Un timore diffuso, fra i lavoratori dipendenti, fra i part time per primi, è quello di perdere il bonus Renzi: i famosi 80 euro al mese che alla fine dell’anno diventano 960.
Dove nasce questa preoccupazione?
Dal fatto che i dipendenti in cassa integrazione subiscono una riduzione, talvolta drastica, del loro reddito.
Quindi? Ecco il problema: il diritto al bonus non c’è non solo per chi guadagna “tanto”, cioè più di 26 mila euro all’anno, ma anche per chi guadagna troppo poco (ad esempio per chi ha un reddito non superiore a 8 mila euro all’anno). Per chi si poneva già, prima della cassa integrazione, oltre i 26 mila euro e sotto gli otto mila non cambia nulla.
Ben più complessa è la situazione di chi non si pone ai due estremi reddituali, oltre 26 mila o meno di 8 mila. Coinvolge tutti coloro che avevano un reddito compreso fra più di 8 mila euro e nel limite di 26 mila e che, in conseguenza del taglio dello stipendio causato dal trattamento di cassa integrazione, potrebbero subire una riduzione o addirittura l’azzeramento del bonus.
Non è facile riferire o comprendere il motivo: è una sequenza di combinazioni numeriche data fra imposta lorda, detrazioni spettanti e imponibile fiscale.
Ci conviene fare finta di niente e ignorare la complessa sequenza: il pericolo in corso sarà scongiurato da una breve nota illustrativa.
È quella che commenta l’art. 132 del Decreto Rilancio, atteso nel corso dell’odierna giornata.
L’art. 132 prevede che nessuno degli aventi diritto perderà il bonus, poiché le conseguenze del calo retributivo effettivo saranno compensate da integrazioni retributive virtuali.
In sostanza: ai fini del riconoscimento del bonus non si dovrà tener contro delle retribuzioni realmente percepite (ridotte dalla cassa) ma di quelle che sarebbero state contrattualmente erogate, senza cassa.