Assemblea dei lavoratori stamani davanti alla portineria all’ex Ilva di Genova Cornigliano nell’ambito dello sciopero di 24 ore indetto per oggi dai sindacati nazionali per richiamare l’attenzione del Governo sulla crisi dell’azienda. Anche Genova si fermano tutti e tre i turni.
Il governo ha convocato i sindacati per un incontro martedì 28 ottobre alle 18 a Palazzo Chigi.
«I lavoratori dell’ex Ilva a Genova sono stanchi di attese che non portano a nulla – denuncia la Rsu Fim, Fiom e Uilm – manca un piano industriale, mancano risposte e soprattutto manca una prospettiva per migliaia di famiglie».
«A Taranto – dichiara il segretario della Fiom Cgil di Genova Stefano Bonazzi – è attivo solo un forno con gravi conseguenze sul sito industriale genovese l’ex Ilva non è mai stata così vicina alla chiusura. Con lo sciopero di oggi i lavoratori ribadiscono con forza e determinazione che non sono disponibili a perdere nemmeno un centesimo o un posto di lavoro. L’adesione del 100% dei lavoratori genovesi allo sciopero di oggi lo dimostra. Al governo chiediamo di intervenire direttamente per dare un futuro alla siderurgia in questo Paese».
Secondo Christian Venzano, segretario generale di Fim Cisl Liguria, «Questa giornata di sciopero e’ stata una risposta forte alla strategia balbettante del Governo: le lavoratrici e i lavoratori non meritano questa situazione di incertezza. Finalmente è arrivata la convocazione ma adesso ci deve essere un cambio di passo forte rispetto al passato. Le organizzazioni sindacali devono essere protagoniste in questa fase di passaggio e invece il Governo ha pensato di rinnovare unilateralmente la cassa integrazione: una grande mancanza di rispetto rispetto alle normali relazioni sindacali».
Venzano aggiunge: «Rispetto alle proposte presentate non accettiamo alcun tipo di spezzatino e vogliamo che i sindacati siano coinvolti in questo processo di scelta: non bastano solo i fondi ma serve anche un soggetto industriale che abbiamo competenze e capacità economiche. È finito il tempo delle parole, adesso servono i fatti e il governo si prenda la responsabilità del rilancio della siderurgia nel nostro paese come settore trainate per l’economia e definisca il piano industriale e si prenda la responsabilità della transizione, per la produzione dell’acciaio green, che tenga insieme l’occupazione e la salute e l’ambiente».