Una videoinfografica che illustra come il settore portuale sia uno dei pochi ad aver tenuto l’Italia a galla nell’ultimo anno. Liguria come propulsore dell’economia quindi, perché il 54% del traffico contenitori italiano sceglie uno scalo ligure, ma Liguria senza speranza se non si mette in testa di diventare un “unicum” sul mercato, un sistema che possa sfidare il sistema Rotterdam-Anversa-Amburgo. Si apre così l’assemblea generale di Spediporto, l’associazione che sul territorio ligure raggruppa 600 soci.
L’offerta portuale ligure, secondo Spediporto, è tornata a essere d’interesse, per questo “La Liguria che fa sistema” è il titolo della relazione del consiglio direttivo. «Questa è una parola d’ordine – dice il presidente Maurizio Fasce – ma soprattutto una sfida ai presenti, noi abbiamo cominciato costituendo il Ligurian Logistic System: un sistema logistico ligure integrato. Occorre una volta per tutte dire basta al campanilismo nei rapporti tra i tre scali liguri. Bisogna dare un forte segnale per la cooperazione». Il rischio è di vedere vanificati investimenti e impoverite le aziende del territorio: «Occorre prepararsi ad affrontare le sfide del gigantismo navale – sostiene Fasce – che implicano la necessità di infrastrutture all’interno e all’esterno dei porti». Ormai l’appeal dei porti si basa sulla capacità di lavorare su 4.500 pezzi a singolo sbarco, volenti o nolenti i porti liguri dovranno mettere da parte l’orgoglio e la voglia di prevalere uno sull’altro.
Quasi un milione container passano dagli scali del Nord Europa per arrivare in Italia: «Non ha senso – sottolinea Fasce – che la merce faccia 900 km per arrivare in Italia, vuol dire che il problema sono anche le infrastrutture. Siamo ancora troppo isolati». Eppure le prospettive ci sarebbero: 10 milioni di contenitori all’anno sono destinati dal Nord Europa alla cosiddetta area contendibile, ossia quei Paesi che confinano con il Nord Italia e che l’Italia (e soprattutto la Liguria) potrebbe attrarre. La convenienza commerciale, secondo le stime di Spediporto, è del 20% tra differenziale di costi e tempo. «Questo gap competitivo – sostiene Fasce – lo si può coprire già oggi con infrastrutture invariate attraverso buone pratiche amministrative». Fasce si riferisce al preclearing (la possibilità di comunicare in anticipo alla dogana i dati sulle merci, prima dell’arrivo della nave al porto, quindi uno sdoganamento a mare, già attivata a Genova e La Spezia), allo sportello unico (nato per razionalizzare gli adempimenti che gli operatori sono costretti a effettuare) e al fascicolo elettronico light (consente di introdurre semplificazioni nei processi doganali; viene inoltrato via e-mail e contiene gli estremi di registrazione della dichiarazione).
Secondo Spediporto un più efficace sistema di dialogo informatico garantirebbe anche un risparmio di oltre 3 milioni di ore lavorate. Il pre-clearing implementato e una maggiore interoperabilità tra operatori privati e pubblici consentirebbero di recuperare 3 giorni sugli attuali tempi di resa degli scali liguri, facendoli tornare competitivi.
Per ogni unità di tempo risparmiata, per Spediporto, c’è un potenziale mercato non domestico di oltre 200 mila teu che può tornare in Liguria, parlando in termini economici: 1,419 miliardi di euro di maggiori entrate per il sistema ligure.