A dare l’inizio ai lavori di ispezione e manutenzione programmata nel 2002 fu il convegno “I ponti: un patrimonio da conservare”, la cui seconda edizione nel 2007 fu intitolata “Manutenzione programmata dei ponti”. Entrambi i convegni furono organizzati con il patrocinio dell’assessorato alle Infrastrutture della Regione Liguria (assessore Vittorio Adolfo nel 2002 e assessore Luigi Merlo nel 2007) con il supporto dei direttori (Luisito Merli nel 2002 e Sergio Pedemonte nel 2007) e con Archimede srl, allora rappresentante in Italia di Aashto (American association of state highway and trasportation officials, l’autorità governativa dei trasporti degli Stati Uniti ). Al primo convegno aveva partecipato un membro della Aashto, Jose Aldayuz, a dimostrazione della mutua collaborazione che si auspicava di instaurare tra il dipartimento dei trasporti Usa e la Regione Liguria come ente nazionale. Al secondo convegno parteciparono diverse concessionarie autostradali tra cui Autostrade per l’Italia, Sineco (gruppo Gavio), Anas, Rfi, Archimede srl, Geodata, Ansaldo Sts, Rina. Vi fu poi una tavola rotonda incentrata sulla manutenzione programmata cui intervenirono: Regione Liguria, Rfi, Datasiel, Selex communications. Chiuse i lavori il sottosegretario di Stato del Ministero dei Trasporti..
«La Regione Liguria aveva avviato nel 2002 un sistema di ispezione e manutenzione programmata dei ponti con il supporto dello Studio Archimede ma dopo il 2007 il progetto venne abbandonato perché i finanziamenti furono spostati su altre questioni ritenute più urgenti». È quanto dichiara a Liguria Business Journa Donatella Mascia, titolare dello Studio Archimede di Genova.

«Senza polemiche – precisa Mascia – l’urgenza in Italia ma anche all’estero è sempre legata a fatti catastrofici e non si riesce, purtroppo, ad avere una pianificazione degli interventi prima che si verifichino eventi terribili come quello del 14 agosto, o come gli eventi sismici che hanno fatto avviare la grande campagna di sicurezza sismica degli ultimi anni. Parlo del problema in generale, non di Ponte Morandi in particolare, il problema di Ponte Morandi è che né la popolazione residente né la classe politica ha condiviso l’idea di chiuderlo al traffico e costruire un secondo ponte di acciaio al suo fianco»
«Un sistema di ispezione e manutenzione programmata – continua Mascia –permetterebbe di avere la conoscenza delle infrastrutture in modo da ottimizzare tempi e risorse economiche. Le Regioni potrebbero attivare un sistema di ispezioni speditive, inizialmente visive e successivamente maggiormente approfondite a seconda delle necessità accertate,volte a definire un programma di ispezioni sulla base di criteri oggettivi , ripetibili e confrontabili».
Spallarossa: «strategico il sistema avviato nel 2002»

«L’applicazione di un sistema di ispezione e manutenzione avviata nel 2002 era strategica per fornire ai tecnici della Regione e delle Province le linee guida per iniziare una sistematica attività di campagne di ispezione basate su criteri e convenzioni unificate a livello regionale. E sarebbe ancora strategica, visto che da allora sono stati intraprese poche attività simili a livello di infrastrutture regionali e provinciali e tutte a singolo livello locale». Così Elisa Spallarossa dello Studio Archimede ricostruisce la vicenda.
«Il mio auspicio, in qualità di rappresentante Aashto per l’Italia – ricorda Spallarossa – era che questo sistema potesse determinare uno standard nazionale. Un auspicio forse un po’ ambizioso ma sarebbe stato strategico per avere un sistema condiviso con cui valutare lo stato di salute dei ponti a livello nazionale ed allocare i finanziamenti manutentivi in modo oggettivo e con la garanzia della sicurezza degli utenti. Sottolineo l’importanza, sempre più necessaria e attuale, di avere un sistema di catalogazione delle strutture, degli ammaloramenti, e delle possibili macro-voci degli interventi di manutenzione e dei corrispondenti impatti sul lo stato degli elementi e dei rispettivi costi, condiviso a livello nazionale».
«Le linee guida, distribuite ai tecnici delle amministrazioni provinciali furono dettagliatamente esplicate attraverso seminari teorici e pratici con l’obbiettivo di fornire uno strumento di riferimento per l’ispezione dei ponti con il fine ultimo di giungere ad un catalogo dei ponti e del corrispondente stato di conservazione sulla base di criteri oggettivi e unificati. Regione Liguria inoltre dotò le Province del software Pontis (attualmente questo sistema è denominato Brm), sviluppato dalla Aashto. La scelta del software era giustificata dal fatto che ci si basava su un sistema di inventario univoco, già sperimentato e che si basava su ipotesi probabilistiche dell’avanzamento di degrado e che la Aashto metteva a disposizione degli utenti internazionali una licenza speciale proprio con lo scopo della condivisione delle esperienze delle diverse nazioni in termini di ispezioni, di matrici probabilistiche di degrado e di tipologie costruttive. Regione Liguria fu il primo (ma anche l’unico) l’utente italiano pubblico di Pontis. L’altro utente fu Sineco, società del gruppo Gavio, che ha adottato ed utilizzato Pontis per un lungo periodo in parallelo al proprio strumento di definizione e valutazione dello stato di salute e di ammaloramento dei ponti autostradali».
«Nel periodo tra il 2002 e il 2007 Regione e Provincie liguri, con il supporto dello studio Archimede, misero in pratica le linee guida svolgendo le seguenti attività:ispezioni su alcune strutture ritenute significative nell’adozione del sistema pontis, utile sia per definire lo stato di salute delle strutture prescelte, sia per eseguire simulazioni di manutenzione programmata, con diverse ipotesi di budget; inserimento dei dati ispettivi di 20 ponti per Provincia nel sistema Pontis, simulazioni di diverse ipotesi manutentive per definire la strategia di intervento sulle strutture con un ordine di priorità basato sulla garanzia della sicurezza e sul rapporto costi/benefici degli interventi manutentivi; creazione del catalogo regionale dei ponti ispezionati; prima selezione di un’ipotesi di attività di manutenzione programmata nell’arco di 5/10 anni».
«Rispetto al 2007, quando il progetto fu abbandonato– conclude Spallarossa – oggi potremmo ricevere un grande aiuto dalle nuove tecnologie. Per esempio dai nuovi tipi di rilievo attraverso laser scan e droni e da nuove tipologie di progettazione come il Bim».