Ogni anno in Europa si producono 25,8 milioni di tonnellate di spazzatura plastica, di cui il 31% finisce in discarica. Solo il 14% viene riciclata, una percentuale compresa tra il 20% e il 30% va dispersa nell’ambiente. Ben il 95% del valore degli imballaggi in plastica (tra i 70 e i 105 miliardi di euro) viene perso a causa del loro brevissimo ciclo di vita.
Sono solo alcuni dei dati resi noti oggi a Palazzo della Borsa, a Genova, in occasione di “Si può fare!”, convegno organizzato dalla Camera di commercio di Genova nell’ambito del Festival dello sviluppo sostenibile (promosso da Asvis, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile). Una giornata per promuovere e sensibilizzare le imprese del territorio per un consumo e una produzione responsabili.
I ricercatori hanno sviluppato diversi processi produttivi che permettono una conversione totale dell’ortaggio di scarto in bioplastiche. Processi che vanno dalla conversione del vegetale in bioplastica con un processo acquoso, alla preparazione di compositi termoplastici e termoformabili. Queste tecnologie riescono a prevenire lo smaltimento dei rifiuti vegetali, a recuperare materia prima dal rifiuto organico e a ridurre l’utilizzo di plastica non biodegradabile.
Nel suo piccolo, a Genova da diversi anni qualcosa si muove: non sono pochi e di basso profilo i relatori chiamati al tavolo per raccontare la propria esperienza di sostenibilità. Fra tutti, campeggia l’Istituto italiano di tecnologia, che con il suo team di ricerca Smart Materials, guidato da Athanassia Athanassiou, sta portando avanti la ricerca sulle bioplastiche. In collaborazione con Sgm, Società gestione mercato di Genova, e Ascom Confcommercio Genova, ha recentemente ideato il progetto di economia circolare che permetterà di convertire gli invenduti dei mercati ortofrutticoli in plastica 100% biodegradabile per la realizzazione di packaging ecosostenibile per frutta e verdura. Il primo prodotto, un imballaggio in bioplastica realizzato a partire dallo scarto dei carciofi invenduti al mercato ortofrutticolo genovese, è stato presentato all’ultima edizione di Fruit Logistica di Berlino: qui sono stati avviati contatti con diversi potenziali investitori per far partire un progetto di startup dedicato. Ne avevamo parlato qui.
E a proposito di startup, c’è anche chi ha pensato di dare nuova vita ai mozziconi di sigarette. I ragazzi di Eco2Logic, startup innovativa imperiese vincitrice della quinta edizione di Smart Cup Liguria (clicca qui per il nostro video), hanno spiegato come, attraverso la carbonizzazione idrotermale, è possibile trasformare i mozziconi e la nicotina in carbone ecologico.
Ma l’innovazione non è solo roba da startup: anche colossi industriali hanno bisogno di rinnovarsi, sia per distinguersi sul mercato e offrire qualcosa in più e di diverso ai clienti, sia per una crescente attenzione al tema della sostenibilità. È il caso del Gruppo Boero che, insieme alla ricerca dell’Istituto italiano di tecnologia, ha messo a punto un progetto per la preparazione di pitture sulla base dell’utilizzo di materia vegetale: bioplastiche di origine vegetale che diventano quindi una valida alternativa ai pigmenti tradizionali usati nella formulazione delle pitture per interni. Tutto è partito da uno spunto: «Il vegetale è anche un colore. Quindi perché non realizzare colori a partire dai vegetali?», ha spiegato Gianfranco Di Tanna, del Gruppo Boero, questa mattina al Palazzo della Borsa. «Nel corso della sua lunga storia, iniziata a Genova nel 1831, Boero ha posto sempre maggiore attenzione al tema della sostenibilità – spiega Di Tanna – per questo, partendo dallo spunto che il vegetale è anche un colore, abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro insieme all’Iit per la creazione di queste pitture innovative ed è iniziata la sperimentazione».
Le microparticelle derivanti da amido di mais, di colore bianco, sono state studiate come possibile alternativa al tradizionale pigmento bianco e opacizzante per la realizzazione di pitture bianco-neutre. Con le bioplastiche provenienti invece da scarti di arancia e di cacao, sono state realizzate delle pitture colorate (giallo arancia e marrone cacao) sfruttando i pigmenti naturali dello scarto vegetale di partenza, ottenendo sia prodotti decorativi, sia prodotti a tinta unita. Ci sono ovviamente delle limitazioni: «Colori di questo tipo sono poco stabili nel tempo, perciò poco adatti a superfici esterne. Ma si possono adoperare in ambienti interni», precisa Di Tanna. Ora il progetto Green Paints deve solo compiere l’ultimo passo, «quello dell’industrializzazione di queste pitture».
Dall’imballaggio al carbone, fino alle pitture, ma la sostenibilità significa anche meno sprechi e più valore al cibo. A questo ha pensato Costa Crociere, che punta a ridurre del 50% gli sprechi alimentari sulle proprie navi entro il 2020. Un obiettivo ambizioso, ma che si sta basando su un programma, messo in atto sulle navi, che sta dando buoni risultati. Lo racconta Stefania Lallai, responsabile Sostenibilità di Costa Crociere: «Con 4GoodFood siamo partiti dalla valorizzazione del cibo, passando poi per la sua riduzione e il suo recupero, all’interno di un percorso di coinvolgimento sia con i nostri ospiti, sia con diversi partner e stakeholder, fondamentali per portare avanti progetti di questo tipo. Si tratta di un esperimento a 360 gradi».
Il progetto si conclude con la donazione delle eccedenze: il recupero è quantificato in 28.700 porzioni distribuite a comunità bisognose, tra luglio 2017 e maggio 2018. L’esperimento pilota, su Costa Diadema, ha portato a una riduzione del 54% degli sprechi alimentari. «Si tratta del primo progetto nel settore marittimo, messo in atto nei porti di Savona, Civitavecchia, Bari e Marsiglia, ma certamente da estendere anche ad altri porti del Mediterraneo», ricorda Lallai.
La mattinata ha consentito di porre l’accento anche su altri esempi di sostenibilità, recentemente messi in atto a Genova: è il caso di Caruggi al Cubo e LessGlass. Nel primo caso, si tratta dell’introduzione di tre App per gli esercenti dei vicoli genovesi con l’obiettivo di attirare flussi di persone e generare clienti utilizzando le potenzialità di smartphone. Due delle tre applicazioni, My Foody e Bring the Food, sono legate alla lotta allo spreco alimentare. LessGlass è invece un bicchiere riciclabile che consente di ridurre l’uso di bicchiere usa e getta, in un’ottica di riduzione dei rifiuti inquinanti e non biodegradabilil.