La Liguria è saldamente ai vertici del numero di unità da diporto iscritte agli uffici marittimi (dati 2018): 5.459 barche a vela, un primato nazionale (di cui 602 fino a 10 metri, 2.136 tra 10,01 e 12 metri, 1.813 tra 12,01 e 18 metri e 908 sino a 24 metri), pari al 28,2% italiano e 12.777 a motore (di cui 5.158 fino a 10 metri, 3.363 da 10,01 a 12 metri, 3.668 da 12,01 a 18 metri, 588 da 18,01 a 24 metri, 41 oltre i 24 metri), il 16,5% italiano, superata solo dalla Campania con 14.397.
Questi i dati contenuti nella seconda edizione di Monitor, un aggiornamento dell’ufficio studi di Confindustria Nautica sui dati di mercato ufficiali a metà dell’anno nautico.
Monitor si avvale della collaborazione di Icomia per quanto riguarda i trend internazionali, di Fondazione Edison per la situazione congiunturale ed economica italiana e internazionale e Assilea per i dati sul leasing nautico. La sezione del diportismo invece è elaborata in base ai dati ufficiali del 2018 del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Liguria al top anche nelle immatricolazioni: 123 barche a vela nel 2018, 151 a motore su un totale rispettivamente di 432 e 572 a livello italiano, quindi il 28,4% e il 26,3% nazionale.
Primo posto anche nelle cancellazioni: 154 unità a vela (593 in Italia) e 299 su 1341 a motore. Anche in Liguria, come del resto in gran parte d’Italia, si registra un saldo negativo tra immatricolazioni e cancellazioni. In questo caso si tratta di -31 unità a vela e -148 a motore.
Tuttavia, occorre anche considerare che il parco nautico immatricolato è solo il 17% del totale secondo la stima di Confindustria Nautica.
Ricettività
Dal punto di vista della ricettività regionale in termini di infrastrutture e posti barca a disposizione, la Liguria non ha nulla da invidiare a nessuno guardando i dati estratti dalle Pagine Azzurre 2019.
Le strutture portuali in Italia sono state suddivise in tre macro categorie: porti turistici, costituiti dalle strutture interamente dedicate al diportismo (i marina); porti polifunzionali, prevalentemente di proprietà o a gestione pubblica, costituiti da una pluralità di tipologie di strutture al cui interno, accanto ad eventuali altre destinazioni, vi è comunque una porzione utilizzata esclusivamente per la nautica da diporto (porti e porticcioli, porti industriali e commerciali, porti canale e darsene); punti di ormeggio, costituiti dalle strutture a carattere stagionale non dotate di banchine “fisse” ma di strutture rimovibili nella stagione invernale,quando la conformazione del sito che li ospita non permette una buona protezione dall’azione del mare (banchine e pontili, spiagge attrezzate, approdi e rade). La maggior parte dei porti in Italia sono polifunzionali (462, pari al 59% della ricettività delle strutture), seguiti dai punti di ormeggio (236, pari al 30%) e dai marina (84, 11% circa).
Sicilia e Sardegna registrano il maggior numero di infrastrutture, rispettivamente
141 e 118 unità, seguite da Liguria,
Puglia, Campania e Toscana che
superano le 60 strutture (rispetto
alle tabelle disponibili sulle Pagine
Azzurre, Santo Stefano al Mare è stato
considerato come darsena), ma la Liguria è prima per posti barca: 21.937, seguita da Sardegna, Sicilia, Toscana, Campania
e Friuli Venezia Giulia, tutti sopra ai
15 mila posti barca.
Riguardo alla distribuzione dei posti
barca fra le singole tipologie di infrastrutture, i posti barca nei marina sono concentrati in Liguria (7.546 posti), Friuli Venezia Giulia (5.462), Sardegna (5.249) e Toscana (3.939): queste quattro
regioni insieme offrono il 50% dei posti complessivi nei marina italiani.

Patenti nautiche
La Liguria (9.767) mostra il maggior numero di patenti emesse o rinnovate nel 2018, seguita dal Lazio (5.565) e dall’Emilia Romagna (5.258). Il dato della Liguria viene considerato particolarmente rilevante se commisurato alla popolazione residente (poco
superiore a un milione e mezzo di persone).

Il quadro e le stime globali
Dal punto di vista economico, Monitor fa un’analisi globale: il 2019 è stato un anno di rallentamento dell’economia globale, per quanto sul finire dell’anno siano aumentati
i segnali di stabilizzazione del ciclo economico mondiale. Secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale l’anno si è chiuso con una crescita globale del 2,9% (il ritmo
più basso dal 2006), sulla quale ha influito positivamente l’affievolirsi nell’ultima
parte dell’anno di alcuni elementi di incertezza dell’economia globale (tensioni commerciali, politiche protezionistiche, Brexit); ma anche il sostegno delle politiche economiche, la tenuta dell’occupazione e dei consumi nei principali Paesi industrializzati.
Per quanto riguarda l’Italia, il passo dell’economia rimane lento, con un Pil cresciuto di un esiguo +0,2% nel 2019. Il calo congiunturale del -0,3% registrato nell’ultimo trimestre
del 2019 rispetto al trimestre precedente ha interrotto bruscamente la sequenza di moderati incrementi congiunturali che durava da quattro trimestri, dopo la breve recessione
del secondo e terzo trimestre 2018. La crescita zero del quarto trimestre del 2019 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (misurata dunque in termini tendenziali) conferma inequivocabilmente che l’Italia si trova nuovamente in fase di stagnazione.
La stima di crescita prevista tramite il campione per l’anno 2019 ha suggerito un valore di +9,7% per il fatturato globale dell’industria italiana della nautica, con una forchetta variabile da +7,8% a +11,7%, determinata sulla base di un intervallo di confidenza al 95%.
Se i dati saranno confermati dalle consuete elaborazioni a consuntivo dell’edizione autunnale della Nautica in Cifre, il fatturato globale raggiungerebbe il valore di circa 4,68
miliardi di euro. Si tratterebbe pertanto del sesto anno consecutivo di crescita, con
un incremento di fatturato del 92% rispetto ai valori minimi toccati nel 2013.
Entrando nello specifico dei singoli settori merceologici, le stime vedono una crescita pari al +11,1% per la costruzione di nuove unità da diporto e del +6,9% per il macro settore degli equipaggiamenti, comprensivo di accessori nautici e motori marini. Analizzando la proiezione dei dati aggregati per il 2019, si può calcolare che i fatturati di comparto raggiungeranno 3,06 miliardi di euro per la cantieristica e 1,62 miliardi di euro per gli equipaggiamenti.
Dopo la frenata del 2018, nel 2019 lo stipulato leasing nautico ha registrato una significativa crescita in termini di volumi, con un valore dei contratti complessivo pari a 512,2 milioni di euro. Il sotto comparto della nautica da diporto ha trainato
la crescita con un +29,29%, rappresentando il 97% del nautico.
L’Italia conferma anche nel 2020 la propria leadership incontrastata nel comparto dei superyacht. Il Global Order Book, elaborato da Boat International, posiziona l’industria italiana al top mondiale per ordini di unità oltre i 24 metri, con 398 yacht in costruzione
su un totale di 807 a livello globale.
La quota italiana rappresenta circa la metà degli ordini mondiali, raggiungendo il 49,3% del totale, con una crescita del 3,6% e un incremento di 19 unità rispetto all’anno precedente.
Le previsioni di crescita del fatturato annunciate nel 2020, si scontreranno probabilmente con i problemi legati al coronavirus.