«Rifiuto l’idea di dover fare la sinistra del Pd. Io voglio fare il Pd così com’era stato pensato all’origine, quando siamo partiti: Pci, Dc, Pri, socialisti, e quelli nati dopo». Lo ha detto Andrea Orlando, ministro della Giustizia, oggi Genova in Sala Sivori dove ha presentato la sua candidatura alla segreteria nazionale del partito alle primarie del prossimo 30 aprile.
«Io mi candido per guidare il Pd, non mi candido contro nessuno – ha precisato Orlando – perché penso di avere delle idee e delle proposte per far andare avanti il Partito democratico che oggi attraversa una fase di difficoltà. Credo che dobbiamo riflettere sul risultato del referendum: quello è stato uno spartiacque fondamentale sul quale dobbiamo ragionare e trovare elementi per dare delle risposte che, a oggi, non sono venute, che non penso si trovino con la competizione tra leader».
«Ci siamo occupati – ha ricordato – prima di quando si vota e poi di quando si fa il congresso: siamo diventati il partito del calendario. Ma non possiamo continuare forzatura dopo forzatura, continuare a rilanciare e rilanciare. A un certo punto devi andare a vedere. Possiamo andare avanti così, con una conta permanente? Avevo proposto una conferenza programmatica, mi è stato risposto no. Si fa il congresso. Ma il congresso era stato pensato quando c’erano il bipolarismo e il maggioritario, ora abbiamo un sistema tripolare e una legge elettorale proporzionale».
«C’è bisogno di una riflessione e io mi sforzerò – ha annunciato il nuovo candidato – in queste poche settimane di mettere in campo progetti e idee che raccolgano la difficoltà e quella rabbia sociale, quella disperazione, che si è espressa con quel voto, perché non credo che quel voto non fosse riconducibile soltanto a un giudizio sulla riforma. Se lo leggiamo così interpretiamo riduttivamente il messaggio che aveva. Non credo – ha aggiunto – sia maturato fino in fondo un pensiero nuovo che unisca davvero le diverse situazioni politiche che ci sono alle spalle. Non possiamo perdere nessuno per strada, perché se il Partito democratico, che è nato per unire, perde uno degli ingredienti che lo hanno fatto crescere diventa un’altra cosa. Credo che non sia un bene né per l’Italia ne per il centrosinistra. Ho visto che esponenti delle altre forze politiche non hanno tifato per la scissione perché capiscono che un Pd più diviso e più debole rischia di essere un problema per tutto il centrosinistra».
Orlando ha affermato che «il primo risultato del congresso è stata una scissione. Sbaglia sempre chi se ne va – ha precisato – ma vedere che tanta gente era contenta della scissione mi ha spinto a candidarmi. Ho sentito dire “ora siamo più leggeri, andiamo più veloci”, il problema è che non si sa dove andiamo più veloci».
«Michele Emiliano – ha ricordato il ministro – ha detto: io mi candido e chiedo di votare contro Renzi. Ma questa è lotta libera. Allora ho deciso che non potevo stare a guardare perché il rischio era che, vincesse l’uno o l’altro, alla fine perdesse il Pd. E il Pd è la cosa più imperfetta, una cosa che genera rancore e scontento, ma anche la cosa più importante che abbiamo fatto: non possiamo lasciare che la casa crolli. Abbiamo fatto fatica a costruirla, dieci anni fa, abbiamo lasciato vecchie appartenenze e fatte nuove. Ci siamo messi sotto lo stesso tetto e abbiamo fatto bene, nonostante tutto».
Parlando della propria candidatura il Guardasigilli ha citato una telefonata ricevuta ieri da Virginio Rognoni: «Mi ha detto “vai avanti, bisogna farla questa battaglia, bisogna prendersi cura del partito. Stai in campo perché se diventa tutta una rissa perde il Pd».
«A tenerci insieme – ha poi sottolineato il ministro – non può essere soltanto un leader. Un leader serve ma, se non c’è anche un dibattito un programma e un modo collegiale per affrontare questioni e sfide, non si riesce. Serve una comunità. Nessuno può affrontare da solo le sfide che abbiamo di fronte».
Orlando, che ha annunciato di avere raccolto in queste ore «grandissima disponibilità non tanto dei dirigenti ma dei militanti semplici», ha invitato gli altri due candidati alla segreteria, Renzi ed Emiliano, a impegnarsi perché vengano approvate entro la fine della legislatura due leggi, quella sulla tortura e quella sul consumo di suolo.
Orlandoterrà un incontro pubblico domani alle 21 alla Spezia in sala Dante, via Ugo Bassi