La Liguria, con 990 opere rigide complessive, è di gran lunga la regione in Italia con la maggior densità di barriere e pennelli lungo la costa, con un rapporto tra opere rigide e lunghezza della costa di 2,8. Basti pensare che la seconda regione, la Puglia, ha un rapporto di 1,2.
Nell’ambito delle iniziative legate a Goletta Verde, Legambiente ha anche fatto il punto sull’erosione costiera. Proponendo una strategia.
La costa della Liguria ha una estensione di 350 km, con 108 km di costa bassa e 197 di costa alta. Già negli anni Settanta la costa presentava problemi di erosione per circa 8 km di litorale. Agli inizi degli anni Novanta le coste in erosione ammontavano a 61 km, ossia 6 volte di più rispetto a venti anni prima. È stato il periodo della spinta artificializzazione del litorale, tra opere rigide e porti.
Col tempo, tuttavia, la situazione sembra essere migliorata. Nel 2006 in Liguria vengono stimati in erosione 31 km di litorale. Gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2018, sono del ministero dell’Ambiente e riportano un’erosione di circa 18 km di litorale, il 16,7% del totale delle coste basse della regione.
I chilometri di spiaggia in erosione sono quindi diminuiti negli ultimi venti anni, anche perché si è intervenuti con diversi ripascimenti e questo ha lenito le emergenze, ma sempre per lassi di tempo molto brevi (massimo 2-3 anni). Tuttavia, il dato che dovrebbe far riflettere è che dopo aver artificializzato quasi tutto il litorale, tra opere rigide di varia natura e porti, in Liguria l’erosione costiera è aumentata più del doppio rispetto alle cifre degli anni Settanta.
Negli ultimi 15 anni, sempre stando ai dati del ministero dell’Ambiente, sono stati erosi circa 100 mila metri quadrati di arenile (equivalenti a una spiaggia lunga 10 km e larga 10 metri), quasi tutti compresi nelle zone più turistiche e segnate dalla presenza di opere rigide, come Alassio, Lavagna, Albenga, Santa Margherita Ligure, e recentemente anche Finale Ligure e Spotorno, che fino a pochi anni fa avevano goduto di un avanzamento della spiaggia, anche grazie ai ripascimenti.
Le mareggiate degli autunni del 2018 e 2019 hanno aggravato il quadro erosivo in diverse località, tra cui Alassio, dove comune e regione stanno portando avanti un progetto da 24 milioni di euro per realizzare ripascimenti protetti al piede da opere rigide. La Regione Liguria è sicuramente una delle regioni più attive nel contesto della gestione delle coste. Dotata da anni di un piano di tutela ambiente marino e costiero (Ptmac), ha partecipato a progetti europei.
Traendo possibili conclusioni, Legambiente sottolinea come il sistema costiero non sia in equilibrio da tempo, e sarebbe quindi fondamentale intervenire sulle cause scatenanti di questa erosione, la cui escalation è legata soprattutto alla presenza delle opere rigide realizzate e alla conseguente alterazione della dinamica della corrente litoranea di fondo. Anche la durata troppo limitata dei ripascimenti deve far riflettere sulla strategia da adottare.
L’incidenza sui fenomeni erosivi della costa della riduzione dell’apporto sedimentario dei fiumi e dell’incremento del livello marino è certamente sensibile, ma minoritaria rispetto agli effetti legati alla artificializzazione del litorale, dovuta alle opere portuali ed alle varie strutture rigide di “protezione”.
«Dobbiamo riflettere su nuovi interventi per semplificare e non complicare ulteriormente il sistema naturale costiero – dichiara il presidente di Legambiente Liguria Santo Grammatico – attraverso un monitoraggio frequente della morfologia costiera della spiaggia sommersa, allo scopo di analizzare in dettaglio il trasporto litoraneo delle sabbie, con l’obiettivo di mantenere il più possibile una struttura di difesa naturale, rappresentata in primis dalla spiaggia emersa e sommersa, e dalla sua capacità resiliente, ed evitando irrigidimenti della costa che non sono coerenti con la sua naturale dinamicità, come oramai ampiamente dimostrato dalle cronache degli ultimi decenni».