Il settore della nautica torna a crescere. Lo dimostrano i dati diffusi nel report annuale “La nautica in cifre”, presentato al Salone di Genova.
Carla Demaria, presidente Ucina Confindustria Nautica, sorride anche guardando fuori dalle vetrate del mezzanino: sono già tante le presenze nei primi giorni di manifestazione, in attesa del fine settimana, dove di solito si concentrano le visite.
«Per ogni addetto alla produzione corrispondono 7,4 addetti di filiera attivati», dice Demaria, che rilancia la filosofia del Salone di Genova come un Salone di filiera, a differenza di quelli che si sono specializzati solo in determinati ambiti (come Monaco con i super yacht per esempio): «Se si considera la ripartizione degli associati – spiega – le altre nostre corrispondenti in Europa vedono un maggiore peso di servizi e turismo per esempio, seguiti da accessori, componenti e motori e poi la cantieristica. Da noi la categoria servizi e turismo conta per il 32%, vorremmo aumentare questa percentuale».
Non è un caso che la recente modifica dello statuto di Ucina parli di “promozione della filiera in Italia e nel mondo”.
Stefano Pagani Isnardi (ufficio studi Ucina), confessa che è la prima volta, da quando lavora a questo studio, che le cifre inducono ottimismo: dopo la bolla finanziaria scoppiata nel 2008, il settore era crollato.
Il fatturato globale del 2015 (basato sul core business da dati di bilancio delle imprese) è stato di 2,90 miliardi di euro, un +17,1% rispetto al 2014. La produzione nazionale per l’Italia è di 0,55 miliardi (+13,1%), il mercato italiano vale poco meno di un miliardo (950 milioni, +21,3%), con una crescita del 3% degli addetti effettivi (18.130) e un contributo al pil nazionale che cresce del 19%.
Sono queste le cifre che fotografano il settore, che vive ancora sull’export (peso sul fatturato totale: 65%). Non è un caso che le imbarcazioni da diporto e sportive siano al primo posto dei prodotti la cui esportazione è cresciuta di più negli ultimi 20 anni: +486,6% (da 290,1 a 1.701,7 se si parla di quantità).
Il peso della costruzione delle nuove unità conta per il 55% nel fatturato dell’industria nautica, seguito dagli accessori (29%), dai motori (9%) e dal refitting (7%).
Per quanto riguarda la cantieristica, il fatturato totale registra un +20% e la produzione di nuove unità va per il 90% in esportazione, solo l’8% nel mercato nazionale. «Le importazioni hanno un ruolo marginale nella composizione del fatturato – specifica Pagani – anche per il fatto che, a seguito della crisi del mercato italiano, le dinamiche commerciali di numerosi marchi prevedono una vendita diretta da parte delle case madri». Le cosiddette unità minori (unità inferiori ai 2,5 metri, canoe, kajak, pattini, pedalò eccetera) rappresentano la variazione percentuale maggiore a livello nazionale per l’esportazione (42,9%) e sono aumentate sempre per il 42% circa sul fatturato globale. In realtà a pesare maggiormente sul fatturato globale sono le unità entrobordo, fuoribordo e idrogetto (90%).
«Per il 2016 ci attendiamo un boom del fuoribordo – annuncia Pagani – visto che il mercato ha già dato segnali importanti». Sul mercato interno gli accessori hanno sofferto meno di tutte le altre categorie.

Marco Fortis della Fondazione Edison è entrato nello specifico delle province italiane: Dopo Lucca e Rimini, Genova è, insieme a Torino e Napoli, quella in cui si fattura di più nel settore della cantieristica da diporto: da 50 a 100 milioni di euro.
Se si analizza il valore dell’export, Genova è, insieme alla Spezia, nella categoria da 100 a 500 milioni di euro (Savona e Imperia da 10 a 100 milioni). Guardando il numero di imprese La Spezia e Genova ospitano da 20 a 50 aziende sul loro territorio (Savona e Imperia da 1 a 10), mentre come numero di addetti si va dagli 1-50 della provincia di Savona, ai 250-1000 di Genova e La Spezia, mentre Savona si ferma tra 50 e 250.
«Le province della Spezia, di Massa Carrara, di Lucca, di Pisa e di Livorno, considerate insieme – aggiunge Fortis – costituiscono una delle due aree di eccellenza della nautica da diporto italiana, e nello specifico la più importante sia in termini occupazionali che di fatturato ed esportazioni. Il “distretto tirrenico” si compone di 167 imprese attive nel settore della cantieristica nautica, che danno impiego a 3.286 addetti. Rappresentano il 17% delle 983 imprese complessivamente presenti sul territorio nazionale, il 20,5% delle 815 imprese della cantieristica localizzate nelle province costiere e ben il 29,5% delle 567 imprese della cantieristica nautica operative nelle sole province tirreniche. La loro incidenza è dunque molto più elevata rispetto a quella dell’industria manifatturiera considerata nel suo complesso».

L’Italia è al primo posto per posizionamento nel mercato internazionale per la nautica da diporto (quota di mercato del 16,3%) e con un surplus rilevante nel saldo commerciale (1,7 miliardi di dollari). Le barche sono quarte nel “medagliere internazionale” dei prodotti in cui l’Italia ha leadership mondiale, dietro a borse, scarpe con suola in cuoio e macchine da imballaggio.
Fortis annuncia anche qualcosa che farà molto piacere alle imprese: durante la presentazione del piano industria 4.0, che stimola le innovazioni (dalla cyber security al cloud, dai big data a internet nell’industria) è stato confermato il super-ammortamento del 140% sugli investimenti di tipo tradizionale anche nel 2017 (sino al primo semestre 2018), ma soprattutto che ci sarà un iper-ammortamento del 250% in chi investirà in tecnologia 4.0.
Sorride anche Gianluca De Candia, direttore generale di Assilea, l’associazione italiana leasing: «Col super-ammortamento i leasing sono aumentati del 20%, l’iper produrrà altri buoni risultati per noi», risultati che hanno visto un’inversione di tendenza anche nei leasing legati alla nautica: la dinamica dello stipulato nel 2015 era di oltre 285 milioni di euro (contro i 180 milioni del 2014), ulteriore crescita nel primo semestre del 2016, con un trend che supera i 315 milioni. Un peso che rispetto al totale vale circa l’1,7% (nel 2016 l’1,6 perché stanno aumentando i leasing in generale, che vale circa 20 miliardi).
«Si sta anche ampliando la platea di soggetti che si affacciano a questi finanziamenti – aggiunge De Candia – tanto che diminuisce il taglio medio delle operazioni: a 700 mila euro». Buone notizie anche sul fronte operatori: erano scesi a 9 dai 40 del pre-bolla, oggi sono 16.
L’effetto-Salone quest’anno si è fatto sentire a gennaio, ribadisce De Candia, «quindi è probabile che i dati del 2017 saranno ancora più incoraggianti».
Per approfondire: La nautica in cifre anno 2015