Una cerimonia solo simbolica quella di oggi a Genova. A causa delle condizioni del mare non è stato possibile iniziare le operazioni della posa del primo cassone della nuova diga foranea.
Il cerimoniale non si è fermato e l’evento è stato comunque caratterizzato dalle presenze di istituzioni nazionali e locali oltre che delle aziende costruttrici, il Consorzio PerGenova Breakwater costituito da: Webuild (40%), Fincantieri Infrastructure Opere Marittime (25%), Fincosit (25%) e Sidra (10%). La passerella, aperta alla stampa, non ha però previsto uno spazio per le domande dei giornalisti e le questioni da chiarire non mancavano.
Il primo cassone, la cui costruzione è cominciata a Vado Ligure il 2 aprile, è stato trasportato, in circa 20 ore di navigazione, sino a Genova, ma appunto non posato come inizialmente previsto. Appena il mare lo consentirà, il cassone sarà messo in posizione e affondato (prima riempito d’acqua e poi di materiale solido). Per queste operazioni ci vorranno almeno una ventina di ore. Tempistiche non chiarite pubblicamente durante l’evento.
Quello di oggi è il primo di 94 cassoni che, secondo quanto hanno dichiarato Claudio Gemme (Fincantieri Infrastructures), presidente di PerGenova Breakwater e di Silvio Fascio (PerGenova Breakwater) saranno costruiti con un ritmo di uno ogni 15 giorni per i prossimi due anni e mezzo dall’impianto “Dario”. Tenuto conto che per costruire il primo sono stati impiegati quasi due mesi, occorrerà una forte accelerazione per recuperare i ritardi. A settembre si aggiungerà un secondo impianto per i cassoni più grandi, quelli da 60 metri immersi a 50 metri di profondità.
I cassoni si appoggeranno su una base di ghiaia alta sette metri per evitare lo scivolamento sul materiale argilloso del fondale.
Paolo Piacenza, commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale ha detto: «Questa diga segna un nuovo confine di Genova. Fondamentale a livello nazionale per i traffici europei. L’opera è inserita in un complesso di interventi da 3 miliardi per eliminare le barriere fisiche con l’Europa, che ci ha individuati come porto core. Non ci siamo mai fermati e continueremo ad andare avanti. Siamo sulla direzione giusta e possiamo guardare con entusiasmo e ottimismo al futuro».
Il sindaco di Genova e commissario straordinario Marco Bucci si rivolge alla platea, formata da rappresentanti delle istituzioni e dell’economia portuale cittadina: «Essere presenti qui è un segnale importante che mandate alla Città, alla Liguria e all’Italia. Con la diga Genova conquista 3 milioni di metri quadrati che nella visione della città del futuro vedranno un ulteriore milione tombato per aree a beneficio della città. La diga è un punto importante della strategia qui a Genova concordata con governo e Regione per costruire una città internazionale, per essere la porta del Sud dell’Europa per il Mediterraneo. Un dovere che abbiamo nei confronti dei nostri figli e delle generazioni future. Non possiamo perdere questa occasione».
Il presidente ad interim della Regione Liguria Alessandro Piana sottolinea: “Per noi è motivo di orgoglio portare a compimento il ddl di co-finanziamento a un’opera strategica con la consapevolezza di avere la responsabilità politica di portare a compimento un’opera fondamentale. La presenza del ministro Salvini corrobora la decisione della Regione”.
Il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi ha spiegato il perché la diga va fatta: «Un beneficio per la comunità locale, di gran parte di quella europea e dell’ambiente marino e terrestre. Un’opera progettata con la massima attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, realizzata con materiali ecocompatibili e tecnologie innovative per ridurre al minimo l’impatto ambientale della struttura. Inoltre, contribuirà a proteggere la costa genovese dall’erosione e a favorire la crescita della flora e della fauna marina. Oggi le caratteristiche del canale di Sampierdarena, lo spazio navigabile tra le banchine e la vecchia diga foranea, impediscono di servire le grandi navi, con effetti negativi sia per la comunità locale, storicamente dedita ai commerci marittimi, sia per la collettività europea. Le limitazioni strutturali del porto costringono una parte dei traffici a deviare dal loro itinerario ottimale, con maggiori costi, che si riflettono sui prezzi, ma anche con maggiori esternalità negative».
Rixi fornisce diversi numeri: «La nuova struttura consentirà le manovre di navigazione in sicurezza delle grandi navi di progetto, lunghe fino a 450 metri e larghe fino 65 metri, con riferimento in particolare ad accesso e uscita dalle aree portuali, evoluzione nell’avamporto, accosto e partenza dai terminali, transito nel canale interno. Il valore complessivo della nuova struttura è di 1,3 miliardi di euro, già finanziati. Si stima che avrà la capacità di generare un aumento del traffico portuale di circa il 40%, con la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro in settori strategici come logistica, industria e servizi. L’opera sarà inoltre un catalizzatore per lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e la valorizzazione delle filiere produttive locali». Il viceministro elenca: «Incremento stimato tra 2 e 3 milioni di teu per Genova e altri 2 milioni di teu per i porti del Nord Tirreno con un beneficio economico di almeno 4,2 miliardi di euro, in termini di maggiori introiti da traffico container, di diritti e tasse portuali. Tasso di rendimento economico stimato superiore al 6,3%. Complessivamente, nell’arco di un decennio, registreremo un risparmio sui costi operativi per minori percorrenze navali di circa 800 milioni di euro, con una riduzione di costi ferroviari superiore a 1,3 miliardi e di costi stradali pari a 300 milioni. Maggiore sicurezza in porto e in manovra con costi esterni medi per gli aspetti di sicurezza del trasporto marittimo che portano a un risparmio di 153 milioni di euro, in linea con i migliori porti del mediterraneo tra cui Barcellona, Pireo, Marsiglia e Trieste».
Calcolata anche una riduzione dei costi nautici: «I tempi di navigazione tra Far East e Genova sono molto competitivi risultando tutti inferiori rispetto a Rotterdam di circa 5 giorni con un risparmio sulle percorrenze superiore alle 1.000 miglia nautiche. L’analisi del traffico ha stimato la possibilità di attrarre una linea di servizio diretto con i porti del Far East, operata con navi ultra-large da oltre 18 mila teu, dedicata a traffici con origine o destinazione verso le aree in pianura padana, in particolare Piemonte e Lombardia, e parte della Svizzera. Riportare questi flussi sul percorso ottimale riduce, tra andata e ritorno, la tratta marittima di 3.710 miglia nautiche, pari a 6.871 chilometri a viaggio, con un risparmio di 206 ore sul tempo di viaggio, pari a 8 giorni e 14 ore,. Si tratta di una riduzione oggettiva, misurata con accuratezza e documentabile, che ha dimensioni rilevanti. Ogni anno, su una stima di 48 toccate, pari a un servizio di natura settimanale con 4 blank sailing nei periodi di basso traffico tipicamente legati alle festività asiatiche ed europee, si ottiene la riduzione di oltre 300mila chilometri a viaggio e di 10mila ore pari a 412 giorni di navigazione. Il costo operativo di una nave di queste caratteristiche, pari a 102 mila euro al giorno, moltiplicato per i giorni di navigazione risparmiati in un anno, porta a una minore spesa annua di oltre 40 milioni di euro, dato che coincide con il costo economico perché il trasporto internazionale è esente da imposte».
Rixi evidenzia anche la riduzione dei costi ferroviari: «La possibilità di utilizzare il porto di Genova anche con navi di grandi dimensioni consente di ottimizzare i percorsi di viaggio terrestri a livello europeo, consentendo di ridurre il costo complessivo del trasporto. In particolare, la possibilità di riportare a Genova, in alternativa ai porti del Nord Europa, parte dei traffici destinati al continente rende possibile abbreviare le percorrenze terrestri che sono percorse prevalentemente in ferrovia , al 90%, ma anche in piccola parte su strada, al 10%. Lo scenario progettuale si caratterizza quindi per una sensibile riduzione delle percorrenze ferroviarie».
Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, auspica che le amministrazioni di diverso colore collaborino e non combattano quando c’è da realizzare un’infrastruttura. «Sarebbe bello che la gente finisse di combattere per questa e quella infrastruttura, ma si potesse dire tutti insieme che dobbiamo costruire questo Paese per il futuro dei nostri figli. Non fare l’infrastruttura non significa essere un paese migliore. Questa non è una cosa di Genova. Io penso che il nostro consorzio stia facendo oggi uno sforzo straordinario insieme alla autorità. Voglio ringraziare non solo tutti i presenti ma anche tutti quei ragazzi e ragazze che insieme a noi tutti i giorni dalla mattina alla sera stanno costruendo queste infrastrutture contro tutti i gufi di questo Paese che non volevano farcelo fare». Salini ringrazia anche Giovanni Toti per aver combattuto fianco a fianco durante la battaglia per la ricostruzione del ponte.
«Lo dovevo a Genova essere qui – dice il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini – a Genova che quando cade si rialza. Lascio ad altri questi ragionamenti di non esserci. Ringrazio la comunità ligure tutta. Grazie a chi l’ha pensata, approvata, alle imprese, agli operai. Ringrazio Giovanni Toti co-protagonista di un rinascimento ligure imponente e maestoso avvenuto negli ultimi anni. Genova più di altre realtà ha sofferto perché non si è investito abbastanza. Questo è un tassello straordinario che come tutte le opere pubbliche è stato osteggiato. Ricordiamo le peripezie del Mose? Venezia l’anno scorso è stata salvata 25 volte. La giornata di oggi non è un punto di arrivo, ma punto di partenza».