Da piccola a media azienda. Sitep Italia, che ha sede nell’Arsenale della Spezia, ha saputo gestire i delicati passaggi generazionali che spesso non consentono lo sviluppo delle imprese e ha puntato sull’innovazione e la condivisione dei progetti con le altre realtà che fanno parte del Consorzio Tecnomar del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine, ente gestore del Polo regionale dell’innovazione Dltm.
Antonio Furio, il ceo, racconta: «Sitep Italia è stata costituita nel 1975. Io, insieme con mia moglie, Cristiana Pagni, rappresentiamo la seconda generazione, ma è già entrata anche la terza e questa continuità dà molta stabilità a tutti i processi di cambiamento».
Sitep opera nel campo dell’elettronica per la difesa e si occupa di tutte le fasi: dall’idea alla progettazione per poi passare alla realizzazione e al customer service. Nel 2001 erano una quarantina i dipendenti, oggi sono circa 90 e il turnover è di circa 15 milioni di euro.
«Ci classifichiamo ormai come una media azienda, siamo atipici sul territorio a livello di dimensione nell’industria della difesa».
I prodotti a marchio Sitep nel campo della navigazione, della comunicazione e della sicurezza sono venduti in tutto il mondo. «Il primo mercato è Singapore – afferma Furio – abbiamo poi altri business importanti in Germania, in Norvegia, in Turchia e in Australia. In quest’ultimo Paese abbiamo un’azienda sul territorio, Sitep Australia. Probabilmente replicheremo questo modello in altri mercati importanti, perché permette di avvicinarci molto al cliente e azzeriamo le difficoltà relative al fuso orario e alla lingua. In questo modo i problemi si possono risolvere più velocemente». Grazie a questa strategia Sitep registra un alto indice di mantenimento del mercato, una volta conquistato.
Il 2024 è andato molto bene: «Il nostro portafoglio ordini ha registrato un incremento del 50% rispetto all’anno precedente. Le marine militari, che sono i nostri clienti, hanno necessità di proteggersi oppure di creare le necessarie infrastrutture per difendersi».
La crescita non è legata solo ai venti di guerra che si registrano nel mondo, ma anche all’appartenenza a cluster, a poli, a consorzi come appunto il Dltm e Tecnomar: «Tanta della finanza agevolata che noi utilizziamo per lo sviluppo dei progetti di investimento, di ricerca e sviluppo, arriva da loro ed è la finanza agevolata che supporta le attività di ricerca. La produzione di prototipi in prospettiva di industrializzazione ha bisogno di finanziamenti».
Tra i progetti realizzati grazie al Dltm c’è lo sviluppo di un mezzo unmanned in una filiera che aveva anche Oto Melara, per esempio, tra i partner: «Se ne parlava già sette anni fa, un progetto pionieristico che abbiamo portato anche a Sea Future, dimostrando come il nostro comparto fosse molto avanti. Ogni azienda del Dltm coinvolta vi ha riversato le proprie competenze. Avere la possibilità tramite il Distretto e Tecnomar di potersi sedere a un tavolo con i colleghi consente di scambiarsi le informazioni, le opinioni, di condividere anche delle scelte strategiche». Spesso le aziende sullo stesso territorio non si conoscono e anche se magari si occupano di ambiti diversi possono nascere collaborazioni inedite: «Per esempio ora stiamo sviluppando un sistema di comunicazione in 5G in ambito militare e un nostro partner del consorzio ci sta chiedendo di poterlo utilizzare nell’ambito della logistica, quindi alla fine si utilizza una tecnologia sviluppata nel mondo militare per un’applicazione che è completamente diversa. Queste cose si riescono a fare perché ci sono questi tavoli di scambio e su un territorio come quello ligure, in cui l’isolamento, il restare chiusi nel proprio orticello è una caratteristica marcata a livello imprenditoriale».
Oggi è arrivata l’intelligenza artificiale che accelera di molto i processi: «Ci sta aiutando. Abbiamo in corso un progetto di trasformazione digitale e in questo momento è in corso l’attività di formazione ai manager. Con l’uso dell’Ia possiamo ottenere un doppio beneficio: uno sugli aspetti organizzativi, strutturali, aziendali, l’altro riguarda la generazione di nuovi prodotti. Abbiamo cominciato a fare dei corsi di formazione con l’utilizzo dei visori della Apple, che consentono al cliente di entrare all’interno del prodotto e familiarizzare con esso. Il progetto si concluderà a metà dicembre».
Dopo il Covid le aziende sono cambiate e anche i lavoratori hanno delle priorità: «La mia esigenza – confessa Furio – in questo momento è rendere l’azienda attrattiva per i talenti che escono dall’università. Vanno alimentati continuamente, perché rischi di perderli dopo qualche tempo. È un problema diffuso e ognuno sta cercando di organizzarsi con tutti gli strumenti possibili e immaginabili. Noi siamo competitivi a livello di contratti, di smart working, di portafoglio dedicato per la formazione su corsi proposti dai nostri neoassunti».