Genova e la Liguria, con le grandi opere infrastrutturali, avviate o in fase progettuale, e lo sviluppo di un importante settore hi tech, si stanno muovendo nella direzione giusta dopo decenni di stagnazione ma devono fare ancora molta strada soprattutto per quanto riguarda il trasferimento tecnologico alle imprese e l’interlocuzione con i fondi di venture capital. Lo ha dichiarato in un’intervista a Liguria Business Journal l’economista Oscar Giannino, oggi a Genova per partecipare al convegno “Ucraina, a che punto siamo. Presentazione dell’appello per un maggiore sostegno militare”.
Terzo Valico, ridisegno del water front di Levante e nuova diga foranea a Genova aprono una nuova prospettiva di sviluppo?
«Io ritengo che a differenza dei ritardi, dei contrasti e anche degli errori che la politica fece anni fa – penso alle proposte di Confindustria sulle ex aree industriali considerate rivoluzionarie e che la politica non capì – negli ultimi anni sia maturata a Genova una nuova consapevolezza. Si è presa coscienza dell’importanza strategica dell’asse costituito dal water front, dal potenziamento della modalità ferroviaria del porto che passa anche per il Terzo Valico, è collegata alla ristrutturazione e al potenziamento della logistica in tutto il Basso Piemonte, è volta a instradare i nuovi flussi di traffico ed è in via di realizzazione, e dallo stesso Terzo Valico. Queste quattro opere insieme finalmente, negli ultimi anni, hanno potuto contare su una convergenza, non solo di interessi ma di consensi da parte della politica, a livello di Comune e di Regione, e su una maggior forza nel sostenere questa logica strutturale logistica a Roma. Il potenziale di attrattività di queste opere non solo è moltiplicativo in fatto di ricaduta in reddito e occupazione ma offre la possibilità di sostenere i centri di ricerca avanzata, che a Genova in questi anni si è sviluppata, non c’è solo l’Iit. Su questa strada Genova ormai si è incamminata. Roma si dimostra spesso carente di attenzione, basta guardare alla linea ferroviaria della costa del Ponente ligure per vedere qual è il ritardo. Roma è ancora indietro malgrado il fatto che il peso delle amministrazioni liguri sia incomparabilmente più elevato rispetto a una ventina di anni fa. Comunque io considero acquisita una prospettiva di sviluppo che finalmente segna dei veri passi avanti strutturali rispetto al passato soprattutto in settori avanzati, La prospettiva c’è. Quel lungo dibattito che Genova si è tirata dietro per decenni è finito».
Dei grandi progetti fa parte anche la nuova diga foranea
«La nuova diga credo che sia fondamentale perché quelle quattro opere che abbiamo detto devono fare i conti con la competitività sviluppata dai porti dei porti spagnoli negli ultimi dieci anni. La nuova diga permetterà una maggiore rapidità delle operazioni portuali. L’Europa non è ferma, gli altri corrono. La logistica oggi, in ogni suo segmento, è un sistema ipercompetitivo».
Un punto forte su cui Genova può contare è l’hi tech.
«Sì ma la ricerca da sola o è molto avanzata o non ha ricadute significative. Diverso è avere un hub che sia ricerca, che metta insieme specializzazioni territoriali, attrattività di nuovi investimenti e trasferimento tecnologico. Secondo me Genova non è ancora arrivata alla fase in cui questi tre fattori hanno la massa critica sufficiente. Io mi auguro che l’abbia».
L’Iit non basta?
«L’Iit ha preso un’altra strada, fa ricerca avanzata in alcuni segmenti in cui la ricerca pura è diventata negli ultimi anni anche dimostratore tecnologico. Ma il trasferimento tecnologico è un’altra cosa. Vuol dire avere un rapporto radicato e sistematico con il tessuto delle imprese locali o con le realtà da attrarre. Il dimostratore tecnologico è la fase in cui arriva la ricerca pura. Ci sono comunque fattori positivi, la capacità istituzionale locale di capire che servivano frontiere più avanzate, un rapporto con il tessuto di imprese finalmente disteso e positivo, e più combattività rispetto alle scelte nazionali. Siccome si tratta di progetti che vanno finanziati per anni, avere questo allineamento è finalmente una cosa nuova e positiva. Maturata negli ultimi anni».
Per lo sviluppo delle imprese è necessario anche l’impiego dei fondi investimento e in questo settore la Liguria è ancora arretrata.
«Purtroppo è così. In Liguria occorre rafforzare il rapporto tra le facoltà Stem del polo universitario e le start up innovative. Se non rafforzi il primo anello della catena non vai alle fasi successive. Chiunque segua lo sviluppo delle start up sa che una bassa percentuale di loro è destinata a essere acquisita o comunque ad avere successo. C’è un’alta mortalità che giustifica un elevato rischio di credito. Quindi ci vuole in primo luogo un forte legame tra facoltà Stem è start up. Poi una forte capacità di attrarre investitori specializzati, il che comporta un’interlocuzione seria con i fondi che fanno venture capital, e su questo la Liguria è un po’ indietro».