Esiste un “modello Genova” diverso da quello che è stato veicolato dalla politica come unità e collaborazione per accelerare sulle infrastrutture. Un modello che è stato preso in considerazione addirittura dalla Fao e che è cresciuto sino a essere scelto nell’ambito di un bando internazionale, promosso dal Team Expo Osaka 2025.
Si tratta di un progetto di co-creazione in ambito di sostenibilità alimentare ed è stata l’unica iniziativa con attività principali svolte in Italia tra 2 mila candidature e una delle sette scelte nel tema Food. Il titolo anticipa di cosa si tratta: “Culinary Harmony: Genova e Kesennuma unite per sistemi alimentari sostenibili e comunità resilienti“.
A promuoverlo Università di Genova, Camera di Commercio di Genova, Centro Ligure per la Produttività, Società Italiana di Nutrizione Umana e dalla città giapponese di Kesennuma, centro duramente colpito dallo tsunami del 2011. I primi risultati sono stati presentati in una conferenza al Salone Nautico di Genova.
Perché Genova?
Patrizia Fracassi, senior food and nutrition systems officer at the Food and Agriculture Organization of the United Nations (Fao), spiega: «L’approccio di Genova è un modello sperimentato che ha dato dei risultati. È un patto per l’economia, l’ambiente e la salute».
La Fao promuove sistemi agroalimentari sostenibili per eliminare la fame e la malnutrizione nel mondo, ma anche per migliorare l’accesso a diete sane per tutti. Il metodo usato per garantire sostenibilità è quello del “true cost accounting”, un modo per riconoscere i costi dei nostri sistemi alimentari, «che noi paghiamo come società e che trasmettiamo alle generazioni future − sottolinea Fracassi − è importante averne consapevolezza. A cosa serve capire i costi nascosti dei sistemi agroalimentari? Siamo tutti messi di fronte a problematiche globali ed è importante avere questa visione. Per esempio in Italia ci sono costi elevati che dipendono soprattutto dall’uso del nitrogeno e costi alti sanitari derivanti dal consumo di alimenti altamente processati e da un basso consumo di cibi integrali: frutta, verdura e legumi».
Le ultime ricerche mostrano che le abitudini legate alla cosiddetta Dieta mediterranea sono cambiate. Oggi gli italiani mangiano più carne e cibi processati. «L’Italia ha sviluppato le ultime linee guida nel 2018 − puntualizza Fracassi − ma vanno aggiornate. Per questo il modello Genova è di interesse per noi: promuove una dieta sana e in linea con la sostenibilitàà ambientale, sociale ed economica, valorizza la biodiversità locale nel menu e attua una collaborazione di successo tra portatori di interessi privati e pubblici».
La promozione di una dieta sana diventa così allineata con i quattro principi universali di Fao e Oms: adeguatezza, diversità, bilanciamento, moderazione.
«Il coinvolgimento dei ristoratori come accade qui a Genova è una pratica che non si vede molto in altri contesti. Qui si recuperano alimenti locali dimenticati e si supportano così i produttori locali. Inoltre si promuove l’educazione tramite la narrazione gastronomica e una visione sostenibile del turismo».
Questa collaborazione continua a rafforzarsi tramite progetti condivisi, in cui ha un ruolo centrale la ricerca e l’evidenza scientifica grazie alla collaborazione dell’Università di Genova e la Sinu, Società italiana di nutrizione umana. Ed ecco la sostenibilità applicata attraverso lo sviluppo locale per garantire benefici economici ambientali e sanitari.
Monica DellePiane, responsabile Settore servizi amministrativi alle attività produttive e commerciali della Camera di Commercio di Genova, spiega: «Con il marchio Genova Liguria Gourmet, la Camera riconosce, certifica e garantisce un servizio tipico di ristorazione e grazie all’Università e alla Sinu è un modello. Abbiamo portato i ristoratori all’Unviersità e hanno iniziato a studiare e ricercare un menu tipico da declinare ai clienti in modo sostenibile, oggi declinato anche sul catering. Grazie a questo lavoro siamo arrivati sino a Osaka».
Livia Pisciotta, direttore della cattedra di Scienze Dietetiche dell’Università di Genova, aggiunge: «Questo progetto è l’evoluzione naturale di una sinergia vincente che si è creata negli anni, dove Università di Genova, Sinu e Camera di Commercio promuovono l’etica e la pratica che ha visto, di fatto, accumunare Genova e Kesennuma e tutta la rete creatasi. Imprescindibili i risultati ottenuti grazie alla messa in campo di forze congiunte, in particolare il dottorato co-finanziato da Università e Camera di Commercio, esclusivamente dedicato alla tematica sostenibilità alimentare. Gli obiettivi dell’attività sono stati pienamente raggiunti creando un network internazionale sulla sostenibilità alimentare e raccogliendo dati sufficienti per esplorare la situazione in merito alla presenza, a livello globale, di buone pratiche di sostenibilità nel settore».
Maria Regina Ferrando, altro membro del team di ricerca, spiega come si è sviluppato il progetto con Kesennuma: «La Fao ci ha messo in contatto con la città, interessata come noi alla dieta diversificata attraverso alimenti sostenibili. Il progetto è stato ideato e disegnato in piena collaborazione internazionale e siamo stati selezionati per partecipare all’esposizione universale. Il progetto è stato pubblicato su sito di Expo e a Osaka abbiamo presentato nostri modelli di sostenbilità alimentare. Il feedback è stato positivo con più di un migliaio di visitatori allo stand e oltre 300 questionari compilati. Dai primi risultati l’80% dei rispondenti è stato ispirato a cambiare le proprie abitudini alimentari grazie alla nostra action».