Con o senza pubblico, Sanremo sa bene quanto valga il Festival per la città e il territorio. Farlo significa dare una boccata d’ossigeno a imprese ricettive chiuse da mesi, consentire a bar e ristoranti di lavorare, anche ai minimi termini in caso di massime restrizioni Covid. La kermesse permette all’indotto legato al mondo della ristorazione e dell’hotellerie di rimettersi in moto, anche se per pochi giorni. Per non parlare della visibilità nazionale (e internazionale) di cui godono la città dei fiori, la Riviera e l’intera Liguria nei giorni della manifestazione.
Sarà un Festival diverso dagli altri anni, questo è certo, ma nonostante l’assenza di 1.200 persone all’Ariston e migliaia di turisti in meno in Riviera, Sanremo vuole la manifestazione a tutti i costi: «Nonostante tutto, riuscire a fare il Festival è importante – commenta Giuseppe Faraldi, assessore al Turismo del Comune di Sanremo (che per la manifestazione riceve dalla Rai circa 5 milioni di euro di convenzione) – Sia per la presenza nel palinsesto televisivo, perché l’evento viene visto in tutta Italia, sia per la storicità della manifestazione, che in questo modo non salterebbe l’anno. Ma soprattutto, per l’aspetto economico. Non ci sarà il pubblico ma ci saranno gli addetti ai lavori. Le strutture alberghiere – chiuse da ottobre – stanno riaprendo proprio grazie al Festival. Se così non fosse, le chiusure si protrarrebbero almeno fino ad aprile. Invece tutte le maestranze che lavorano per il festival sono già qui in città».
I primi sono arrivati a fine dicembre, fa sapere Christian Feliciotto, presidente di Federturismo-Confindustria Imperia: «Man mano che ci si avvicina al festival aumentano le presenze in città. Arriveranno i discografici, il personale Rai, i giornalisti e così via. Presenze che portano lavoro, oltre agli alberghi anche a tutto l’indotto: lavanderie industriali, sorveglianza, ristorazione. Certo, i numeri saranno più bassi rispetto agli altri anni, ma sempre meglio che scrivere uno zero in casella».
Si parla di circa 2 mila persone attese tra gli addetti ai lavori del Festival. L’anno scorso mille erano solo i giornalisti, quest’anno probabilmente saranno un centinaio o poco più. E poi c’è il discorso turismo: «In generale il Festival di Sanremo attrae decine di migliaia di persone. Tutto esaurito e non solo negli alberghi cittadini: le persone soggiornano fino a Ventimiglia e anche sulle alture. Questo è importante per l’economia del territorio, perché ricordiamoci che siamo in bassa stagione». Secondo i dati dell’Osservatorio turistico regionale della Liguria, nel mese di febbraio 2020 (quando si è svolto l’ultimo Festival) gli arrivi nelle strutture ricettive in provincia di Imperia erano 47.416 (in crescita, tra l’altro, del 9% rispetto al 2019). 141.907 le presenze (cioè il numero di notti trascorse). Nel solo Comune di Sanremo si contavano a febbraio 18.144 arrivi (+10,7%) e 47.275 presenze (+5,5%). «Per lo più provenienti dal Nord e Sud Italia, pochi gli stranieri – a parte qualche russo legato per tradizione al nostro territorio – ma la manifestazione attrae prettamente gli italiani», precisa Feliciotto.
Numeri simili o più alti si registrano solo durante l’alta stagione estiva. Uno scenario che non si ripeterà anche quest’anno: con l’assenza dei turisti e del pubblico pagante dell’Ariston, difficilmente il resto dell’imperiese risentirà dell’influenza del Festival in termini di occupazione alberghiera: è più probabile invece che le prenotazioni restino circoscritte alla città di Sanremo, o al massimo nelle località più limitrofe.
I fiori, l’unico punto fermo del Festival: il Comune apre il concorso per i compositori dei bouquet
Il palco dell’Ariston ricoperto di fiori non si vede più da anni, per evidenti esigenze televisive, ma questi restano tra i protagonisti del Festival: «I bouquet consegnati a ospiti e cantanti in gara sono sempre un modo per valorizzare questa nostra eccellenza. Ma trovo che sia anche bello il gesto di donare un mazzo di fiori, un bel messaggio anche per il pubblico», commenta l’assessore comunale al Turismo Giuseppe Faraldi.
In attesa di capire come (e se?) il Festival verrà organizzato, il Comune di Sanremo è pronto ad aprire il concorso proprio per i compositori floreali. A partire dal 19 febbraio, fa sapere l’assessore, saranno aperte le iscrizioni per partecipare e provare a diventare fornitore unico dei bouquet che verranno consegnati sul palco dell’Ariston.
Poco mosso sarà anche il mercato delle seconde case, un business che per tradizione, nel sanremese, diventa particolarmente florido proprio nelle due settimane del festival, quando per un bilocale di 3 posti letto si spendono anche 700 euro a settimana (dati Tecnocasa, 2020).
Per ora in provincia «si lavora per lo più con il cliente business – dice Feliciotto – paradossalmente registriamo più presenze nei giorni della settimana piuttosto che nel weekend».
Nella città che ospita il festival l’occupazione delle camere al momento oscilla tra il 60 e l’80%, come fa sapere Silvio Di Michele, presidente di Federalberghi Sanremo. Anche lui prova a guardare il bicchiere mezzo pieno: «Non sarà come gli altri anni, non ci sarà il pubblico, non ci saranno i turisti e i curiosi che vogliono respirare l’aria del palco dell’Ariston, ma ci sarà pur sempre un po’ di lavoro. Se non si dovesse svolgere il Festival, sarebbe difficile rimanere in piedi fino a giugno: il fatturato del settore è in calo da marzo 2020, con pesanti segni meno anche in estate: -50% a luglio, -12% ad agosto, -30% a settembre. E dopo il 15 settembre non abbiamo più lavorato. La ciliegina sulla torta è arrivata a fine anno con la zona rossa: tra Natale e la Befana gli alberghi qui sono solitamente pieni, ma naturalmente, con i clienti che non potevano muoversi, siamo rimasti chiusi. Quindi ben venga questo Festival». Un po’ di respiro per un settore che, come tutte le attività più colpite dalle restrizioni, ha pochissimo lavoro, ma deve continuare a sostenere pesanti costi: «Paghiamo tutto, bollette, canoni, affitti. L’unica agevolazione che abbiamo è la cassa integrazione per i dipendenti. Sul capitolo ristori, stendiamo un velo pietoso: mi auguro non siano finiti qui, perché altrimenti sarebbe stato meglio non darli. Pochi spiccioli che neanche lontanamente bastano a coprire le spese che abbiamo. Una presa in giro. Quasi tutti noi stiamo mettendo dei soldi di tasca nostra, molti si sono rivolti alle banche per chiedere un prestito», sottolinea Di Michele.
Situazione pesante anche per bar e ristoranti, che in quei giorni saranno pienamente operativi, chiusi o aperti solo per l’asporto a seconda del colore della zona della Liguria. Ma in ogni caso, ci sarà il coprifuoco a frenare molte attività. Una proposta lanciata dall’assessore Faraldi, raccolta dalle associazioni di categoria, è quella di creare una sinergia tra albergatori e ristoratori, nel caso in cui sia possibile il solo asporto di cibo: «Ci stiamo lavorando, anche con Confcommercio – afferma Di Michele – Sarebbe una piccola boccata d’ossigeno almeno per bar e ristoranti. Stiamo lavorando in tal senso e abbiamo sguinzagliato i nostri tecnici per verificare come attuare questa collaborazione, senza violare nessun protocollo sanitario».
Difficile invece ipotizzare l’apertura, a marzo, del Casinò di Sanremo, la prima azienda cittadina, che, chiusa da mesi, dovrà molto probabilmente rinunciare ai preziosi incassi realizzati grazie al Festival: «I danni subiti dalla chiusura sono pesantissimi – spiega l’assessore Faraldi – Attendiamo i prossimi dpcm, ma se continua così dovrà fare a meno di introiti importanti».
Il nodo: con o senza pubblico
Gli spettacoli che si svolgono nelle sale teatrali sono consentiti in assenza di pubblico, in base al dpcm del 14 gennaio. Ma la presenza in pubblico è ammessa negli studi televisivi (come prevedono le faq), cosa che l’Ariston diventerebbe per consentire la realizzazione del Festival. In questo caso, la Rai vorrebbe ammettere 300 figuranti in studio. Ma gli esperti del Comitato tecnico scientifico, nella riunione di ieri con la Rai, hanno comunque sollevato perplessità, ribadendo le disposizioni previste dal dpcm e le possibilità di eventuali assembramenti incontrollati che si potrebbero creare all’esterno del teatro.
I numeri precisi li snocciola il presidente della casa da gioco, Adriano Battistotti: «Solo nei primi 9 giorni di febbraio dell’anno scorso, durante i quali si è tenuto l’ultimo festival, il Casinò ha incassato circa 2 milioni di euro – spiega – Questo grazie alle numerose presenze in città, molte portate anche dal palco Colombo che quest’anno invece non sarà allestito. Dopodiché, le due importanti chiusure forzate, la prima dall’8 marzo al 16 giugno, la seconda dal 25 ottobre a Capodanno». Il fatturato, 23,5 milioni, si è quasi dimezzato rispetto all’anno precedente.
Per il Casinò, così come per le altre strutture sanremesi, molto dipenderà dalle decisioni del Comitato tecnico scientifico, perplesso sullo svolgimento del Festival con anche solo un pubblico di 300 figuranti, così come dai prossimi dpcm e dal colore della Liguria nelle giornate della manifestazione. Marzo sarà un periodo delicato, ma posticipare l’evento di qualche settimana o mese resta comunque un salto nel buio: «Non è detto che più avanti nel tempo la situazione sia migliore − commenta Faraldi − in ogni caso sono decisioni da concordare con Rai».