Venti teatri di prosa, di cui tredici che propongono una stagione vera e propria al pubblico, fondazioni, associazioni culturali, spa, un teatro stabile pubblico e due teatri stabili privati (Genova unica città insieme a Roma e Milano ad avere questo “lusso”), sono le varie formule societarie con cui chi gestisce i teatri genovesi cerca di raggiungere un unico obiettivo: lavorare facendo ciò che ama, ma essere un buon direttore artistico spesso non significa avere la capacità di gestire risorse.
Genova “città dei teatri”. Troppi? Pare di no anche perché ognuno si è ritagliato nel tempo una nicchia di pubblico: c’è chi è specializzato su musical e grandi nomi della tv (Politeama), chi sul teatro internazionale (Tosse), chi sul classico che “fa scuola” (Stabile), chi sul teatro di parola (Garage) solo per fare alcuni esempi. Un settore che, secondo l’analisi gestionale fatta dal Comune di Genova (aggiornata al 2012), occupa 588 persone (tra contratti a tempo indeterminato, determinato, collaborazioni a progetto o a scrittura) e che ha portato in sala oltre 335 mila persone (paganti), 463 mila con gli eventi a ingresso libero e gli omaggi, per 519 spettacoli messi in scena nel 2012 (nel 2009 erano 371).
Ma vivere, anzi sopravvivere, è comunque difficile, crescono gli spettatori, diminuiscono i fondi a disposizione, ma pare che la necessità aguzzi l’ingegno: i teatri nel 2012 registrano un +3,5% di incassi, vendite e altre entrate, riuscendo a coprire il 52% delle proprie uscite senza l’utilizzo di contributi pubblici. Se si esclude il Teatro Stabile di Genova (che spende ancora più di 1,5 milioni all’anno) praticamente nessuno investe più negli allestimenti anche se c’è “fame” di magazzini e depositi (179 mila euro spesi da 6 teatri l’anno scorso). E le parole di Lorenzo Costa, direttore del Teatro Garage, riassumono la situazione: «Il teatro va sovvenzionato perché la gente ha voglia di andarci, ci possono essere delle difficoltà momentanee, ma se “non ce la faccio mai” allora devo chiudere».
A Genova soldi ne arrivano, per esempio il Teatro Stabile è secondo solo al Piccolo di Milano per contributo del Fus, il Fondo unico per lo Spettacolo (nel 2012 1,8 milioni contro i 3,2 del Piccolo) e i due Stabili privati (Archivolto e Tosse) racimolano insieme oltre 1 milione, ma ogni anno è un salto nel buio per tutti. I teatri (salvo quelli totalmente privati) preparano le loro stagioni sperando nella riconferma di contributi pubblici che verranno comunicati soltanto a fine estate. Quelli più fortunati possono anche contare sulle Fondazioni bancarie. Si lavora nell’incertezza, anche perché l’aiuto degli sponsor è minimo. «Il disavanzo sulla stagione è coperto coi ricavi della tournée – dice Laura Sicignano direttore di Teatro Cargo – il contributo ministeriale serve solo a pagare le pulizie, le fotocopie».
Secondo lo studio del Comune, il contributo, tra Fus, Regione, Comune e Provincia, è calato dagli 8,2 milioni del 2009 ai 7,8 del 2012 (nonostante i 480 mila euro in più per la neonata gestione al Teatro della Gioventù).
I PRIVATI
A Genova solo uno risponde ai criteri ministeriali dell’articolo 13 (Esercizi teatrali): Politeama spa, di casa al Genovese, ha ricevuto 68.623 euro nel 2012 e 60.765 nel 2013 (nel 2011 erano 85 mila). Inevitabile che il Politeama sia al primo posto nella classifica che mette in rapporto il numero degli spettatori con i contributi pubblici: quasi 1 (secondo posto per il teatro dei Cappuccini gestione compagnia del Banco Volante, che però quest’anno si è spostata, poi Verdi e Garage). Il teatro di Savina Scerni ha proposto 36 spettacoli rispetto ai 47 del 2011 (probabilmente risentendo del crollo di quasi 20 mila spettatori nel 2011). Politeama non è teatro di produzione, (l’ultima co-produzione nel 2010) ed è uno dei pochi a non fare una stagione o almeno qualche spettacolo per ragazzi (insieme a Stabile, Akropolis e Teatro della Gioventù), ma è il leader della classifica dei biglietti venduti online (dai 6 mila del 2011 ai 10 mila del 2012) e delle visite al sito internet (120 mila nel 2012). Trattandosi di gestione privata, la diminuzione dei fondi pubblici non ha toccato più di tanto il Politeama, che affida meno del 5% delle entrate a questa opzione, mentre oltre l’80% arriva da incassi, vendite e altre entrate come l’affitto della sala: nel 2012 questa cifra è aumentata a 150 mila euro dai 121 mila del 2011, in controtendenza rispetto al trend generale di -1,9% di media. Dopo due anni in picchiata, questo tipo di entrate è risalitoa 1,3 milioni.
LE IMPRESE DI PRODUZIONE
Più numeroso il gruppo di imprese di produzione. Alcune di queste però si avvicinano molto alla categoria esercizi teatrali. Cargo onlus ha casa al teatro del Ponente di Genova Voltri e ora anche al teatrino della Duchessa nell’omonima villa. Il Cargo dal Fus ha ricevuto 24.109 euro nel 2012, 24.040 nel 2013. È al teatro del Ponente da 10 anni e come impresa di produzione compirà 20 anni l’anno prossimo.
«Il nostro budget – dice Sicignano – ha tanti zeri di differenza rispetto a quello di altri teatri. Rispetto a Francia e Germania qui si investe poco in cultura, ma è anche un problema di distribuzione. Le risorse sono date a soggetti che vivono di rendita e della fama che hanno acquisito negli anni, indipendentemente dal fatto che la qualità magari è venuta a mancare».
Il Cargo ha una convenzione con il Municipio Ponente: «Un fatto unico in città – sostiene Sicignano – condividiamo lo spazio con il Municipio che organizza attività sul territorio e usa il teatro». In ogni caso è il Cargo a occuparsi della manutenzione ordinaria. Quella straordinaria spetta al Comune, che non è stato così solerte nel risolvere il problema del cornicione crollato davanti all’ingresso del teatro in estate, impedendo l’ingresso dalla porta principale. «È successo 10 giorni prima che si iniziassero i lavori di decorazione della facciata pagati da Psa-Voltri Terminal Europa, lo sponsor che ci ha finanziato».
E la lentezza non è solo per la manutenzione straordinaria: solo nell’ultimo mese è stata fatta chiarezza sulle cifre assegnate per quest’anno: «La Provincia per noi era un riferimento, il fatto che sia un ente svuotato non ci ha giovato. L’unica nota positiva è la Compagnia di San Paolo che da una decina d’anni ci premia con un contributo crescente, per la prossima stagione 66 mila euro. Siamo settimi classificati come teatro».
Cargo ha chiuso il bilancio dell’anno scorso in perdita di 12 mila euro: il contributo della Provincia che è venuto meno. Il budget stagionale è di 320 mila.
Nel gruppo delle imprese di produzione anche l’associazione culturale “La compagnia italiana di prosa” di Saverio Soldani (40 mila nel 2012, 38 mila nel 2013 dal Fus), l’associazione culturale Gank (14 mila nel 2012 e nel 2013) e l’associazione Lunaria Teatro (12.023 nel 2012 e 15 mila nel 2013), che ogni anno anima le serate estive genovesi con il festival “In una notte d’estate”, ma cura anche una stagione invernale al teatro degli Emiliani di Nervi e il festival Cinque Terre-I luoghi dell’anima.
Nel 2012 la Hurly Burly srl ovvero l’impresa di Massimo Chiesa che gestisce il teatro della Gioventù di Genova, ha ricevuto 480.050 euro come impresa di produzione e 445 mila nel 2013. La sala di via Cesarea è diventata la casa della compagnia (The Kitchen Company) che propone una stagione fatta solo di produzioni proprie, puntando su giovani attori e commedie brillanti (vedi Liguria BusinessJournal n. 1/2013). Da quest’anno attivata la doppia replica: alle 19 (per attirare pubblico da fuori) e alle 21. E a proposito di repliche, il Teatro della Gioventù è il campione a Genova: l’anno scorso 7 spettacoli in cartellone per 257 repliche (36,71 in media a spettacolo). Grazie al frequente utilizzo della sala per altre attività, Tkc è in testa anche in questa classifica con 335 giorni (seguito da Akropolis con 245 e Archivolto con 120).
L’ANOMALIA: DUE “STABILI” PRIVATI
Cifre più cospicue per i teatri stabili a iniziativa privata. Nel primo caso alla Fondazione teatro dell’Archivolto lo Stato ha destinato 395.431 euro nel 2012 e 375 mila nel 2013; alla Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse onlus 774.635 euro nel 2012 e 703 mila nel 2013. I due sono anche classificati primo e secondo a livello nazionale nel bando arti sceniche 2013 della Compagnia di San Paolo (conquistando rispettivamente 260 mila e 230 mila euro).
L’Archivolto è a un passo dalla chiusura: nato come compagnia di giro, nel 1995 ha deciso di chiedere di ristrutturare e gestire il teatro Modena di Sampierdarena, ma è diventato teatro stabile soltanto nel 2004. Il progetto è costato (in lire) circa 4 miliardi. Il Comune ha contribuito coprendo circa la metà dei costi, ma non è stato sufficiente. L’indebitamento con le banche e la diminuzione della quota di Fus (e degli enti locali) è ciò che, secondo il direttore Pina Rando, sta trascinando a fondo la sala di piazza Modena. «Ogni anno, da 4 anni, è automatico il buco di 230 mila euro per l’ammortamento dei lavori». Il costo di gestione del Modena è di 3 milioni. I contributi arrivati nel 2012 dagli enti territoriali ammontavano a 178.092 euro, mentre nel 2011 erano stati di 585.140 euro. «Il calo dei contributi pubblici – dice Rando – è stato del 54% in 3 anni. I 600 mila euro rappresentavano il 20% del nostro bilancio», ma considerando che solo di Enpals, Inps e ritenute il teatro ne versa 800 mila, è inevitabile capire che la struttura non è più gestibile in questo modo.
Per lavorare anche d’estate, da 8 anni l’Archivolto porta in giro per la Liguria il Mondomare Festival, kermesse che si è ristretta nel corso del tempo, come del resto i finanziamenti ad hoc: «Quest’anno abbiamo avuto entrate per soli 27 mila euro, continuiamo a organizzarlo per non buttarlo via per sempre».
I contributi pubblici a Mondomare nel 2008 avevano creato un vespaio di polemiche con gli altri Festival che denunciavano un’eccessiva concentrazione di risorse: tre milioni in tre anni, di cui un terzo provenienti dalla Re-
gione Liguria. E intanto il “buco” dell’Archivolto è nuovamente cresciuto a 1,8 milioni. Proprio per autofinanziarsi Rando e soci hanno proposto a inizio stagione delle serate con grandi nomi come Bisio, Bollani, Marcorè, che hanno deciso di lavorare a percentuale sull’incasso o devolvendo il compenso al teatro.
Quello che rileva Sicignano del Cargo è una certa “pigrizia” da parte di chi erogai soldi pubblici nel monitorare la corrispondenza in termini di qualità: «Se il contributo non varia negli anni anche gli spettacoli proposti devono mantenere un determinato standard» e sedersi sugli allori scoraggia l’innovazione. Al tempo stesso ci dovrebbe essere la capacità di individuare cos’è innovazione e cosa non lo è. Difficile stabilire dei criteri. Per Sicignano la chiave sarebbe valutare chi riesce a dare tanto al territorio in proporzione ai soldi pubblici ricevuti. Le Fondazioni bancarie rappresentano una boccata d’ossigeno per molti: anche l’Archivolto è finanziato dalla Compagnia
di San Paolo: «Ormai da tanti anni e controllano come li spendi», puntualizza Rando. La Fondazione Carige invece ha preferito dare contributi solo a Carlo Felice (150 mila euro in biglietti per anziani e giovani) e Teatro Stabile (350mila euro per l’ultima stagione).
Altro teatro stabile di iniziativa privata èil Teatro della Tosse, una delle tre istituzioni di interesse regionale insieme all’orchestra sinfonica di Sanremo e il teatro dell’opera giocosa di Savona (e per questo finanziato dalla Regione con circa 96 mila euro). «I margini sono sempre più ristretti – dice il direttore Emanuele Conte – ma noi la crisi l’abbiamo vissuta non oggi ma 5 anni fa, dopo la morte di Emanuele Luzzati e le difficoltà di Tonino Conte nel gestire tutto quanto. Abbiamo invertito la rotta investendo sul teatro contemporaneo, riducendoci le paghe, lavorando tutti con sacrificio». La Tosse ha affidato pochi incarichi agli esterni, si fa tutto in casa a partire da grafica, scene e costumi, il bilancio annuale si aggira intorno ai 2,8 milioni. «Paghiamo l’affitto, i locali sono del Comune. La manutenzione è a nostro carico».
Il Teatro della Tosse, strutturato come Fondazione, ha tre sale: Campana (dedicata alle compagnie emergenti italiane di teatro contemporaneo, e che l’anno scorso ha avuto il sostegno di 600 soci-spettatori), Trionfo (teatro internazionale, produzioni italiane di grande livello) e La Claque, un caffè-teatro aperto da pochi anni che si è imposto come la vera novità a Genova, sostenendosi da solo: «Non ha contributi dalla “casa madre” – sottolinea Conte – ha una propria direzione artistica, Marina Petrillo, e il bar è un’associazione in compartecipazione. Gli utili vengono reinvestiti nell’attività. Tutto deve essere coerente la stagione non deve essere una serie di titoli». L’obiettivo di Conte è instaurare un rapporto umano, più ravvicinato: «Il pubblico può fare l’aperitivo con buffet alle 19».
La Fondazione riceve dallo Stato 703 mila euro (774 mila nel 2012), contributi dagli enti territoriali (di cui 200 mila dal Comune di Genova). «Gli sponsor privati invece non esistono – sottolinea Conte – nei bilanci si vedono solo le partecipate dei Comuni, è molto difficile accedere a quel tipo di finanziamenti. Le sponsorizzazioni in realtà sono contributi indiretti». Le difficoltà principali di un teatro, secondo Conte, risiedono nel ritardo con cui lo Stato assegna i fondi pubblici: «Non si può ricorrere sempre al credito bancario, anche perché ormai le banche non anticipano più, così ecco i ritardi nei pagamenti dei fornitori».
Il Teatro di piazza Negri ha incrementato gli incassi e le entrate da privati dai 555 mila euro del 2011 ai 728 mila del 2012. È al terzo posto (dopo Stabile e Politeama), sia per incassi da biglietteria (quasi 400 mila euro), sia per spese totali (dopo Stabile e Archivolto) con poco più di 2 milioni. È il secondo teatro a Genova per percentuale di entrate da finanziamenti pubblici (poco più del 50%) sul totale. In tutto le entrate del 2012 hanno superato i 2 milioni. Il Teatro della Tosse è la realtà che produce di più se si sommano gli spettacoli per adulti (7 nel 2012) e per ragazzi (9 nel 2012). La sua stagione per bambini è la più ricca (25 messe in scena nel 2012) e – nonostante la crisi – è ancora un teatro a vocazione internazionale, avendo ospitato nel 2012 14 spettacoli di compagnie straniere. Primo posto per la Tosse sia nel numero di spettacoli ospiti di compagnie italiane – 96 contro i 60 del Teatro Govi di Bolzaneto e i 36 di Politeama e Stabile – sia nel totale di spettacoli messi in scena (128).
PROGRAMMAZIONE STAGIONALE
Chi è stato tagliato dal Fus e non è più rientrato è il Teatro Garage di Lorenzo Costa (bilancio circa 350 mila euro): Costa, da 40 anni attivo sul territorio, fonda il Teatro Garage nel 1981. Nel 1988 il Comune gli affida la gestione della Sala Diana, un piccolo teatro ricavato dalla galleria dell’ex cinema nel quartiere di San Fruttuoso. Oggi il Garage gestisce altre tre stagioni teatrali in Liguria (Loano, Finale Ligure e Ventimiglia): «Avevamo anche Bordighera – ricorda Costa – ma quest’anno non è stato più possibile, spero in un ritorno». Il Garage, che da cooperativa è diventato associazione culturale (le cooperative non potevano più ricevere risorse pubbliche per legge) si è espanso a Ponente grazie a una proposta fatta ormai 25 anni fa Comune per Comune: «Una stagione chiavi in mano, completamente gestita da noi, con un piccolo contributo da parte dei Comuni. A noi gli incassi. Un rischio d’impresa con paracadute insomma. Dopo un inizio stentato abbiamo trovato un equilibrio che è stato messo in difficoltà dalla crisi: se prima un Comune contribuiva con 60 mila euro adesso non versa più di 30 mila».
Anche il mercato è cambiato: «Una compagnia che costava 8 milioni di lire ora ha raddoppiato il cachet a 8 mila euro. Hanno capito però che se non scendevano a 3 mila non trovavano date». Per questo, un tempo, dal Garage passavano compagnie di richiamo nazionale, ora non più: «Siamo diventati una casa aperta per i liguri che non hanno casa. I nomi di richiamo li scritturiamo per Ridere d’agosto ma anche prima». “Ridere d’agosto” è la rassegna che consente ai 4 dipendenti di lavorare senza essere un peso eccessivo anche nei mesi estivi, tra gli ospiti nomi popolari del cabaret che riescono a riempire gli spazi dell’arena del mare del Porto antico di Genova. La rassegna costa 120 mila euro di cui una quarantina coperti da contributi pubblici (più equamente tra Regione e Comune), il restodalla bigliettazione. La spesa maggiore è per il personale artistico, circa 30 mila euro (fonte Comune di Genova). Negli ultimi due anni le presenze hanno superato le 3000 unità. In passato è capitato che l’incasso fosse il doppio delle spese. Anche il Teatro della Tosse “usa” gli spettacoli estivi per non annullare le entrate e per avere liquidità che consentano di pagare gli stipendi.
Altre entrate utili per riuscire a onorare gli impegni assunti con le banche, leit motiv di ogni azienda non solo teatrale, per il Garage sono i corsi di teatro, che sono arrivati alla cifra di 80 iscritti tra gli adulti e 70 tra i giovani. E di essere riammessi al Fus non se ne parla: «Troppa burocrazia per avere 20 mila euro – sostiene Costa – avremmo dovuto pagare 6 o 7 contributi Enpals, quindi avere molte più spese di adesso, visto che facciamo spettacoli a due soli attori ormai. Prima di essere tagliati ricevevamo 70 milioni di lire». Praticamente nullo il contributo dei privati: «Occorre avere la persona giusta che si occupi solo di quello. Siamo riusciti ad avere contributi da sponsor privati per 500 euro».
Quest’anno il Garage propone 43 appuntamenti per circa 120-130 serate di stagione ordinaria, in più ha 3 spettacoli che gireranno l’Italia: «La tournée deve portare profitto, altrimenti non potremmo permettercela».
La Tosse usa la tournée per acquisire nuovi spettatori dice Emanuele Conte: «Quando d’estate ci spostiamo ad Apricale abbiamo spettatori dalla Francia che magari ritroviamo quando la compagnia va a Torino. Fuori da Genova abbiamo raggiunto una certa riconoscibilità grazie alle attività estive. Sono contrario ai giri massacranti. Il nostro “Sogno in una notte d’estate” è recitato da 12 attori e abbiamo previsto una settimana a Roma, una a Torino, una in Umbria, andando in teatri dove si va volentieri e si ha un ritorno. A Roma l’anno scorso abbiamo portato cinque spettacoli». In tutto nel 2012 la Tosse ha venduto 35 repliche a Genova, 62 sul territorio nazionale e 2 a livello internazionale. Il “campione” di repliche vendute sul territorio nazionale è l’Archivolto con 170 (forte di produzioni con personaggi noti a livello televisivo), quello delle repliche vendute a Genova è il Cargo con 39. A livello internazionale è l’Akropolis (teatro di ricerca) di Clemente Tafuri e David Beronio a fare da padrone: 4 spettacoli.
STABILE, IL GIGANTE PUBBLICO
Per il Teatro Stabile di Genova (categoria stabili a iniziativa pubblica) invece la tournée non è fatta in funzione del guadagno, ma per portare in giro le loro produzioni migliori, anche se è innegabile il crollo delle repliche
vendute nel 2012 dovuto alla scomparsa di Mariangela Melato: “solo” 80 (-49% rispetto al 2011, ma tutte fuori regione). Quasi 200 mila euro in meno nelle casse del teatro, che ha subito una forte diminuzione degli incassi e delle altre entrate da privati nel 2012 (1,9 milioni rispetto ai 2,9 del 2011). Però lo Stabile viaggia decisamente su altre cifre rispetto a tutti gli altri: un bilancio di quasi 10 milioni, in pareggio da 14 anni (da quando è cominciata la gestione di Carlo Repetti), con i contributi pubblici che rappresentano circa il 60%, mentre il resto è composto da bigliettazione e sponsor trovati dal teatro stesso. Nel 2012 lo Stabile ha ricevuto 1,8 milioni dallo Stato, oltre 3 milioni dagli enti locali (1,3 solo dal Comune di Genova). Più di 8 milioni di entrate in totale (1,1 da sponsor e altri contributi da privati), che servono a pagare tutte le spese. Repetti, direttore artistico insieme con Marco Sciaccaluga e organizzativo dal 2000 prova a sfatare la nomea del teatro Stabile come “entità arroccata e inarrivabile”: «È vero, prima lo eravamo, ma adesso le cose stanno cambiando. Si capisce anche da ciò che proponiamo al pubblico e dalle collaborazioni instaurate. Occorre mettere a regime la “macchina” in continuazione».
Il Teatro Stabile ha due sale che offrono spettacoli da ottobre a maggio: il teatro della Corte (proprietà del Comune) e il Duse (proprietà dei Pongiglione). Di norma un’ospitalità resta in cartellone una settimana e fa repliche
dal martedì alla domenica. Le produzioni sono cinque o sei all’anno e restano in scena due o tre settimane. In tutto l’anno scorso sono stati 47 gli spettacoli proposti. 8 le produzioni, 3 le co-produzioni, 36 le ospitalità (tutte
italiane), 8,34 il numero medio di repliche. «Siamo un’azienda sana anche a livello europeo – sottolinea Repetti – il teatro tedesco viaggia su margini 80% contributo pubblico, 20% altre entrate. Idem il teatro francese».Per Repetti è importante lavorare sulla fidelizzazione del pubblico, «non dando fregature e proponendo prezzi accessibili. La media biglietto dei nostri abbonamenti è di 10 euro».
Il Teatro Stabile si caratterizza anche per una scuola di recitazione riconosciuta tra le prime in Italia: 10 nuovi attori all’anno vengono sfornati dopo severe selezioni e cercano di trovare la propria strada (non solo in un teatro), con «altissima percentuale di occupazione lavorativa, in cinema, teatro e tv», sostiene Repetti.
COLLABORAZIONI
Il Teatro Stabile non dimentica i suoi “figli”. Non è un caso che le coproduzioni vengano fatte insieme alla Compagnia Gank, che racchiude un gruppo di diplomati della scuola, all’Archivolto («contribuiamo anche noi – dice
Repetti – ad aiutare un teatro importante, nato da una nostra costola visto che il nucleo originario con Crozza, Dighero e Signoris era formato da attori nati, formati e cresciuti da noi»), al Centro teatro ipotesi di Pino Petruzzelli. Anche nelle ospitalità lo Stabile sembra essere più attento alle realtà del territorio: l’anno scorso il debutto sulle tavole del Duse per una produzione del teatro Il Sipario Strappato di Arenzano, diretto da Lazzaro Calcagno, in scena anche un titolo di Lunaria Teatro di Daniela Ardini. Questa stagione spettacoli anche della Echo Art, del Teatro dell’Ortica, tutte realtà del territorio, ma anche attori sempre usciti dallo Stabile.
Andare avanti da soli è oggi ancora più difficile, per questo anche tra gli altri teatri si sono moltiplicate le collaborazioni: «È un arricchimento – dice Sicignano – abbiamo collaborato con tutti i teatri di Genova. Facciamo parte della rete dei festival, ci facciamo promozione l’uno con l’altro». La rete dei festival comprende anche il Garage: «Con gli altri teatri, Cargo e Tosse in primis, ci sono rapporti di collaborazione o “buon vicinato” – dice Costa – sarebbe difficile fare di meglio, perché il modo in cui proporre un testo teatrale è qualcosa di molto personale e caratterizzante, a partire dalla scelta degli attori. Però rispetto al passato c’è maggiore apertura tra noi».
COMUNICAZIONE
Il pubblico è in ascesa (vedi box), ma la comunicazione è adeguata? L’anno scorso i teatri hanno speso 762 mila euro per la promozione e la pubblicità. Nel 2009 la cifra era di 947 mila euro. Per Sicignano occorrerebbe comunicare i teatri di Genova in una maniera più organica ed efficace, «Il Comune sta cercando di farlo con strumenti a basso costo e per il pubblico locale, ma in vista di Expo 2015 dobbiamo pensare che siamo Milano. Le
amministrazioni devono pensare a comunicare Genova e loro eccellenze in una prospettiva di grande respiro. Ci saranno persone che arriveranno da Cina, Stati Uniti, perciò dovremo garantire servizi, idee, proposte di questo livello». Sicignano, ha portato a New York “Scintille” il testo che racconta la strage delle lavoratrici in una fabbrica di camicette nella Grande Mela a causa di un incendio. Il testo è stato scelto dall’Istituto italiano di cultura che organizza una rassegna di teatro di narrazione. Inoltre Scintille è stato selezionato in una rassegna di nuovo teatro in Francia. Teatro Cargo è stato invitato alla rassegna internazionale di Lugano con lo spettacolo “L’odissea dei ragazzi”.
Il Comune ha lanciato il sito genovateatri.it, che racchiude programmazione e possibilità di acquisto biglietti di tutti i teatri. Ogni gestione punta anche su newsletter e social network. Se si esclude il Teatro Stabile, che non ha neppure una pagina Facebook, più o meno tutti sono attivi sui social: ad avere il maggior numero di contatti è la Tosse con 15 mila contatti (e oltre 4 mila mi piace alla pagina pubblica), segue il Govi con 8 mila contatti e poi il
Politeama con circa 7 mila (e due pagine Facebook, il profilo privato con 5 mila amici e oltre mille mi piace sulla pagina pubblica). Usato anche lo strumento newsletter con il Teatro della Tosse che “vanta” più di 14 mila contatti, seguito dal Teatro Akropolis con 11 mila e dal Cargo con 10 mila.