La questione Tari a Genova è diventata motivo di scontro politico. La giornata di ieri, 24 luglio, è stata caratterizzata da un botta e risposta a distanza tra l’ex vicesindaco reggente Pietro Piciocchi, che annunciava con un reel su Facebook il presunto aumento della Tari per l’anno prossimo e la smentita dell’amministrazione Salis, con Amiu stessa che ha diffuso una nota in cui puntualizzava che l’aumento dei costi (e non della Tari) per quest’anno era fatto già noto a Piciocchi stesso. L’assessore all’Ambiente Silvia Pericu, a margine della presentazione del bilancio di sostenibilità conferma: «L’opposizione è benvenuta, però sia un’opposizione costruttiva, non di denigrazione, di cose che non sono successe, quindi io penso anche nel rispetto dei cittadini genovesi sia necessario essere trasparenti, per questo è arrivata la nota di Amiu».
Il presidente di Amiu Giovanni Battista Raggi è tornato sulla questione a margine dell’evento: «Si è fatta una grandissima confusione sulla Tari a Genova. Si parla di quelli che sono i costi previsti dal punto di vista della gestione aziendale. Per esempio c’è in ballo un aumento di 371 euro lordi al mese per dipendente in caso di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, che per una società come Amiu vale circa 13-14 milioni di costi in più. Inoltre pensiamo ai costi delle bollette, del gas».
Raggi fa chiarezza: «L’aumento dei costi non significa un aumento automatico della Tari, perché una volta che ho stabilito lo stock del costo di gestione dei rifiuti e quello viene certificato dalla Città Metropolitana, esso deve essere coperto e comincia un percorso all’interno delle amministrazioni comunali per determinare come sarà distribuita la Tari. Quindi la Tari non è figlia solamente di quanto ciascun cittadino paga, ma anche di altre coperture di costi che possono essere organizzate dall’amministrazione pubblica. Un esempio? La tassa di soggiorno. Dall’anno scorso può essere utilizzata in parte, non tutta, a copertura anche della Tari. Perché se tu hai tantissimi turisti su una superficie cittadina, inevitabilmente quei turisti fanno pattume e quindi è giusto utilizzare anche quell’entrata, perché sono persone che non pagano la Tari».
Nessuna pressione dalla nuova amministrazione nel fare la puntualizzazione, annuncia Raggi, che ribadisce: «Per parlare di Tari occorrerà attendere quando a marzo-aprile si avrà la determinazione dei costi finale fatto dalla Città Metropolitana e allora se ne discuterà in consiglio comunale.
Di sicuro, per esempio, ci saranno novità positive dai nuovi quartieri che stanno crescendo in città, come il Waterfront, da cui arriveranno contributi non previsti da negozi e appartamenti. «Non sono previste quelle entrate perché è tutto tarato nel vecchio perimetro cittadino».
L’assessore all’Ambiente Silvia Pericu conferma l’intenzione di non aumentare la Tari a Genova: «Siamo al lavoro sulla questione, la settimana prossima c’è un’importante riunione. Siamo sicuramente nell’idea di non aumentare la Tari per i cittadini, perché questo aumento dei costi dell’azienda non si deve ripercuotere sui cittadini che già pagano una tariffa alta. L’idea è quella sicuramente di revisionare il sistema delle evasioni ed elusioni della Tari e poi nel caso di andare a rivedere il piano tariffario includendo nuove aree di nuova lottizzazione che ci sono state in città. Arriveremo con un piano preciso a settembre».
Tariffazione puntuale
Al momento di tariffazione puntuale, come invece era nelle previsioni, non se ne parla ancora. L’installazione dei cassonetti intelligenti si è fermata al Centro Ovest. Raggi replica: «Non esiste solo il sistema del cassonetto intelligente per poter fare la Tari puntuale. Questo è un percorso che indubbiamente non è che viene interrotto dal fatto di avere o non avere il cassonetto intelligente in qualunque angolo della città. Alcuni cassonetti anche vecchi possono essere resi intelligenti, esistono le calottine, oppure si possono fare sistemi di raccolta in alcune zone particolari porta a porta o ci sono altri sistemi che possono essere integrati. Per Arera la tendenza da raggiungere nei prossimi 5-6 anni ragionevolmente sarà comunque quello della tarifazione puntuale. Per me non è un mantra assoluto, pensiamo alla tariffazione puntuale per un’impresa commerciale che fa molta meno differenziata: potrebbe generare una distribuzione dei costi molto diversa. Poi è chiaro che la questione diventa squisitamente politica e quindi non è una scelta dell’azienda gestrice».
Amiu: partner industriale sull’impiantistica
Raggi evidenzia lo stato delle cose: «Abbiamo una configurazione attuale, è stato detto più volte anche dall’amministrazione, dove c’è una penuria di impianti che non vuol dire tanto solo il costo di andare in impianti di terzi, ma significa non avere la quota di ricavi degli impianti perché nel mondo dei rifiuti da un lato la raccolta e lo smaltimento sono un costo puro, sempre e comunque, dall’altra parte il flusso del mercato ti permette di guadagnare dei soldi».
A proposito di impianti, Silvia Pericu sulla questione termovalorizzatore chiarisce: «Stiamo lavorando più sull’idea di rinforzare Amiu con un partner industriale che è in grado di partecipare a una manifestazione di interesse o a un’ipotesi di costruzione di un impianto. Amiu, avendo una disparità, tra costi della gestione e sistema tariffario che entra, non ha in questo momento la capacità economica di affrontare da sola il tema della costruzione di un impianto, quindi si cerca un partner industriale pur mantenendo l’identità e la realtà pubblica dell’azienda che possa entrare in gioco. È chiaro che la scelta sarà anche legata a chi può diventare partner dell’azienda e non ultima anche alla capacità di innovazione di quello che presenteranno. Perché sul tema degli impianti tanto si è fatto, tanto si sta facendo e vorremmo proporre una soluzione di basso impatto, quindi non di andare su volumi enormi di trattamento dei rifiuti, minimizzarli il più possibile e minimizzare i costi ambientali legati al trasporto dei rifiuti. Questi sono i principi che orientano la nostra azione. Non sappiamo quali possono essere le localizzazioni che andranno considerate. Chiaramente un impianto come Scarpino dovrà tenere conto sia di quella che è la realtà di Scarpino, sia della popolazione coinvolta nella sua trasformazione e sono valutazioni che devono essere fatte e che noi non abbiamo ancora fatto da questo punto di vista. Una cosa importante però da sapere di Scarpino, è che è un impianto che costa alla popolazione, ai cittadini genovesi delle cifre piuttosto importanti per il trattamento degli scarichi delle acque reflue. È un impianto d’alta montagna, così è stato definito, che accumula pioggia di fronte a situazioni sempre più insistenti e quindi tutta quest’acqua che accumula deve essere smaltita e purificata, questo è un costo importante, che è un tema che noi vorremmo cercare di non lasciare alle generazioni future, ma risolvere adesso, qui e ora, perché è il nostro compito prenderci cura dell’ambiente e non lasciare alle generazioni future».