Bizjournal Liguria ha inviato una serie di domande ai candidati sindaco di Genova. Pubblicheremo le risposte non appena le riceveremo. Oggi è la volta di Marika Cassimatis dell’omonima lista civica, che ha deciso di correre per conto proprio dopo l’annullamento, da parte di Beppe Grillo, delle “comunarie” del Movimento 5 Stelle da cui era uscita vincitrice. Ha due lauree, in Scienze Politiche e Geografia, materia, quest’ultima, che insegna alle scuole superiori.
- Con il rinvio della delibera Amiu-Iren, sarà la sua amministrazione e la sua maggioranza a dover gestire la questione. Quali soluzioni propone?
«I principi che ispireranno la nostra politica saranno il mantenimento in mano pubblica della maggioranza azionaria di Amiu (non sotto il 51%); l’ingresso di privati tramite bando di gara per poter scegliere la migliore offerta; eventuale project financing con scadenza inferiore a 15 anni al termine dei quali il Comune rientra proprietario a pieno titolo degli impianti».
- Delibera sulla Movida: come conciliare le esigenze di tranquillità e di decoro degli abitanti con quelle commerciali e di svago?
«Le soluzioni vanno definite attraverso tavoli di lavoro partecipati da tutti i soggetti che hanno interesse. Il Comune promuoverà delle politiche di valorizzazione culturale e ludica in altri quartieri della città, individuando spazi di aggregazione, promuovendo eventi, in modo tale da evitare le alte concentrazioni notturne in uno spazio limitato come il centro storico di Genova e distribuendo l’utenza in tutta la città. Il decoro urbano del centro storico sarà al centro dell’attenzione municipale, prevedendo anche regolare lavaggio del manto stradale e premiando i commercianti che attueranno iniziative di valorizzazione. Sarà fondamentale istituire in alcune aree, da individuare, servizi igienici pubblici aperti 24 ore su 24».
- La mancanza di decoro urbano è una delle pecche cittadine, sembra però che spesso siano proprio i genovesi a essere parecchio maleducati e irrispettosi della propria città, come pensa di affrontare la disaffezione verso il bene pubblico?
«Non penso che i genovesi provino disaffezione per la città, certo è che un’amministrazione poco attenta, che trascura il territorio, che non dà segnali di presenza, crea una ambigua aspettativa di tolleranza rispetto alla violazione di norme della civile convivenza. Il Comune, oltre a garantire un efficiente servizio di pulizia e spazzamento delle strade, può promuovere progetti di educazione e di sensibilizzazione nelle scuole, coinvolgendo non solo gli studenti ma anche le loro famiglie, e favorire quegli esercizi commerciali che si attivano per diffondere la cultura e il rispetto per il loro territorio».
- Numero dei dipendenti del Comune. Da alcuni anni le amministrazioni comunali genovesi riducono il numero dei dipendenti tenendo bloccato il turn over. Questa politica produce risparmi nelle spese per il personale, ma priva la macchina comunale dell’apporto di giovani qualificati. Che cosa intende fare?
«Razionalizzazione delle risorse umane, ridurre il numero delle dirigenze mano a mano che ci sono uscite per anzianità e al contempo assumere giovani con qualifiche inferiori, nel pieno rispetto del pareggio del bilancio. Corsi di formazione per figure specialistiche nei diversi servizi, con attivazione, ove possibile, del telelavoro».
- Amt, come rendere l’azienda competitiva per partecipare ai futuri bandi di assegnazione dei servizi nelle macro-aree? Come trovare una soluzione ai problemi di bilancio mantenendo una gestione del servizio dignitosa?
«Razionalizzazione delle risorse umane, razionalizzazione del parco macchine, ridefinizione delle politiche tariffarie abbassando per esempio il costo degli abbonamenti, il che permette di aumentare l’utenza pagante e di ridurre il traffico automobilistico privato e garantendo il controllo della vidimazione del biglietto anche in formato elettronico. Rendere più veloce il percorso urbano dando continuità alle corsie preferenziali. Investimenti privati non superiori al 49% della proprietà complessiva. Presenza di controllori a bordo per garantire la sicurezza nelle ore notturne».
- Da tempo gli imprenditori e le loro associazioni (Confindustria Genova, Ance e Confagricoltura) denunciano il fatto che il Comune assegnerebbe alla propria controllata Aster i servizi di manutenzione (verde pubblico, illuminazione, strada comunali) in modo diretto senza regolari gare d’appalto. Aster agirebbe in regime di monopolio. Che cosa ne pensa? Che cosa intende fare?
«Si è creata una situazione ambigua di Municipalizzata che ha come utenza unica lo stesso Comune. Aster ha un problema di invecchiamento del personale e di mancanza di specializzazione professionale rispetto ai diversi servizi. Una maggiore concorrenza, mantenendo il blocco del turn over e il pareggio di bilancio, penalizzerebbe l’azienda in quanto non competitiva sul mercato».
- Ci sono margini anche per un’azione dell’amministrazione comunale per contribuire all’attrattività delle imprese sul territorio? Nel caso cosa intende fare?
«L’amministrazione comunale può favorire la nascita di piccole medie imprese e start up utilizzando fondi reperibili tramite bandi europei e fondi privati, orientati ai diversi segmenti dell’economia circolare, ai servizi al turismo, al commercio che valorizzi i prodotti del territorio e prodotti a km zero, alle lavorazioni industriali di alta tecnologia, alla cantieristica per la nautica da diporto, alla rigenerazione urbana, alla riqualificazione energetica degli edifici pubblici, alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, tramite Città Metropolitana».
- Turismo: è innegabile che è il settore più fiorente, ma i turisti stanno ancora troppo poco nella nostra città, quali “armi” intende usare per allargare i percorsi turistici cittadini?
«Valorizzazione di tutti i quartieri della città, con percorsi di interconnessione tra litorale e versante. Percorsi naturalistici lungo la linea dei forti, camminamenti urbani, valorizzazione enogastronomica dei quartieri. Creare una offerta a rete dei Parchi storici genovesi, da Ponente a Levante, con una tariffazione unica, da affiancare al sistema dei Rolli già operativo nel Centro Storico e alla valorizzazione dei Musei minori e altre emergenze culturali e paesaggistiche di quartiere. Coordinare le offerte ricettive del settore alberghiero con quello delle camere in affitto, attraverso controlli che disincentivino l’evasione fiscale e la concorrenza scorretta».
- Edilizia popolare: intende prendere delle misure tra problemi di carattere sociale e di manutenzione?
«Agevolare il recupero e la ristrutturazione del patrimonio edilizio pubblico, stipulando convenzioni con gli assegnatari degli alloggi. Favorire i nuclei famigliari delle fasce più deboli, le giovani coppie in difficoltà, attivare forme di co-housing per studenti, anziani, single».
- Municipi: come pensa di gestire i rapporti? Vorrebbe ripensarne il ruolo?
«I municipi sono lo zoccolo della partecipazione diretta dei cittadini, il luogo privilegiato dove si possono definire istanze e proposte che poi devono essere portate al vaglio dell’assemblea di Tursi. Devono essere favorite e potenziate le assemblee partecipate di cittadini, comitati e portatori di interessi locali, da convocare e calendarizzare anche su istanza della cittadinanza, con potestà consultiva e di impulso all’azione politica del Comune di Genova».
- La mancanza di una visione per Genova ne influenza anche il futuro urbanistico. Lei che intenzioni ha?
«Sono una geografa, ho in mente un’idea di città dove le singole parti, i quartieri e i municipi, devono essere elementi di un organismo unitario. La città va riprogettata nel suo complesso, partendo dall’efficientamento del servizio di trasporto pubblico, aumento della velocità di percorrenza, corsie gialle, trasporto leggero su rotaia, dove l’asse di percorrenza Est-Ovest abbia punti di interconnessione con gli assi di penetrazione valliva. Ogni quartiere e municipio deve essere centro per funzioni sue proprie legate alla peculiarietà del territorio; due poli sanitari principali a Levante e a Ponente e piastre sanitarie (casa di cura) per i servizi sanitari negli assi vallivi e nei municipi zona Levante, Centro, Ponente. Istituti scolastici come presidi del territorio, aperti anche al pomeriggio per attività culturali, spazi di aggregazione, formazione degli adulti, attività sportive. Nuovo rapporto dialettico tra la città e il suo porto, apertura di spazi portuali alla città e sviluppo di percorsi ludico sportivi sul waterfront (pista ciclabile dalla Foce a Voltri). Una città efficientemente interconnessa e capillarmente servita è una città che è in grado di garantire un maggiore benessere alla popolazione ed è in grado di invertire il trend demografico che sta condannando Genova alla immobilità e al declino. Una città piacevole da vivere diventa interessante per la migrazione da altre regioni limitrofe, grazie anche alla sua unicità ambientale, climatica e paesaggistica. L’incremento della popolazione porterebbe ad un incremento del gettito fiscale e quindi ad un incremento di risorse utili per migliorare ulteriormente i servizi e abbattere le tariffe».
- Genova è una città di anziani, è innegabile. Crescono la povertà e la solitudine. In che modo pensa di valorizzare il tessuto di associazioni che si occupa di queste tematiche e come intende cambiare la percezione degli over 65 da “peso” a “risorsa per la città”?
«Considerando che l’età pensionabile si sta spostando verso la soglia dei 67 anni, non possiamo più giudicare il 65enne come un peso per la società, in quanto ne è parte attiva. E neppure il pensionato, in quanto in una città in profonda crisi economica, costituisce in molti casi l’unica fonte di reddito sicura per la famiglia. Sulle potenzialità dei pensionati intesi come attori della spesa per beni alimentari e di consumo si basa la politica di diffusione dei grandi centri commerciali che hanno invaso la nostra città e ucciso in molti casi il commercio di vicinato. Non luoghi con l’aria condizionata, pensati e studiati per essere accoglienti per i pensionati, freschi d’estate e caldi d’inverno. Le politiche economiche degli amministratori genovesi degli ultimi decenni hanno posto al centro l’anziano, sfruttando la moneta liquida della sua pensione, il risparmio costituito dall’unità immobiliare di abitazione, favorendo il flusso migratorio di donne occupate nell’assistenza all’anziano, come nel caso delle migranti provenienti dall’Equador (con buon accordo della Banca Carige che ha erogato mutui alle bandanti). La domanda è secondo me mal posta. Ci si dovrebbe chiedere piuttosto perché la città non è attrattiva per i giovani e perché da questi viene abbandonata. Diventa improrogabile pensare ad un nuovo modello di sviluppo sociale, economico ed urbano. Quello proposto dalla Lista Cassimatis».
- I sindacati denunciano possibili tagli ad asili nido e scuole materne, strutture indispensabili per una famiglia di oggi con entrambi i genitori che lavorano (si spera). È una priorità per lei questo tema? Se sì che cosa prevede per questo settore?
«Il servizio alla famiglia è fondamento per il sostegno della stessa. Siamo la regione con il più basso tasso di natalità in Italia, la difficoltà nel reperire un posto negli asili nido e nelle scuole materne è un deterrente importante alla maternità. L’alternativa è la rinuncia al lavoro per uno dei componenti della famiglia. I servizi alle famiglie sono invece una priorità della nostra Lista, diventano prestazioni essenziali per il benessere della cittadinanza e come tali possono, a nostro avviso, superare i vincoli di pareggio di bilancio per assunzione di personale e la attivazione stessa del servizio».