La Liguria è tra le prime regioni in Italia per sistema di protezione civile, ad avere un centro funzionale autonomo, e con una correttezza di eventi verificati rispetto alle previsioni, del 70% dal 2008 al 2014. Un professionalità che vale la terza posizione in ambito nazionale. Lo ha detto Fabrizio Curcio, capo del dipartimento nazionale della Protezione civile, in visita stamattina a Genova. Intanto è imminente la partenza del nuovo sistema di allerta meteo basato sui colori: dal prossimo ottobre si cambia.
La visita di Curcio è la prima dopo la richiesta di attivazione di un percorso di potenziamento della protezione civile regionale sancita a Roma. Un sopralluogo coinciso con l’avvio del corso di aggiornamento e formazione degli addetti della protezione civile regionale con il supporto dei tecnici del Dipartimento nazionale.
«Occorre nuova motivazione – dice l’assessore regionale alla Protezione civile Giacomo Giampedrone – per intraprendere un percorso di crescita e rafforzare il sistema ligure, sul fronte dei problemi della gestione dell’emergenza, ma anche pensare alla prevenzione, perché protezione civile è soprattutto questo aspetto a cui ormai, putroppo, non siamo più abituati». Giampedrone ha inoltre annunciato l’avvio del piano da 3,5 milioni destinati agli interventi di messa in sicurezza nei Comuni liguri che hanno subito danni negli ultimi anni, per consentire di avviare operazioni di protezione civile.
«Stiamo lavorando per dare omogeneità a un sistema che prevede che l’allertamento venga fatto su base regionale – sottolinea Curcio – questo comporta differenziazioni che si ripercuotono sui cittadini, per questo, d’intesa con le Regioni, l’Anci e con i ministeri competenti, emetteremo un documento di omogeneizzazione, che è a buon punto, ma necessita dei tempi tecnici di approvazione in conferenza unificata».
Curcio ha aggiunto la necessità di stimolare il territorio – a livello provinciale e regionale – affinché si attivino sistemi di allertamento per gestire le situazioni in corso d’opera. «La protezione civile lavora con le carte in tavola e con quelle carte facciamo un piano. Quando, poi, le opere infrastrutturali, che non dipendono da noi, saranno fatte e si modificherà la capacità del territorio di reagire, allora si modificherà questo piano».



























