Al boom edilizio di Genova nel secondo dopoguerra risale più di un edificio su tre. Mentre risale a prima del Novecento una struttura su cinque. Lo afferma uno studio dedicato al capoluogo ligure di Rina Prime Value Services, società parte del Gruppo Rina specializzata nell’assistere operatori del mercato pubblico e privato con servizi progettati per proteggere e incrementare il valore del capitale immobiliare in ogni fase dell’investimento.
«Il patrimonio immobiliare di Genova è vario e riflette le diverse epoche di sviluppo della città, caratterizzate da importanti fasi di crescita economica, trasformazioni urbane e flussi migratori − afferma Nunzio di Somma, senior director Rina Prime Value Services −. Dalla nostra analisi emerge che il patrimonio immobiliare di Genova, come quello di molte città storiche, è caratterizzato da un livello significativo di obsolescenza, con edifici che spesso non soddisfano gli standard energetici e ambientali odierni. L’implementazione della nuova direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) rappresenta un’opportunità cruciale per accelerare gli interventi di riqualificazione energetica e portare il nostro patrimonio edilizio verso un futuro più sostenibile. Agire con tempestività non è solo un obbligo normativo, ma una necessità per garantire efficienza, sostenibilità e miglior qualità della vita per i cittadini».
Secondo una suddivisione stimata delle epoche di costruzione degli edifici genovesi, circa il 20% del patrimonio edilizio di Genova risale a prima del 1900. Questa quota comprende il centro storico, che è uno dei più grandi d’Europa, con edifici medievali, rinascimentali e barocchi. È in questa epoca che sono state costruite molte delle strutture storiche che danno alla città il suo carattere distintivo.
Circa il 15% del patrimonio immobiliare genovese è stato invece costruito tra il 1900 e il 1950. In questo periodo, Genova si espanse rapidamente, soprattutto a causa della crescita industriale e dell’immigrazione interna. I primi decenni del 1900 videro la costruzione di numerosi palazzi in stile liberty e razionalista.
Circa il 35% degli edifici risale al periodo tra il 1951 e il 1970. Questa è stata la fase di massimo sviluppo edilizio della città. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Genova visse un boom edilizio legato alla ripresa economica e alla necessità di nuovi alloggi per la popolazione in aumento. Sono stati costruiti molti palazzi residenziali in cemento armato, tipici degli anni ’50 e ’60.
Tra il 1971 e il 1990 è stato invece costruito circa il 20% del patrimonio edilizio risale a questo periodo, quando la crescita edilizia iniziò a rallentare rispetto ai decenni precedenti. Durante questi anni, l’urbanizzazione proseguì nelle zone periferiche e collinari, con edifici spesso più moderni rispetto alle costruzioni del dopoguerra.
Tra il 1991 e oggi è stato infine edificato circa il 10% del patrimonio urbano genovese. Mostra una crescente attenzione alla sostenibilità e al design moderno, con edifici spesso caratterizzati da soluzioni innovative e materiali eco-friendly. Tuttavia, in alcune aree, la qualità della costruzione e l’efficienza energetica possono risultare comunque insufficienti.
Queste stime offrono una panoramica generale del patrimonio immobiliare di Genova e possono variare nei diversi quartieri della città.
«Queste percentuali forniscono una panoramica generale del patrimonio edilizio di Genova e possono variare leggermente a seconda dei quartieri. Da questi dati si evince però che la ristrutturazione degli edifici nella città è una priorità non più rimandabile con l’introduzione della Direttiva EPBD: il 90% degli edifici risale infatti a prima del 1990, ciò significa che la classe energetica è ormai obsoleta per essere in linea con gli standard UE», conclude Di Somma.