Nella realtà imprenditoriale ligure, il percorso verso la trasformazione digitale rappresenta un terreno di confronto tra due visioni: quella dell’investimento strategico e quella del mero costo aziendale. L’approccio “ligure” agli investimenti digitali, tradizionalmente caratterizzato da prudenza e gradualità, merita una riflessione approfondita alla luce delle sfide contemporanee.
Digitalizzare non è “digitare”
Partiamo da una distinzione fondamentale, spesso fraintesa: un’azienda non è “digitale” semplicemente perché utilizza software gestionali o emette fatture elettroniche. La vera digitalizzazione avviene quando i dati diventano strumenti decisionali, capaci di orientare le scelte strategiche e operative.
Molte pmi liguri utilizzano strumenti digitali limitandosi a “digitare” informazioni, senza sfruttare il potenziale informativo che questi dati potrebbero generare. Il vero salto qualitativo avviene quando passiamo dal semplice inserimento di dati alla loro analisi integrata e alla loro trasformazione in conoscenza operativa.
L’approccio ligure: tra cautela e necessità
La mentalità imprenditoriale ligure si confronta oggi con l’imperativo della trasformazione digitale. Questa tensione si manifesta in domande ricorrenti: “quanto mi costerà digitalizzare l’azienda?”, quanto tempo servirà prima di vedere risultati concreti?”, “posso permettermi di modificare processi che, pur imperfetti, funzionano da anni?”.
Queste perplessità sono legittime, ma non devono trasformarsi in immobilismo. La risposta sta in un approccio graduale ma determinato, che potremmo definire “dei sassi nel fiume”: piccoli passi successivi, ciascuno con obiettivi chiari e misurabili.
La digitalizzazione a misura di pmi ligure
Per adattarsi alla realtà delle piccole e medie imprese liguri, il percorso di digitalizzazione deve rispettare alcune caratteristiche:
- Modularità: interventi circoscritti e progressivi, ciascuno autonomo ma inserito in una visione d’insieme
- Concretezza: ogni passo deve generare benefici tangibili e misurabili nel breve periodo
- Sostenibilità economica: investimenti proporzionati alla dimensione aziendale, con ritorni verificabili
- Valorizzazione dell’esistente: partire dalle risorse e competenze già presenti in azienda
Un caso concreto: il settore nautico ligure
Prendiamo per esempio un cantiere nautico di medie dimensioni della riviera di Ponente. L’introduzione di un semplice sistema di monitoraggio dei consumi energetici ha permesso di:
- Identificare i momenti di picco energetico durante la giornata lavorativa
- Riorganizzare l’utilizzo dei macchinari più energivori
- Ridurre i costi energetici del 15% in sei mesi
L’investimento iniziale (sensori di consumo e software di analisi) è stato recuperato in meno di un anno, generando poi un risparmio netto che ha finanziato il passo successivo: l’ottimizzazione della gestione del magazzino ricambi.
Da dove iniziare? Il metodo del “nodo informativo”
Per le pmi liguri, il consiglio è di individuare quel “nodo informativo” che, se risolto, genererebbe il maggior impatto immediato.
Per un’azienda di trasporti potrebbe essere l’ottimizzazione dei percorsi e dei consumi, per un’attività commerciale l’analisi delle rotazioni di magazzino, per un’impresa manifatturiera il monitoraggio dei fermi macchina.
L’importante è concentrarsi inizialmente su un solo aspetto, renderlo “digital” secondo la definizione corretta: informazione aggiornata, precisa, affidabile e disponibile a costo quasi nullo nel momento della decisione.
Il costo del non-digitale: i rischi nascosti
Quando valutiamo il costo della digitalizzazione, dovremmo sempre confrontarlo con il “costo nascosto” del mantenimento dello status quo:
- Tempo sprecato nel reperire informazioni disperse
- Opportunità commerciali perse per lentezza decisionale
- Errori dovuti a dati obsoleti o imprecisi
- Inefficienze operative che erodono i margini
Per un’azienda ligure del settore agroalimentare, per esempio, il semplice monitoraggio digitale delle scorte ha eliminato sia i costi di sovra-stoccaggio sia quelli, ben più gravi, delle rotture di stock, migliorando significativamente la gestione finanziaria.
Superare le resistenze: la sfida culturale
La trasformazione digitale incontra spesso resistenze culturali prima ancora che tecniche. Nelle pmi liguri, caratterizzate da forte tradizione e continuità gestionale, possono emergere resistenze significative: da “Abbiamo sempre fatto così e ha sempre funzionato”, a “I nostri clienti non sono interessati a queste innovazioni”, fino a “Le persone in azienda non sono preparate per questi cambiamenti”.
La risposta efficace è il coinvolgimento attivo di tutti gli attori aziendali, mostrando rapidamente benefici concreti e celebrando i piccoli successi. L’esperienza dimostra che anche le aziende più tradizionali, una volta superata la diffidenza iniziale, diventano promotrici entusiaste dell’innovazione.
Conclusione: da costo a investimento, cambiando prospettiva
La vera sfida per le pmi liguri non è tecnologica, ma di visione. Trasformare la percezione della digitalizzazione da “costo necessario” a “investimento strategico” richiede un cambio di prospettiva che parte dalla leadership aziendale.
Le imprese che sapranno cogliere questa opportunità, procedendo con la tradizionale prudenza ligure ma con determinazione verso obiettivi chiari, troveranno nella digitalizzazione non solo uno strumento di efficienza, ma un potente alleato competitivo.
In definitiva, come recita un vecchio adagio marinaro ligure: “Non è la forza del vento, ma la posizione delle vele che determina la rotta”. Nel mare della trasformazione digitale, le pmi liguri hanno l’opportunità di regolare le proprie vele per navigare verso nuovi orizzonti di competitività.
Articolo in collaborazione con TechMakers.