Sono una ventina gli spin-off costituiti o in fase di costituzione e i progetti di impresa presenti all’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia. Oltre a quello forse più famoso nato dall’idea di Emanuele Guglielmino di produrre una microturbina ad aria compressa, ci sono 7 realtà già costituite e tante altre idee che attendono di essere tramutate in produzione industriale.
«Attualmente – spiega Lorenzo De Michieli, della direzione trasferimento tecnologico dell’Iit –non c’è un incubatore fisico dedicato, abbiamo quindi attivato un progetto insieme alla Camera di Commercio che sta per ricevere i finanziamenti necessari, per costruire un edificio accanto all’Istituto che serva proprio a questo». Per ora le start up vengono ospitate per circa 2-3 anni all’interno delll’Iit: «In pratica offriamo la scrivania e permettiamo ai nostri ricercatori che stanno diventando imprenditori, di utilizzare i laboratori. Inoltre offriamo misure soft di tutoraggio tecnico-tecnologico e la possibilità di essere messi in rete con investitori istituzionali o altre imprese che possano investire nella società».
Alcune aziende nate all’interno dell’Iit hanno già un piede negli Stati Uniti o in Svizzera proprio a causa del bisogno di investitori. Per esempio a Palo Alto c’è Semplus una start up nata nell’Iit di Pisa e ora incorporata, si occupa di sviluppare un display touch flessibile e che riconosce la forma degli oggetti, o la Circle Garage specializzata in robotica, o altre aziende neonate che si occupano di nanoparticelle di alta qualità utilizzabili dalla chimica industriale. A inizio 2015 avrà base a Milano uno spin off che si occuperà di produrre celle fotovoltaiche flessibili su supporto plastico trasparente. Una parte operativa di quello che è stato scoperto nell’ambito delle Neuroscienze all’Iit è in Svizzera: costruiranno strumentazione da laboratorio, microelettrodi per capire i comportamenti dei neuroni, un potenziale enorme nell’applicazione per i test sui nuovi farmaci.