Arrivare alla vecchiaia è un conto, arrivarci bene è un altro. A margine della presentazione del Silver Economy Forum, in programma a Genova, Alessandro Bonsignore, presidente dell’Ordine dei medici di Genova e presidente del comitato tecnico scientifico della manifestazione, spiega come la medicina può aiutare le persone in questo senso, ma dà anche qualche suggerimento su come ridurre le liste d’attesa.
«L’obiettivo che ci poniamo come medici è quello di garantire a tutti non soltanto un allungamento dell’età della vita come già in qualche modo si è realizzato, ma anche una qualità della vita di alto livello dopo i 75 anni. Il Silver Economy Forum pensa a quartieri dedicati, all’innovazione digitale, alla tecnologia. Sono tutte soluzioni che in qualche modo vanno incontro alle esigenze dei cittadini».
Dal punto di vista sanitario la principale preoccupazione in Liguria, secondo quanto sostiene Bonsignore è quella della domiciliarità, cioè di riuscire a raggiungere al domicilio i cittadini che hanno bisogno in qualche modo di cure o di sostegno. «È una peculiarità tutta nostra che di fatto anticipa di circa vent’anni il panorama nazionale e dobbiamo essere quindi bravi a immaginare delle soluzioni a cui gli altri non stanno ancora pensando e che invece rappresenteranno poi un un modello che tutta Italia dovrà in qualche modo importare nei prossimi anni».
Detta così sembra facile, la realtà è però fatta di liste d’attesa infinite per un certo tipo di esami e richieste di esami inappropriati e spesso tante persone sottovalutano la prevenzione.
«L’attività di screening e di prevenzione è un fatto anche culturale quindi dobbiamo essere bravi a far comprenderne l’importanza ai cittadini perché è l’unico modo che noi abbiamo di ridurre i costi della sanità oltre che di far star meglio le persone e quindi anche ridurre poi le liste d’attesa perché se preveniamo le malattie riduciamo per la necessità di fare esami, diagnosi, terapie e quant’altro».
A volte, però, alcune liste per esami di prevenzioni (come la colonscopia per esempio) non hanno neanche agende aperte in determinati momenti.
«Dobbiamo trovare soluzioni che in qualche modo semplifichino il sistema − sostiene Bonsignore − una di queste soluzioni su cui stiamo lavorando è il fatto che abbiamo circa un 30% di visite prenotate o di appuntamenti o di esami strumentali che poi non vengono disdetti e il paziente non si presenta, non si presenta perché magari ha già trovato una risposta alle proprie esigenze altrove e non ha disdetto l’appuntamento, quindi dobbiamo riuscire a trovare una modalità che preveda di non avere questo scoperto che in qualche modo alleggerirebbe ovviamente in maniera significativa il peso delle liste d’attesa».
Bonsignore però aggiunge anche un altro auspicio: «Un altro passaggio su cui si deve e si può lavorare è quello di estendere l’attività dei nostri ospedali non soltanto a quelle ore in cui abitualmente è concentrata, cioè al mattino e alla prima parte del pomeriggio, ma a tutta la giornata. Per fare questo però bisogna trovare un accordo contrattuale nazionale perché ai medici non vengono pagati gli straordinari e conseguentemente in questa situazione non può neanche essere chiesto di rimanere più ore rispetto a quelle previste dal contratto, perché altrimenti si cadrebbe nelle sanzioni dell’Ue per l’iperlavoro. Questo potrebbe essere un significativo ulteriore input per la riduzione delle liste d’attesa».