In Liguria c’è un giro d’affari di commercio e turismo abusivo di 641,4 milioni di euro, la cui fetta maggiore è data dai comparti tipici della regione: ricettività alberghiera, floricoltura, traffici portuali. Il mancato gettito si aggira intorno ai 335 milioni e il lavoro sommerso sulle 960 unità. È quanto emerge dalla ricerca Ref Confesercenti presentata nel convegno “Abusivi dichiarati. Abusivi autorizzati, una piaga alla luce del sole che nessuno vuole vedere”, organizzato da Confesercenti Liguria e ospitato dalla Camera di Commercio di Genova.
A livello nazionale il commercio abusivo vale 21,4 miliardi, pari al 13,8% del fatturato ufficiale, pari a un danno erariale di oltre 11 miliardi, in pratica l’equivalente delle coperture dei tagli Imu e Tasi sulla prima casa più l’ampliamento della platea dei beneficiari del bonus di 80 euro. Il fenomeno è comunque difficile da quantificare con esattezza.
La nuova frontiera della contraffazione ora passa anche attraverso il web: 8 siti su 10 che vendono merce di lusso hanno in catalogo merce contraffatta, con una crescita del 60% della vendita tra il 2012 e il 2013. I sequestri delle spedizioni postali sono aumentati del 55%.Un terzo dei produttori del settore della moda perdono in questo business circa il 10-15% del volume d’affari, mentre per circa un quinto le perdite sono anche superiori. Il consumatore è tratto in inganno, ma in realtà nella maggioranza dei casi è consapevole: 1 su 10 dichiara di aver acquistato merce contraffatta involontariamente.
«Parlando con le categorie delle criticità di questa lunga crisi – dice Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti Liguria – emergeva che gli ostacoli più forti per la ripresa erano al primo posto la pressione fiscale, poi il gap infrastrutturale, la burocrazia e l’abusivismo, ora l’abusivismo è salito al secondo posto. La crisi stessa ha incrementato il fenomeno, con persone che per esempio fanno le parrucchiere e le estetiste in casa».
Nel caso degli home restaurant, per esempio, De Luise sottolinea che chi decide di affidarsi a Internet per una cena in casa altrui, in realtà non sa quali ingredienti saranno effettivamente cucinati, oppure, nel caso dell’affitto abusivo di case vacanze, appartamenti, stanze, il rischio sarebbe di avere come vicino di casa qualcuno i cui documenti non sono stati portati nei luoghi preposti. Anche la regolamentazione di Internet andrebbe rivista: «Si tratta però di un problema sovranazionale», puntualizza Edoardo Rixi, assessore regionale allo Sviluppo economico. «Tuttavia qualcosa possiamo fare – dice Emilio Fiora neocomandante del I Gruppo della Guardia di Finanza di Genova – sono stati proprio i finanzieri di Genova a chiudere Popcorn Time, il sito che consentiva di vedere gratuitamente i film».
«L’insofferenza delle categorie ha superato il livello di guardia – rileva De Luise – bisogna mettere in gioco strumenti per affrontare il problema insieme. Faccio due proposte: mettere insieme e condividere le banche dati. Ci siamo sentiti dire che non c’è abbastanza personale per fare i controlli, ma in questo caso possiamo essere mirati. L’altro problema è quello di cultura: in un clima di crisi ovvio che il consumatore non bada a cosa si mette addosso pur di risparmiare. Ma il fatto che si sia consapevole di acquistare merce contraffatta o di dubbia provenienza ci deve fare riflettere. Facciamo un’indagine per coinvolgere il consumatore in questo percorso di crescita. Tutti insieme possiamo farcela, è una bella sfida da affrontare».
Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di Commercio di Genova: «Molto spesso i ladri sono davanti ai poliziotti, si inventano sempre qualcosa di nuovo, ma noi abbiamo una fortuna, il sistema anagrafico delle Camere di Commercio italiane è il migliore del mondo, in Europa copiano il nostro modello, un valore pubblico che è la sua forza. Abbiamo anche la possibilità di consultare i bilanci delle società depositate. Abbiamo accordi con prefettura, questura, carabinieri, polizia, dia». Questo collegamento ha consentito, per esempio, di scoprire un signore che era amministratore di 400 aziende, un indirizzo che era sede di 500 società. Il sistema consente di fare controlli mirati. Secondo Indis, l’Istituto nazionale distribuzione e servizi, non entrano nelle casse dello Stato 5 miliardi di entrate tributarie a causa dell’evasione. Un importo pari a una finanziaria. Prima non era facile colpire la rete dell’autoriciclaggio, ora sono cambiate le normative e le indagini saranno agevolate.
Emanuele Piazza, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Genova annuncia una serie di misure più dure nei confronti degli abusivi: «Per noi è una priorità la lotta all’abusivismo, siamo in ritardo però, non solo sull’azione, ma anche sull’analisi dei dati da cui poi scaturiscono le politiche da mettere in atto. A inizio mandato mi impegnai proprio con Confesercenti». Sono tre secondo Piazza i filoni da aggredire: «Colpire i grossi affluenti, le centrali di smistamento e di elaborazione, per esempio appartamenti ai primi e secondi piani di case nel centro storico. Poi la vendita di questa merce: più diventa efficace il blocco degli affluenti più il problema su strada si limita, il terzo punto è l’azione da fare sui consumatori che alimentano ulteriormente il percorso, non in maniera punitiva, ma producendo informazione per sensibilizzare maggiormente il cittadino, spiegando che con l’acquisto si finanziano filiere criminali pesanti e il lavoro nero».
«La sanzione amministrativa è però anche educativa», sostiene Fiora.
«Abbiamo intenzione di intervenire anche sulla vendita e la somministrazione di alcolici non regolamentata in ore notturne, che sta creando problemi di salute e di degrado urbano. Sappiamo però che il livello di riscossione della pena pecuniaria è bassissimo, inizieremo con le misure interdittive, chiedendo la collaborazione di tutti e che il territorio supporti eventuali reazioni a interventi più duri sull’abusivismo». Il riferimento è all’ambulante che per tre volte richiamò l’attenzione minacciando di buttarsi dal ponte monumentale dopo il sequestro del mezzo a causa di 15 sanzioni non pagate.
Fiora aggiunge: «Facciamo molti più sequestri delle risorse a disposizione. Però abbiamo notato per esempio che durante i sequestri in spiaggia non c’è stata la comprensione del bagnante. Perché per esempio non mostriamo, proprio in quell’area del Porto Antico che è sempre usata per la vendita abusiva, una borsa taroccata e facciamo vedere il perché lo è e le differenze con quella originale? Partiamo dai bambini, raggiungeremo dei risultati».
Il comandante però non dimentica il problema a monte: «Al porto di Shanghai il poliziotto doganale ha 1 minuto e mezzo di controllo container, considerando che l’85% di ciò che consumiamo viaggia via mare, si capisce perché il problema è così vasto. Non è un caso che stiamo attivando una cooperazione con la Cina, perché ci vuole un approccio strutturale, strategico».
«Genova è il principale porto italiano – aggiunge Rixi – una volta le merci erano sdoganate nel porto di invio, forse avrebbe senso ripensare le procedure. Rispetto al Comune, che ritiene l’abusivismo un problema legislativo e sociale, io penso che in realtà sia un problema di carattere economico. Non va tutelato in nessuna forma. O si rispettano le regole o va da un’altra parte. Ci sono normative che agevolano club privati, associazioni che non hanno neanche le stesse imposizioni fiscali che ha il commerciante. La disposizione va fatta a monte». Secondo Rixi la legge che ha liberalizzato il commercio ha in realtà impedito la pianificazione commerciale: «Con il Comune, grazie ai patti d’area, cerchiamo di contenere la vendita notturna di alcolici notturni, ma i negozi che vendono prodotti abusivi e contraffatti hanno una turnazione talmente vertiginosa che quando decidi di dare la sanzione, il proprietario è già cambiato». Rixi segnala anche un altro problema: «La Regione non può fare sanzioni, ma quando io ho scritto ai Comuni di segnalarmi i problemi dell’abusivismo sul territorio per vedere se fosse possibile attivare misure di sistema nessuno mi ha risposto. Per me l’inizio della soluzione a questo vastisssimo fenomeno è che intanto manca la percezione sociale del rispetto della legge, tanto che sta diventando difficile tenere nella regolarità anche i commercianti regolare. Potenziare l’annona, ma anche iniziare a non tollerare sistemi illegali che sono sotto gli occhi di tutti, puntare sul sequestro della merce e la chiusura dell’attività».