«Questi casi devono far riflettere sulla necessità di applicare tutti i controlli di laboratorio che oggi abbiamo a disposizione per tutelare al massimo la salute del consumatore»: così Luca Medini, direttore di Labcam srl-Laboratorio chimico merceologico della Camera di Commercio Riviere di Liguriacon sede ad Albenga, commenta il caso di sospetta contaminazione da Listeria in un lotto di formaggio ritirato da una catena di supermercati.
Labcam ormai da molti anni segue le aziende in materia di sicurezza alimentare e detiene l’accreditamento sulla prova della ricerca di Listeria monocytogenes riconosciuta da Accredia (Iso 17025:2008).
«Negli ultimi anni – spiega Medini – stiamo assistendo a un progressivo aumento di alcune tossinfezioni alimentari gravi, causate da agenti infettivi sia tradizionali che emergenti, come Campylobacter, Escherichia coli enterotossico, Listeria monocytogenes e Salmonella spp. Purtroppo quando il problema arriva all’attenzione del clinico e del laboratorio di microbiologia, significa che nella catena dei controlli alimentari c’è stata una falla. Ricorrere a un controllo ulteriore nella fase di pre-commercializzazione, sfruttando anche metodi rapidi e moderni, come ad esempio il sistema di rilevamento molecolare 3M Molecular Detection System in funzione nel nostro laboratorio, per un’azienda si traduce in una migliore garanzia della qualità del proprio prodotto, tutelando la propria immagine commerciale e soprattutto mettendo al riparo la salute del consumatore finale».
«Utilizzare anche nelle fasi di controllo e prevenzione gli strumenti molecolari, che ormai da anni vengono applicati nel campo delle infezioni alimentari – precisa Medini – è fondamentale per dare risultati rapidi e ancor più precise garanzie di sicurezza al consumatore».
Listeria monocytogenes è un batterio molto pericoloso perché resiste al freddo e può trovare anche nel frigorifero un ambiente adatto alla prolificazione. Può causare meningite e setticemie, può essere letale per anziani e individui con un sistema immunitario compromesso e provocare aborti nelle donne incinte.
«Oggi abbiamo tutti gli strumenti per evitare casi di contaminazione – conclude Medini – la prevenzione inizia da un’accurata analisi propedeutica alla commercializzazione secondo quanto previsto dalla normativa in materia di sicurezza alimentare».