Una capillare campagna di rigenerazione urbana porterebbe, solo a Genova, a un potenziale indotto economico di ben 3,2 i miliardi di euro. Il dato emerge dal “Primo rapporto sulla rigenerazione urbana in Italia”, realizzato dal Centro Studi Sogeea (service provider nel settore del real estate italiano) e presentato nel corso di un convegno sul tema organizzato in Senato a Roma.
In base al rapporto, il potenziale indotto della rigenerazione urbana estesa a tutto il territorio italiano è stimabile a poco meno di 328 miliardi di euro, cifra che si ricava dalla somma del valore delle opere da realizzare, pari a circa 310,5 miliardi di euro, e degli oneri
concessori da corrispondere alla pubblica amministrazione, quantificabili in poco meno di 18 miliardi. Il dato rappresenta poco meno del 17% del Pil.
Per determinare i valori economici dello studio, si è proceduto innanzitutto a considerare scopi e obiettivi della rigenerazione urbana: su tutti, il contenimento del consumo di suolo e l’intervento sul patrimonio edilizio esistente in regime di trasformazione (compresa demolizione e costruzione con premialità di cubatura secondo le prescrizioni di legge), recupero e riqualificazione di aree dismesse, di edifici abbandonati o inutilizzati, efficace riutilizzo dei vuoti urbani.
Il dettaglio relativo ai capoluoghi di provincia consegna un quadro di potenziale indotto di assoluta rilevanza, in cui si inserisce anche il dato genovese, tra i più alti d’Italia: Roma (15,6 miliardi di euro), Milano (7,3 mld), Napoli (5,3 mld), Torino (4,8 mld), Palermo (3,7 mld), Genova (appunto, 3,2 miliardi), Bologna e Firenze (2,1 mld per ciascuna).