Fiori, profumi, colori e musica, la città di Sanremo è famosa nel mondo soprattutto per questi aspetti e la casa di moda Daphné non poteva non incarnare e ispirarsi a questi capisaldi.
La maison è stata fondata negli anni Sessanta Daphné Carlo, stilista creativa e Renzo Borsotto, “creatore indipendente” di fragranze.
Oggi Carlo e Borsotto sono ancora attivi in azienda, ma sono le figlie Barbara e Monica Borsotto, direttrici artistiche dell’atelier, proseguono con passione nel campo della moda e non solo, la tradizione artigianale del “Made in Italy”, gestendo un atelier, una fabbrica di profumi e un Museo di Moda che è un fiore all’occhiello.
«Mia mamma ha cominciato da bambina – racconta Barbara Borsotto – aiutava mia nonna a cucire i velluti del teatro Principe Amedeo, che era stato bombardato e quindi non era più attivo, sua nonna conosceva i custodi e si era fatta dare i velluti per ricavarne degli abiti», la passione di una bimba è diventata una professione artigianale di alta qualità ma sempre legata al territorio: i profumi sono prodotti con gli estratti dei fiori autoctoni, i foulard e i capi di moda hanno come base fiori che vengono impressi su seta italiana: «La Liguria è stata una delle capitali dei traffici di seta in passato, per questo abbiamo mantenuto la tradizione».
Materiale di qualità e naturale anche per i profumi: «Abbiamo ripreso le lavorazioni di nostro nonno, che negli anni Venti aveva delle serre di fiori per profumi, i nostri prodotti non contengono parabeni, conservanti, non sono testati su animali».
In passato gli abiti della maison sono stati indossati da Grace di Monaco e Nilla Pizzi, che si presentò sul palco del secondo Festival di Sanremo con un capo firmato Daphné, ma ancora oggi i clienti dell’atelier arrivano da tutto il mondo: «Serviamo Svezia, Germania, tutto il Nord Europa, ma anche l’Australia – dice Borsotto – abbiamo tra i nostri clienti le signore del Garden club di Monte Carlo e recentemente abbiamo presentato le nostre collezioni anche ai reali di Monaco, con cui c’è stata sempre collaborazione».
I fiori e i colori sono stati da sempre una caratteristica della maison, che ha una linea chiamata proprio Modafiori: «Nel Ponente ligure ci sono due cose che non esistono in altre parti: la luce, tanto che gli impressionisti venivano a dipingere qui e i fiori che catturano chi arriva da fuori». La formula ha ancora successo, anche se le difficoltà ci sono: «In azienda siamo 6 persone a gestire tutto tra sarte, commesse e profumi, più due tirocinanti, avremmo bisogno di sostegni e sgravi perché per il nostro personale l’apprendistato dura anni, la sartoria è un mestiere difficile, per questo abbiamo avviato una collaborazione con la scuola Duchessa di Galliera di Genova, che nel settore è una delle più vecchie d’Europa.
Il core business è la moda, con il ritorno in auge del foulard, Daphné ha rinnovato le proposte e ha avuto la lungimiranza di fare sinergia con realtà del territorio ligure: «Per Biancheri Creations, azienda nota per l’ibridazione dei ranuncoli, abbiamo creato un foulard con questo fiore, ne abbiamo creati anche 50 promozionali con il logo dell’azienda, mentre il foulard con il garofano creato per il premio Aidda, l’associazione donne imprenditrici, è stato presentato a Expo e ora è diventato il regalo ufficiale di rappresentanza delle delegazioni Aidda alle aziende femminili».
Nel 2016 ci sarà una collezione ispirata al mèzzaro genovese: «Abbiamo una collezione di 20 mezzari antichi nel museo, che è stato creato grazie alla voglia di mia mamma di raccogliere molti abiti antichi per trarne ispirazione per le nuove collezioni, visto che la moda è ciclica e non si butta via niente». Il museo è aperto su appuntamento e ha ricevuto visite da stilisti provenienti da ogni parte del mondo, gli abiti sono stati esposti in mostre a Bologna, Monte Carlo, Parigi, San Pietroburgo e durante eventi come le recenti “Vele d’Epoca d’Imperia”: «Siccome nemo propheta in patria – sottolinea Borsotto – paradossalmente abbiamo più difficoltà a organizzare esposizioni o a cedere abiti in Liguria, ci farebbe piacere che anche a Genova venissero valorizzati, anche perché li cederemmo gratuitamente. Siamo stati all’hermitage, a San Paolo, all’ambasciata russa, sarebbe un vero peccato».



























