Su un bilancio annuale che vede la parte corrente ammontare a 750 milioni, ben 120 sono impegnati nella restituzione debito pregresso. Il Comune di Genova, con 1,180 miliardi nel 2017 e 1,120 miliardi oggi, è il quarto in Italia per debito dopo Torino, Milano e Siena (escludendo Roma che ha una situazione particolare, con una parte stralciata e gestita a livello commissariale). Una condizione preoccupante, ma su cui, da due anni e mezzo a questa parte, è in corso un intervento strutturale che sta dando maggiore stabilità all’ente e un risultato si vede già, quei 60 milioni in meno sul totale del debito, ma non è sufficiente.
Un aspetto che spesso il cittadino non considera, ma che ha rappresentato per Pietro Piciocchi, assessore al Bilancio, la prima preoccupazione dal giorno dei suo insediamento, come racconta a Liguria Business Journal: «Il debito è uno dei temi principali della politica di bilancio dell’ente. come del resto per tutti i Comuni italiani. Negli anni scorsi, quando la situazione dei conti pubblici non era critica, c’era maggiore facilità di accesso al credito bancario, non solo di Cassa Depositi e Prestiti, ma anche di istituti privati. Venivano contratti mutui sul presupposto di una capacità di sostere la spesa dei piani di ammortamento, ma dal 2010 questa capacità si è progressivamente ridotta a causa dei tagli strutturali nella spesa corrente dai trasferimenti dello Stato».
Gli enti locali sono obbligati dal legislatore a ridurre il debito, ma non basta indebitarsi di meno: «Oggi – spiega Piciocchi – l’indebitamento ammonta a circa 50 milioni di euro all’anno, ma fino a 20 anni fa la cifra era il doppio o il triplo. All’orizzonte, a iniziare da legge di stabilità del prossimo anno, sono inoltre previsti altri tagli sulla parte corrente».
Per questo il Comune di Genova sta lavorando su due fronti: la contrazione del debito nuovo e trovare strumenti più efficienti. Uno di essi è l’accordo con la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (qui l’articolo) che propone un tasso dell’1,5%, anche più basso di Cdp. «Abbiamo anche applicato mutui flessibili – chiarisce Piciocchi – mutui che prevedono il tiraggio della risorsa finanziaria in parallelo con lo stato di avanzamento dei lavori». Per esempio, su un’opera che costa 2 milioni, i soldi vengono utilizzati a poco a poco, non tutti subito, in questo modo si risparmiano tanti oneri finanziari.
Un’altra misura attivata è stata la rinegoziazione del debito pregresso: «Grazie a questa opzione sono riuscito a far quadrare i 2 bilanci e mezzo di cui mi sono occupato – dichiara Piciocchi – ho esaminato il portafoglio e rinegoziato varie posizioni». Fino al 2018 lo Stato aveva introdotto un fondo che consentiva agli enti locali di estinguere i mutui più svantaggiosi pagando le penali. «Per esempio mi sono accorto che per estinguere un debito contratto con Cdp con tassi fissi al 5-6%, avrei dovuto pagare una penale onerosa, pari al 30% del capitale. Ho fatto uno studio: quanto costerebbe rifinanziarlo a condizioni agevolate? Il Comune di Genova avrebbe dovuto pagare 80 milioni di euro di penali». Grazie a un fondo statale attivo fino a dicembre 2017, Genova ha potuto, nel 2018, rinegoziare uno stock di debito di 150 milioni, risparmiandone 15 di oneri finanziari.
Altre misure illustrate da Piciocchi: allungati alcuni finanziamenti, adesione alla rinegoziazione di Cassa depositi e prestiti, sostituiti mutui a tassi variabili con quelli a tassi fissi molto vantaggiosi, con uno sguardo al futuro in vista di un possibile incremento dei tassi. «Tutto ciò ci sta consentendo di sopravvivere e dare stabilità al bilancio».
Il Comune di Genova è attivo nell’interlocuzione col governo per adottare misure strutturali per consentire maggiore sostenibilità del debito: «Finalmente, nella bozza della legge di stabilità, si prevede l’adozione di un decreto ministeriale entro fine febbraio 2020, che dovrà prevedere un’operazione di sostituzione dello Stato nel debito degli enti locali, con un mix per cui resteranno degli oneri in capo agli enti locali. Un primo passo, anche se non conosciamo ancora la dinamica; il Comune comunque farà parte di questi tavoli, è importante essere presenti. Speriamo che tutto ciò dia ossigeno ai nostri bilanci».
Il dossier più spinoso: i rifiuti e la Tari
«Quando ci siamo insediati nel 2017 abbiamo ereditato un autentico disastro nell’ambito ciclo dei rifiuti – racconta Piciocchi – di fatto il Comune di Genova, dal 2014 al 2017 non aveva coperto tutti i costi di gestione sostenuti da Amiu, costi aumentati per effetto chiusura Scarpino». Il Comune aveva un debito di 180 milioni di euro nei confronti di Amiu, che era un’azienda ormai esangue. «L’abbiamo stabilizzata con piano di rientro e una definizione del debito della durata di 10 anni, che ha consentito anche di far recuperare all’azienda la credibilità con le banche». Per tre anni consecutivi la Tari non è aumentata: «Ci siamo riusciti e sto lavorando perché lo stesso obiettivo sia conseguito nel 2020. Anche qui è stato grazie a una rinegoziazione di un debito sterilizzato con agevolazione di 30 milioni». Nel frattempo sono partite azioni per dare maggiore forza all’azienda (a partire dalla costruzione dell’impianto che sarà però in project financing). Altro aspetto da non sottovalutare: «Nella costruzione della tariffa quest’anno, Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ha inserito novità che hanno spiazzato i Comuni: ha dato istruzioni sui calcoli della tariffa che dovrebbero essere vigenti da gennaio 2020, con voci che devono entrare e uscire dal piano finanziario un po’ oscure. Per questo i Comuni hanno chiesto un rinvio al 2021.
Su un bilancio complessivo di 1,3-1,4 miliardi, la parte degli investimenti ammonta a oltre 400 milioni. Non sono tutte risorse del Comune, come per esempio i finanziamenti del Patto per la città o il patto per le periferie, o le opere di difesa costiera finanziati dalla Regione e così via. Il taglio delle risorse potrebbe influire sugli investimenti, che comunque, secondo Piciocchi, sono corposi: «Avendo ora anche la delega ai Lavori pubblici, sto facendo ricognizione su lavori in corso e programmati per singoli municipi, stanno uscendo cifre importanti, dobbiamo diventare più bravi a comunicare. Questi cantieri spesso sono vissuti come disagio e lo capisco, soprattutto dai commercianti, ma occorre pensare che l’obiettivo è il miglioramento della condizione di mobilità della città».