Gli esperti restano strategicamente costruttivi sui risky asset, con un assetto di portafoglio caratterizzato da una duration medio bassa e una view favorevole alle classi di attivo di tipo rischioso. Maggiore cautela a livello tattico: diversi indicatori mostrano segnali di iper-comprato/sovra-reazione a livello geografico (equity Usa, in parte Ue e Pacifico), valutati anche i principali rischi di ribasso (possibili reazioni alle misure protezionistiche varate dall’esecutivo americano e rischio politico per l’area dell’euro).
Dall’inizio del 2016, si osserva l’emergere di un chiaro trend crescente nel tasso di crescita composito del settore servizi e manifattura a livello globale, e una parallela accelerazione della forza relativa delle economie emergenti rispetto alle economie avanzate. Incoraggianti i dati americani, che hanno mostrato una accelerazione superiore alle attese di Ism manifattura e servizi, una crescita di buste paga nel settore non agricolo che a febbraio è rimasta superiore alle 200 mila unità e nuove richiesta di disoccupazione ancora ben al disotto delle 250 mila unità.
A livello Ocse, queste tendenze e la stabilizzazione dei prezzi delle materie prime, hanno inoltre prodotto una rapida dinamica di convergenza dell’inflazione headline a quella core, che conferma l’emergere di una fase reflazionistica globale.
L’analisi degli indicatori di sorprese economiche di Citigroup suggerisce che l’attuale consensus di mercato possa scontare un eccesso di ottimismo sulle prospettive macroeconomiche per Usa, area dell’euro ed economie emergenti.
L’intensità e la rapidità dei circoli virtuosi descritti potrebbe aver indotto molti operatori a rivedere eccessivamente al rialzo le aspettative di crescita economica. Ne consegue che, nel corso dei prossimi mesi/settimane, si potrebbe assistere a dati macroeconomici inferiori alle attese per le principali economie mondiali. Il rapido e inatteso rialzo dei tassi di inflazione potrebbe avere messo in moto un fenomeno analogo, inducendo molti addetti ai lavori a sovrastimare le probabilità di un ulteriore rapido aumento dell’inflazione mondiale.
Inoltre, i rendimenti recenti risultano eccezionalmente elevati per la maggior parte dei mercati azionari relativi alle economie avanzate, così come la volatilità troppo schiacciata. Si prenda, a titolo di esempio, l’azionario Nord America, che ha reso, in euro, negli ultimi sei mesi, il 13,68, contro una media storica da fine 1999 di solo il 3,32%. Un discorso qualitativamente analogo vale anche per l’azionario Europa e l’azionario Pacifico.
Tra i principali appuntamenti della settimana, la riunione della Fed (il 15 marzo). Un rialzo del tasso di riferimento, viste le chiare indicazioni in tal senso fornite dagli esponenti della banca centrale, è data per scontata (la probabilità di rialzo attribuita dagli operatori è prossima al 100%). L’attenzione degli addetti ai lavori sarà focalizzata maggiormente sull’analisi delle comunicazioni ufficiali, per testare la volontà della Fed di procedere con una sequenza di rialzi più o meno aggressiva, nei prossimi mesi. Mediamente, gli economisti intervistati da Bloomberg si aspettano ora tre rialzi nel 2017 (a marzo, giugno e dicembre).
Le elezioni olandesi (15 marzo). Appuntamento importante per testare possibili campanelli di allarme sulla futura tenuta della moneta unica. Mentre salgono le tensioni diplomatiche con la Turchia, gli ultimi sondaggi mostrano che Geert Wilders, leader del partito anti-islamico e anti-europeista Union Freedom Party, ha perso di recente consensi tra l’elettorato, e il suo partito è ora secondo nelle classifiche di gradimento dopo i liberali.



























