Analisi e votazione sui conti semestrali, data dell’assemblea dei soci: gli argomenti all’ordine del giorno del cda di Banca Carige in calendario per domani 3 agosto sono questi ma lo scontro in atto da mesi tra l’ad Paolo Fiorentino e il primo azionista della banca, Vittorio Malacalza, potrebbe portare sorprese.
Fonti di ambito finanziario non escludono la possibilità di altre dimissioni di membri del board, che in ogni caso dovrà essere sottoposto al voto della prossima assemblea dei soci. L’assemblea sarà convocata entro il 30 settembre come deciso dalla Bce: «il soggetto vigilato – si legge nella lettera inviata a Carige da Francoforte il 20 luglio scorso – convochi un’assemblea degli azionisti allo scopo di procedere alla nomina di un nuovo presidente del consiglio di amministrazione al più tardi entro il 30 settembre 2018».
Domani alla seduta dovrebbero partecipare Paolo Fiorentino, Sara Armella, Vittorio Malacalza (vicepresidente dimissionario, le sue dimissioni valgono a partire dalla prossima assemblea dei soci) Angelo Remo Checconi, Luciano Pasquale, Ilaria Queirolo, Lucia Venuti, Giulio Gallazzi, Giuseppe Pericu, Massimo Pezzolo, Marina Luisa Pasotti, Giacomo Fenoglio, Francesca Balzani (dimissionaria, anche nel suo caso le dimissioni scatteranno con la prossima assemblea). L’ex presidente del cda Giuseppe Tesauro e l’ex consigliere Stefano Lunardi nei giorni scorsi avevano presentato le proprie dimissioni con effetto immediato.
(Dopo la pubblicazione di questo articolo è giunta notizia ufficiale che Balzani ha anticipato il pieno effetto delle sue dimissioni all’1 agosto).
A rendere mobile e poco prevedibile lo scenario in cui si colloca la banca ligure oltre alle tensioni all’interno del cda sono anche manovre esterne. È un fatto che Bce nella lettera in cui ha imposto la convocazione dell’assemblea entro settembre ha anche richiesto a Carige di presentare, visto che l’emissione di un bond subordinato per 250 milioni è fallita, «al più tardi entro il 30 novembre 2018, un piano approvato dal consiglio di amministrazione per ripristinare e assicurare in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali al più tardi entro il 31 dicembre 2018. Tale piano dovrebbe valutare tutte le opzioni, ivi inclusa un’aggregazione aziendale». Presentare un’ipotesi di aggregazione entro quattro mesi non è un’operazione semplice, e il fatto che la scadenza sia nota a tutti non deve agevolare il vertice di Carige. Si può ragionevolmente presumere sia già in atto una intensa attività di scouting e di contatti, non semplificata dalle divergenze in cabina di regia.
Ed è un fatto che il finanziere Raffaele Mincione, attraverso la POP 12 sarl, titolare di una partecipazione del 5,428% del capitale sociale di Carige, a suo tempo abbia visto respinta la richiesta di essere rappresentato nel board e nei giorni scorsi abbia richiesto la convocazione dell’assemblea degli azionisti per votare la proposta di revoca dell’attuale consiglio di amministrazione. Mincione, tra l’altro, ha più volte espresso stima per l’ad Fiorentino.
Nei giorni scorsi inoltre il titolo di Carige è stato scambiato in Borsa a un ritmo insolito e ha chiuso in netto rialzo. Ieri al termine delle contrattazioni segnava +3,37%.
Oggi il titolo è in ribasso (ore 13.31: -2,17%). Potrebbe trattarsi di prese di beneficio dopo i rialzi dei giorni scorsi, comunque qualcuno sta acquistando azioni Carige: si tratta di normali transazioni di Borsa o di manovre di (ri)posizionamento? Sono diverse le ipotesi possibili, resta il fatto che la banca è contendibile e il suo valore in Borsa basso. Non si può neppure escludere che stiano intervenendo fondi investimento. Al momento i soci maggiori sono: Malacalza Investimenti srl (20,6%), Compañia Financiera Lonestar di Gabriele Volpi (9%), Pop 12 di Raffaele Mincione (5,4%), Sga spa (5,4%). Quest’ultima è una società del Tesoro che ha rilevato quote inoptate degli aumenti di capitale di Carige con un esborso di 29,8 milioni. Non dovrebbe riservare sorprese. Secondo prassi non interviene mai e in ogni caso potrebbe farlo soltanto all’assemblea dei soci, non essendo rappresentata nel cda.