«Grande risposta dei metalmeccanici per la rottura del tavolo di trattativa nel mese di novembre. La posizione di Federmeccanica ed Assistal è pericolosa perché vogliono cambiare le regole e la struttura del contratto più importante del paese, non riconoscendo di fatto la dinamica della trattativa per l’aumento salariale e sulla valorizzazione delle professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici e non rispondono come si dovrebbe fare su temi normativi importanti come sicurezza sul lavoro, formazione, sulla partecipazione dei lavoratori, sull’orario di lavoro, sulla stabilità dei contatti e sulla gestione degli appalti», spiega Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.
«Sono 24.000 i metalmeccanici del settore industria in Liguria e l’adesione dello sciopero è altissima perché vogliamo rinnovare il nostro contratto che riguarda 1,5 milioni di lavoratrici e lavoratori che lavorano per la tenuta del paese in settore trainante per l’economia dell’Italia. Deve riprendere la trattativa, vogliamo il rinnovo del Ccnl», dice Venzano.
«La trattativa si è rotta perché Federmeccanica non vuole venire incontro alle giuste rivendicazioni dei lavoratori- commenta il segretario generale della Fiom Cgil Genova, Stefano Bonazzi – più salario, riduzione di orario e più sicurezza sul lavoro. Abbiamo scelto di dare una risposta forte, con otto ore di sciopero, in linea con la nostra tradizione di lotta e mobilitazione».
«La mobilitazione era inevitabile dopo la provocazione di Federmeccanica che ha rigettato la nostra piattaforma rivendicativa e ne ha presentato una sua completamente diversa, dopo il settimo incontro – dice il segretario della Uilm Genova, Luigi Pinasco ripreso dalla Dire -. La nostra era stata approvata al 98% dai lavoratori ad aprile: noi trattiamo innanzitutto sulle nostre rivendicazioni”. Il sindacalista aggiunge che “il salario è alla base di tutto: abbiamo bisogno che 280 euro, che è la nostra richiesta per il prossimo triennio, vengano erogati ai lavoratori metalmeccanici che hanno perso potere d’acquisto a causa di inflazione e speculazione. E abbiamo bisogno di una riduzione graduale dell’orario di lavoro a 35 ore. Due punti fondamentali: più salario e meno orario».
Foto: agenzia Dire