Un Bilancio di sostenibilità che mostra punti di forza e di debolezza di Amiu, ma anche il nuovo orizzonte al 2035, con la firma del nuovo contratto di servizio per Città Metropolitana. Un nuovo corso per l’azienda, che ha 90 milioni da investire da qui al 2035 anche in nuovi mezzi e nuovi cassonetti intelligenti per arrivare alla cosiddetta tariffazione puntuale (come avevamo già anticipato qui).
Cassonetti a campana e intelligenti, che misureranno il volume di indifferenziato introdotto dagli utenti, riconosciuti tramite tessera. Nelle strade più strette si ricorrerà al vecchio tipo di raccolta.
Nel 2019 i 31 Comuni del genovesato hanno prodotto oltre 300 mila tonnellate di rifiuti urbani con il 35% di raccolta differenziata. Per questo l’azienda ha avviato un processo di coinvolgimento per raggiungere gli obiettivi. L’obiettivo al 2035 è di superare il 65% di effettivo riciclo (che è una cosa diversa dalla semplice raccolta differenziata, ma riguarda appunto il materiale differenziato che può essere usato per il riciclo).
Dal punto di vista economico Amiu sta anche fronteggiando il problema dei ritardi sul servizio a causa dei problemi di viabilità dovuti al caos sulle autostrade: «Il costo del disagio è difficile da calcolare, maggiori tempi di percorrenza, maggiori consumi, ricorso a straordinari – dice il presidente Pietro Pongiglione – sicuramente dovremo rivalerci verso il Comune che a sua volta tenterà un’azione contro Autostrade».
Il primo passo è di traguardare il 65% di raccolta differenziata, come vorrebbe la legge (percentuale che avrebbe dovuto essere raggiunta già nel 2012): Amiu dichiara che sarà raggiunto entro la fine del 2021 nei Comuni di piccole e medie dimensioni. Genova sarà divisa, a partire dall’anno prossimo, in lotti di 150 mila abitanti.
Il piano ambizioso è raggiungere il 65% di differenziata nel capoluogo ligure nel 2021 e il 65% di riciclo entro il 2024. Solo 750 mila euro saranno investiti per l’acquisto di nuovi EcoVan.
Sempre al 2035 Amiu intende ridurre di oltre il 50% l’avvio a smaltimento della parte di rifiuti recuperabile.
Per ridurre la produzione pro capite di rifiuti (nel 2018 a Genova prodotti circa 488 kg a persona) verranno aperti entro il 2020 tre centri del riuso per ridare nuova vita a oggetti rotti o indesiderati, uno a Coronata e due nel centro storico, uno dei quali ospiterà il centro di educazione ambientale del Comune Labter, potenziata la web-app Refresh sul riciclo.
L’azienda si propone anche di arrivare all’obiettivo zero infortuni sul lavoro, anche se nel 2019 sono aumentati a 187, con un indice di frequenza al 78,19 e indice di gravità al 2,24.
A livello di impianti e mezzi sono previsti, oltre ai 4 milioni dal 2021 al 2024 per i nuovi lotto di Scarpino 3, 10 milioni tra il 2021 e il 2023 per l’impianto di via Sardorella e per migliorare le piattaforme di trasferenza dei rifiuti raccolti per essere appunto compattati (ossia la Volpara in val Bisagno e Dufour in corso Perrone) e isole ecologiche. 55 i milioni che saranno investiti tra il 2021 e il 2035 per rinnovare il parco mezzi (il 50% dovrà avere motorizzazione minimo euro 6 o essere alimentato a gas naturale, gpl o ibrido).
Resta aperta la questione degli spazi, soprattutto per il parcheggio dei mezzi, che attualmente è stata risolta utilizzando aree “prestate” (come per esempio quella antistante alla Coop di Sestri Ponente) e che nel 2021 dovranno essere restituite. L’assessore comunale all’Ambiente Matteo Campora ha spiegato che la situazione è considerata importante. Per quanto riguarda l’isola ecologica del Lagaccio occorre che sia la prefettura a muoversi per sgomberare l’area occupata, mentre su dove recuperare aree in val Polcevera è attiva una manifestazione di interesse lanciata qualche giorno fa.
In programma anche nuove assunzioni, dopo che per anni il numero totale dei dipendenti era diminuito (attualmente 1.495): «Nei primi mesi del 2020 abbiamo assunto 90 persone – dice il direttore generale Tiziana Merlino – per la prima volta gli ingressi hanno superato le uscite».