“Storia del fascismo “ di Emilio Gentile” (Laterza) è un’opera fondamentale per capire e conoscere un ventennio decisivo della nostra storia. Dopo l’enorme lavoro svolto da uno dei maggiori storici moderni, Renzo de Felice, che nell’arco di circa trentacinque anni produsse sul fascismo italiano, oltre a diversi articoli, una ventina di volumi (tra i quali spicca la biografia di Mussolini, otto volumi pubblicati tra il 1965 e il 1997, l’ultimo edito postumo), sembrava difficile apportare delle novità. De Felice ha distrutto gli stereotipi con cui il fascismo ci era stato presentato fino ad allora mostrandocelo senza le incrostazioni ideologiche che lo avevano ricoperto nei decenni. Gentile, suo allievo, è andato oltre: l’autore “nel suo libro – scrive egli stesso nell’introduzione – non racconta la storia dell’Italia fascista né la storia dell’Italia nel periodo fascista ma racconta la storia del fascismo movimento, partito, regime (…) attraverso i suoi ideatori, artefici, esecutori, collaboratori che operarono per attuarlo nello Stato e nella società”.
Ne risulta una prospettiva sconcertante per il lettore, tanto quanto deve essere stata ardua per l’autore: “Tutti gli intrecci del fascismo con la composita realtà chiamata Italia sono entrati nel racconto per quel tanto che è parso necessario e sufficiente a meglio lumeggiare la storia del fascismo”. Gentile racconta i fatti accaduti nella loro successione cronologica senza anticipazioni di chi sa come è andata a finire e attraverso il linguaggio dei contemporanei “collocandosi nella prospettiva di chi quelle cose le faceva (…). La scelta, l’iniziativa, il caso, l’imprevisto fanno parte di questa nuova storia del fascismo, come fecero parte del fascismo durante la sua storia. Che era storia nuova, senza copione anche per i suoi protagonisti”.
Accettata questa prospettiva, vediamo il fascismo come lo hanno visto i suoi contemporanei: che non potevano conoscerne l’esito ed erano condizionati da fattori che su di noi non gravano ma erano pur sempre in grado di capire e di formulare giudizi e previsioni. C’erano i fascisti, i passivi, gli incerti, gli indifferenti, ma anche gli antifascisti lucidi e lungimiranti. Gentile li fa parlare tutti. E a noi conviene ascoltarli.