Nel 2024 l’industria nautica italiana registra un nuovo record storico con un fatturato di 8,6 miliardi di euro, in crescita del +3,2% sul 2023, trainato in particolare dai superyacht che continuano a crescere. In difficoltà la piccola nautica che registra una contrazione del 10%, mentre la fascia media si mantiene stabile.
È quanto emerge da La Nautica in Cifre – Log, l’annuario statistico realizzato dall’Ufficio Studi di Confindustria Nautica in collaborazione con Fondazione Edison, che offre un quadro aggiornato sull’andamento dell’industria nautica da diporto italian. Il report è stato illustrato durante la conferenza Boating Economic Forecast che si è svolta questa mattina nel Padiglione Blu, tra gli ultimi ritocchi degli espositori pronti all’imminente inaugurazione del Salone Nautico.
«Il 2024 è stato un anno storico con un fatturato di 8,6 miliardi – dice Stefano Pagani Isnardi, direttore Ufficio Studi Confindustria Nautica -. Abbiamo avuto un 3% di crescita sull’anno precedente dopo un quadriennio post-Covid in cui il fatturato è raddoppiato. Il 2025 non sappiamo ancora, probabilmente grazie ai superyacht sarà un anno quantomeno di sostanziale parità o qualche lieve decimale sotto la parità, questo lo capiremo più avanti».
Analizzando i tre comparti, cantieristica, accessori e motori “abbiamo un più 3% generale, se andiamo a vedere la cantieristica abbiamo un +8,5%, ma abbiamo un -3% per gli accessori e un -15% per i motori, anche se il comparto di motori a livello di fatturato conta relativamente poco, però fa capire soprattutto in ambito fuori bordo che ci possono essere stati anche dei mancati rinnovi di prodotto per mancati rinnovi dell’autorizzazione delle barche esistenti”.
Il fatturato complessivo ha avuto come destinazione il mercato domestico per 2,55 miliardi di euro (pari al 29,7%) e i mercati esteri per 6,05 miliardi di euro (pari al 70,3%).
L’87,8% del fatturato complessivo del settore è stato realizzato dalla produzione nazionale che è stata pari a 7,55 miliardi di euro e l’internazionalizzazione del settore risulta evidente dalla quota destinata all’export pari al 78% (5,90 miliardi). Gli addetti effettivi hanno raggiunto le 31.480 unità (+2,6%) e il contributo al Pil è salito a 7,40 miliardi di euro (3,37‰ del PIL nazionale).
Fra i principali driver della performance 2024, va segnalato il ruolo della cantieristica: il segmento della costruzione di nuove unità ha raggiunto i 5,4 miliardi di euro; l’89% della produzione nazionale della cantieristica italiana è stata collocata sui mercati esteri.
Italia ancora prima nell’export
L’Italia si conferma ancora ai vertici della classifica mondiale dell’export. «Per la cantieristica veleggiamo intorno al 90% di produzione esportata – dice Pagani -. Per accessori ed equipaggiamenti il dato del 53% destinato al mercato domestico è un dato molto importante, perché significa che i canteri italiani si fidano della componentistica italiana, ma l’altra metà è destinata all’estero quindi anche i canteri stranieri hanno una grande fiducia in quella che è la nostra produzione, quindi questo è un dato assolutamente positivo».
«Sulle destinazioni abbiamo visto che abbiamo circa il 45% destinato all’Unione europea, un 11,5% al mercato nazionale e il resto extra-Ue con Nord America che vale un 17,5%, compreso il Canada».
Sulla produzione ci sono differenziazioni di prodotti. «Abbiamo un 10% di crescita per tutte le motorizzazioni entro bordo e questo è dato essenzialmente dal modulo dei superyacht che a livello di fatturato chiaramente fa la grande maggioranza del totale. Poi c’è una sofferenza della piccola nautica, con la produzione di unità fuori bordo che scende di quasi il 13% e quella dei rib e dei gommoni che scende del 7%. La vela è un po’ stagnante al -2%».
«Il mercato per quanto riguarda il settore nautico è un mercato che si è evoluto tantissimo negli ultimi dieci anni arrivando a nuovi record sia di fatturato complessivo, che include anche le importazioni, e poi soprattutto il fatturato nazionale per il mercato interno e per l’export, che ormai è di 6 miliardi di euro – dice Marco Fortis, vicepresidente Fondazione Edison – Università Cattolica -. Le esportazioni sono una punta di diamante del Made in Italy, direi che la nautica assieme alle navi da crociera, assieme alla farmaceutica, il settore alimentare e la cosmetica sono stati i cinque settori che hanno spinto le nostre esportazioni. Nonostante tutte le difficoltà del mercato internazionale, le crisi geopolitiche, nei primi sette mesi di quest’anno l’Italia ha esportato come il Giappone, 348 miliardi di euro. Vuol dire che abbiamo raggiunto un paese che soltanto dieci anni fa ci dava 90 miliardi di euro di distacco».
Piccola nautica in sofferenza
Questa è la situazione precedente ai dazi ma, sottolinea Fortis “il Made in Italy ha molti prodotti a domanda rigida, tra questi ovviamente i maxiyacht piuttosto che le Ferrari, piuttosto che i prodotti di altissima qualità. Questi saranno colpiti relativamente dai dazi”.
«Per la piccola nautica forse l’elemento principale, a parte i dazi, è una certa caduta della consumer confidence da parte dei consumatori di paesi che sono in crisi oggi, come la Germania, la Francia ma gli stessi americani hanno preoccupazioni per la loro economia. Quindi quando c’è una caduta della confidenza dei consumatori ci può essere un rallentamento delle vendite che può ovviamente colpire maggiormente i prodotti di fascia media che non quelli di fascia elevatissima».
«L’industria nautica in questo momento è divisa in tre tronconi – sottolinea Piero Formenti, presidente Confindustria Nautica -. I maxi yacht, i grandi yacht, che vanno ancora in crescita importante. La media nautica, quindi le medie misure, che continuano a crescere, ma in modo meno veloce, meno importante. Purtroppo c’è un problema con la piccola nautica che registra intorno a un -10% del fatturato e dei
numeri venduti. Ma nel complesso, se facciamo la somma totale, comunque siamo sopra».
«È un problema di insicurezza – dice – per la piccola nautica dei nostri consumatori, dei nostri clienti, che con le varie perturbazioni geopolitiche, pur avendo la possibilità di avere dei budget e la voglia di spendere, perché c’è tanta voglia di spendere nella nautica e di comprare, cambiare la barca, il gommone, aspettano, stanno aspettando che le cose si sistemino un po’. Notiamo già però una fiducia diversa, nei consumatori e nei dealer.
La ripartenza nel 2026
«Penso che avremo un inverno meno freddo del previsto e sicuramente una buona primavera 2026» dice Formenti che si dice “moderatamente ottimista” per la ripartenza della piccola nautica.
Anche Marina Stella, direttore generale Confindustria Nautica commenta: «In questo decennio l’industria nautica ha attraversato un ciclo espansivo che l’ha portata a raddoppiare oltre il fatturato globale. Solo nell’ultimo quinquennio dal periodo del Covid fino ad oggi abbiamo avuto un incremento del fatturato globale dell’industria nautica dell’80%, quindi crediamo molto nel Salone Nautico come acceleratore del business delle nostre aziende e ci aspettiamo da questo Salone un grande boost per l’industria nautica per il 2026».