In Liguria ci sono circa 436.000 over 65, ma solo 14.800 ricevono servizi di assistenza domiciliare: il 3,4%. Sono i dati del ministero della Salute, riferiti al 2017, resi noti da Italia Longeva, network scientifico dello stesso ministero, dedicato all’invecchiamento attivo e in buona salute.
Questi numeri sono contenuti in una più ampia survey presentata in occasione della terza edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine (Long-term care three). L’indagine, avviata lo scorso anno con l’obiettivo di comprendere in concreto come siano organizzati i servizi di assistenza a domicilio, prende in esame 35 aziende sanitarie presenti in 18 Regioni, che offrono servizi territoriali a circa 22 milioni di persone, ossia oltre un terzo della popolazione italiana.
L’indagine analizza tutte e cinque le aziende sanitarie della Liguria, la cui popolazione è costituita da anziani per il 28%, principali fruitori dei servizi di Assistenza domiciliare integrata (Adi), visto che sono over 65 l’89% delle persone assistite in casa. Dal punto di vista dei servizi, le Asl garantiscono il 94% delle prestazioni Adi tra quelle più rilevanti dal punto di vista clinico-assistenziale, e il 100% delle attività viene erogato dal servizio sanitario senza alcuna presenza di operatori privati. Le Asl liguri, infine, sono nella media nazionale per numero di ore dedicate ogni anno al singolo assistito (23 ore, contro una media nazionale di circa 26 ore).
Aspetto peculiare, citato nel report, della regione Liguria è l’adesione al progetto europeo “ConSENSo” (Community nurse supporting elderly in a changing society), nato per sperimentare un modello di assistenza che metta al centro gli anziani, consentendo loro di rimanere a casa il più a lungo possibile anche nei territori ‘difficili’, basandosi sul contributo dell’infermiere di famiglia e di comunità (qui e qui i nostri articoli).
«Come per la maggior parte delle regioni d’Italia – commenta Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva – emerge che la Liguria ancora non sfrutta appieno l’opportunità dell’assistenza domiciliare, prendendo in carico con questa modalità una percentuale troppo esigua della popolazione over 65 residente. Per converso, risultano molto positivi il numero di prestazioni e le ore dedicate al singolo paziente assistito a domicilio. L’intervento di operatori privati, a oggi inesistente, potrebbe rivelarsi strategico per una maggiore diffusione dell’assistenza a domicilio, così come pure la sperimentazione di modelli innovativi di erogazione dell’Adi come quello proposto dal progetto Consenso”.