvero in condizione le lavoratrici e i lavoratori di avere una tutela reale sulla propria salute − aggiunge Magni − che è un bene che non ha prezzo e troppo spesso in questo Paese invece, a partire dalle imprese poco serie che pensano di riuscire a contenere i costi del lavoro proprio su materie come la sicurezza, mettendo coscientemente a repentaglio la vita delle persone, andrebbe cambiata questa cultura e oggi ci sarebbe anche un territorio fertile, anche per gli ultimi fatti purtroppo che hanno coinvolto i lavoratori e i lavoratrici in tutto il Paese».
Negli ultimi dieci anni sono stati i 1200 morti sul lavoro un dato da guerra. «Noi vorremmo che questa guerra finisse», dice Magni. Che sull’ipotesi di una possibile estensione di questa patente in altri settori è convinto che l’aiuto sia per le imprese e non per i lavoratori «per effetto anche di un’altra normativa che è stata introdotta: il decreto semplificazione fa venire i brividi perché dieci giorni prima io ti devo avvisare che vengo a fare un’ispezione sul tuo posto di lavoro perché ti mando una comunicazione con quale ti chiedo quali documenti mi servono per fare quella verifica. È chiaro che il povero ispettore del lavoro, già sono pochi anche nonostante le ultime assunzioni, si impegnano molto per fare un lavoro che è difficilissimo, troverà tutto a posto. Così si aiuta ancora una volta le imprese a farsi i fatti propri e quindi a creare una competizione sleale con invece tutte quelle imprese, fortunatamente non sono poche, che invece seguono le norme, formano il personale, mettono a disposizione i veri dispositivi di protezione individuale, eccetera. Noi non l’accettiamo più. Quindi tutto quello che è possibile fare lo facciamo, ci mettiamo in campo noi, mettiamo in campo i nostri delegati, però chiediamo anche degli interventi della politica, che sono quelli che si devono prendere la responsabilità di quello che sta succedendo».
E proprio dopo ogni morte anche dalla politica arriva sempre la solita serie di dichiarazioni che poi non si traducono in fatti. Quali sono le priorità della Cgil? «La patente a crediti funziona nel momento in cui io qualifico l’impresa per quello che ha fatto anche nei periodi precedenti, non solo dal punto zero che hanno individuato; metto delle sanzioni che possono consentire, come avveniva già in passato, di bloccare le attività di quella impresa immediatamente in quell’appalto; metto le condizioni per cui i lavoratori siano formati, a partire dai datori di lavoro, perché ci sono delle imprese individuali, delle partite Iva, che devono avere le condizioni per essere formate e poter quindi fare quell’attività lì, formati come tutti gli altri lavoratori. Devo mettere le condizioni di avere i Dpi attuali, devo avere le condizioni per utilizzare le novità tecnologiche e le intelligenze artificiali, non solo per aumentare la produttività, ma anche per dare quei meccanismi di sicurezza che le lavoratrici e i lavoratori devono avere».
Magni sottolinea un altro aspetto spesso ignorato: «Bisognarebbe iniziare anche a fare, in alcuni settori lo fanno, a differenziare gli indumenti di sicurezza tra uomini e donne, perché abbiamo delle donne che vestono indumenti di sicurezza maschili e che questo li mette comunque a rischio rispetto alle attività che svolgono».
Aris Capra, responsabile dello Sportello sicurezza Cgil Genova che ha anche illustrato i 25 anni di attività dello Sportello, conferma le perplessità: «Nel corso degli anni la Cgil ha costruito una rete che conta ormai oltre 600 tra delegate e delegati alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Dal 2011 ad oggi abbiamo fornito consulenze e organizzato corsi di formazione mettendo a disposizione una banca dati online attraverso la quale si possono facilmente reperire modulistiche e normative in costante aggiornamento. Le maglie della patente a crediti sono talmente larghe che sanzionare una azienda per una violazione in materia di sicurezza sul lavoro è davvero difficile. Ad esempio è molto meno pericoloso di prima, per un imprenditore scorretto, non procedere alla elaborazione del Dvr, il documento di valutazione dei rischi o del Pos, Piano Operativo di Sicurezza,, oppure non nominare il Rspp, Responsabile del servizio prevenzione e protezione o dimenticare di elaborare il Piano di Evacuazione e Emergenza».