Spazio all’arte contemporanea che è stata la sua specializzazione per anni, senza però che diventi preponderante anche perché «in qualche modo è andata un po’ a mettersi in un vicolo cieco di autoreferenzialità, di poca capacità magari di essere interessante per chi non è un addetto ai lavori». Attenzione al digitale, «che è una rivoluzione al pari della fotografia».
Ilaria Bonacossa si presenta come nuova direttrice di Palazzo Ducale a Genova e lo ha fatto in una affollata conferenza pubblica nel salone del Maggior consiglio. Da oggi, 1 febbraio, entra in carica subentrando a Serena Bertolucci che non è stata confermata dal nuovo cda presieduto da Beppe Costa, presente alla conferenza di presentazione insieme al sindaco Marco Bucci e al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Tutti hanno chiarito che la scelta di Bonacossa va nella direzione di spingere ancora più avanti gli obiettivi di Palazzo Ducale.
Bonacossa, milanese, classe 1973 e storica dell’arte, nel 2022 era stata nominata direttrice del Museo Nazionale dell’Arte Digitale (carica da cui si è dimessa) dopo aver diretto per diversi anni la fiera d’arte contemporanea Artissima di Torino (dal 2017). A Genova aveva avuto l’esperienza di direzione del Museo d’arte contemporanea di Villa Croce dal 2012 al 2017.
Nel nuovo bando era stato evidenziato come fattore determinante per la scelta, la capacità manageriale e Bonacossa prova a spiegare cosa può aver convinto la commissione giudicatrice: «Ho lavorato molto anche nella parte gestionale dei progetti quindi avevo delle competenze. Per esempio aver diretto una fiera, una macchina complessa, e soprattutto averla diretta durante il Covid, non lo raccomando a nessuno. Comunque i conti li abbiam sempre chiusi molto bene per cinque anni a Torino. Quindi queste erano le competenze che portavo, poi dire che i numeri da soli mi emozionano non è vero. Però siccome voglio fare le cose che ho in testa, voglio farle con la libertà di trovare i fondi per i progetti in cui credo».
Tra le proposte della nuova direttrice, per esempio, una piazza delle installazioni che occupino spazi pubblici «che vedi passeggiando, dove non devi pagare un biglietto. Staremo a vedere, comunque, bisogna lavorare e capire».
Per la nuova direttrice Palazzo Ducale vive dell’affetto delle persone. «Questo è il miglior modo per partire. Siamo già sulla strada giusta con Festival di rilevanza nazionale. Vogliamo aiutare le persone a decodificare il mondo che li circonda continuando ad avere una visione interculturale e transtorica. Proseguiremo a lavorare sull’educazione e formazione non solo per bambini. Luca Borzani aveva detto che il Ducale da salotto della Genova bene era diventata la piazza di Genova. Ora dobbiamo spostarci verso il futuro».
Nella visione di Bonacossa rientra un Palazzo Ducale come produttore di mostre, come luogo di sinergie strategiche con partner pubblici e privati: «Nessuno vince da solo e sicuramente dobbiamo continuare nel lavoro di sinergia con le altre istituzioni della città perché ci sono delle eccellenze e lavorare insieme può portare benefici. Penso ai Musei di strada nuova che hanno sia delle collezioni molto importanti sia anche dei professionisti, degli storici dell’arte molto qualificati e la città deve usare i propri talenti».
L’obiettivo è far diventare il Ducale un centro catalizzatore per cultura e turismo, con attenzione alla sostenibilità, e con un ruolo che stimoli confronto e discussione. Bonacossa, per esempio, commenta positivamente il dibattito che si è sviluppato sulla mostra di Artemisia Gentileschi e alcune scelte del curatore sul racconto dello stupro subito dall’artista che non sono piaciute a diverse persone, diventando virali sui social. «Tra le funzioni principali dei musei c’è quella di diventare luogo di formazione culturale e la formazione del pensiero nasce dal dibattito, dalla discussione. Quindi già il fatto che si sia attivata una discussione aperta vuol dire che qualcosa ha funzionato. Sicuramente sono dei temi in questo momento molto urgenti. Io son stata in manifestazione con mia figlia di sedici anni per la prima volta a Milano ed è stato importante, è un momento di trasformazione e quindi sicuramente bisogna interrogarsi. Se questa mostra è stata capace di attivare un dialogo e un confronto su dei temi importanti vuol dire che l’istituzione ha fatto il suo ruolo».
E sull’arte contemporanea la visione è più larga: «Più storica, mettendola in dialogo col passato, ma anche solo con l’architettura di questo luogo».
Direttrice non vuol dire curatrice: «Molto più interessante chiamare delle persone in gamba e fare delle cose, visto che credo fortemente nelle competenze».
Sarà inevitabile avere un rapporto con la politica, visto che Regione e Comune sono sostenitori e stakeholder del Ducale: «Avremo a che fare con la politica, ma non ho avuto affatto un’impressione che ci sia un’agenda politica dietro la programmazione. Il rapporto coi privati invece secondo me è strategico. L’Italia è uno dei paesi che meglio ha sviluppato la sinergia pubblico-privato. D’altronde questa è una Fondazione, quindi ben vengano i privati anzi bisogna allargare la rete di stakeholder perché per i privati è strategico investire in cultura sia a livello di ritorno di visibilità e di responsabilità sociale d’impresa quindi speriamo che serva ad avvicinare anche i nuovi partner e non soltanto liguri o genovesi».
Bonacossa continuerà a vivere tra Genova e Milano, anche se per ora non ha potuto ancora approfondire la città: «Non ho visto tanto perché sono arrivata ieri, ma a detta di tutti c’è tanta energia e tanta voglia di fare. Negli anni in cui ero venuta c’era, ma lo era in un gruppo più ristretto di persone. Mi dicono che è un momento positivo e io ci voglio credere. Spero che presto cercando su google Palazzo Ducale il primo a uscire diventi quell di Genova al posto di quello di Venezia».