Scende da 84 a 27 il numero delle persone indagate nell’inchiesta sul presunto inquinamento causato dalla centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure.
È quanto risulta dall’avviso di chiusura indagini, che sostituisce quello del 17 giugno scorso, firmato dal procuratore Sandro Ausiello e dai pubblici ministeri che hanno diretto le indagini, Daniela Pischetola e Vincenzo Carusi.
Restano indagati i vertici aziendali, mentre per i politici, sia i sindaci sia gli ex rappresentanti della Regione e funzionari, c’è uno stralcio con previsione di richiesta di archiviazione.
Tra le persone che escono dall’elenco degli indagati Andrea Mangoni, ex ad di Sorgenia e Francesco Dini, di Cir, consigliere di Tirreno Power all’epoca dei fatti contestati.
La procura ha cambiato l’accusa di disastro ambientale e sanitario da doloso a colposo.
I reati attribuiti agli indagati, in particolare per il mancato controllo della qualità delle immissioni in atmosfera dell’impianto, secondo l’accusa avrebbero provocato 2000 e il 2014, un grave ed esteso inquinamento ambientale e un disastro sanitario.
Dal marzo del 2014 i gruppi a carbone della centrale sono sotto sequestro per violazioni di limiti delle emissioni imposti dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale).
La società ha annunciato l’intenzione di ricovertire le aree per favorire l’insediamento di nuovi soggetti industriali. Attualmente i dipendenti in cassa integrazione sono circa 160.