Confagricoltura condanna la stretta sulla cannabis light. Ieri, nel corso dell’esame degli emendamenti al Ddl Sicurezza nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, tra le diverse proposte di modifica è stata approvata quella che, di fatto, equipara la cannabis light a quella illegale, a base di Thc.
“Gli sforzi della filiera italiana della canapa industriale, che coltiva le sole varietà ammesse a livello europeo, quelle a basso contenuto di THC volte a valorizzare tutte le parti della pianta (semi, fibre e infiorescenze), vengono vanificati dall’approvazione dell’emendamento al Ddl Sicurezza nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera”. È quanto si legge in una nota di Confagricoltura Liguria.
“L’approvazione dell’emendamento – prosegue la nota – penalizza un comparto solido in Italia, con una forte presenza di imprese giovanili che ora rischiano di perdere competitività in un mercato internazionale dinamico. Paesi come Germania, Austria, Spagna, Belgio, Estonia, Francia, ad esempio, stanno investendo in maniera importante sulla canapa nella filiera alimentare (semi/proteine), in quella tessile (fibra) e da costruzione (canapulo)”.
L’approvazione dell’emendamento “rappresenta quindi un duro colpo al Made in Italy agroindustriale, peraltro in un momento in cui gli imprenditori hanno avviato le nuove produzioni o programmato investimenti importanti”.
“La legge 242 del 2016 – sottolinea Confagricoltura Liguria – ha promosso in Italia la coltivazione e la filiera della canapa, quale “coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, del consumo dei suoli e della desertificazione”. Da setti anni è legale produrre in una filiera controllata, da sementi certificate, con contenuto inferiore allo 0,2 per cento di Thc, il principio attivo che ha effetti psicotropi. Varierà che quindi, stando alla legge, non sono tra le sostanze stupefacenti. La stessa normativa spiega che dalla canapa coltivata in questo modo è possibile ricavare alimenti e cosmetici, semilavorati, fibra, polveri, oli o carburanti, materiale organico per bioingegneria o bioedilizia, fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati, attività didattiche e dimostrative ricerca e florovivaismo. Su queste basi, negli ultimi anni imprenditori, anche giovani, si sono dedicati a questa nuova coltivazione.
“Stiamo parlando – conclude Confagricoltura Liguria nella sua nota – di un settore serio, altamente professionale che consta di oltre 800 aziende in tutta Italia, cui si affiancano oltre 1.500 realtà della trasformazione con una base di manodopera stimata in circa 10.000 addetti. Solo in Liguria parliamo di oltre un milione di euro di produzione lorda”.