Sono 3 i progetti vincitori in Liguria per il quarto round del bando multi-round di Fondazione Telethon che assegna più di 500 mila euro nella Regione e 6,35 milioni di euro in Italia, raccolti grazie alle donazioni dei cittadini, che finanzieranno la ricerca sulle malattie genetiche rare.
I ricercatori finanziati in Liguria sono:
- Michael Pusch, Consiglio nazionale delle ricerche – Cnr di Genova;
- Anna Fassio, Università di Genova;
- Elisabetta Colombo, Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova.
Il bando multi-round è stato avviato nel 2021 per permettere ai ricercatori, che desiderano richiedere i finanziamenti, di poter presentare i propri progetti in quattro occasioni nell’arco di tre anni, eventualmente rivedendoli e ripresentandoli alla luce dei commenti della commissione di esperti in caso di valutazione negativa.
Grazie a quest’ultima assegnazione, sono oltre 3.000 i progetti finanziati dalla Fondazione dalla sua nascita. La valutazione dei progetti avviene tramite il metodo della peer review sul modello delle principali agenzie internazionali di finanziamento della ricerca, come per esempio i National Institutes of Health (Nih) statunitensi. A valutare i progetti sono esperti internazionali o Italiani che lavorano all’estero che non hanno conflitti di interesse rispetto al progetto da valutare. In occasione di ogni bando, i revisori esterni che supportano la CMS possono essere individuati sia nella banca dati di Fondazione Telethon, che ad oggi ne conta circa 9000, sia coinvolti ex novo.
Per questo quarto round del bando la valutazione dei singoli progetti è stata affidata alla Commissione Medico Scientifica (Cms) della Fondazione, composto da 28 membri, che si sono avvalsi del supporto di 199 revisori esterni.
«Il bando è un’occasione importantissima per garantire lo sviluppo di questi progetti grazie agli importanti fondi destinati per la ricerca sulle malattie rare. Soprattutto in questo momento, in cui è in corso la Maratona di Fondazione Telethon, è importante mostrare come i fondi e le donazioni degli italiani contribuiscano a dare vita a progetti di grande valore. Ogni edizione del bando rappresenta un ulteriore passo avanti nella ricerca scientifica e un’aggiuntiva conferma del grande e prezioso lavoro dei ricercatori che dedicano ogni giorno risorse fisiche e mentali per trovare soluzioni concrete che aiutino e migliorino la vita delle persone con malattie rare. Ogni ricercatore, con ogni progetto candidato, contribuisce ad un avanzamento della scienza e dona la speranza alla comunità dei pazienti di poter avere soluzioni concrete per le proprie patologie rare», ha dichiarato Celeste Scotti, direttore Ricerca e Sviluppo di Fondazione Telethon.
I nuovi progetti finanziati permetteranno, tra gli altri, lo studio sulla disabilità intellettiva, disturbi dello neurosviluppo, deficit CDKL5, malattia di Huntington, sindrome di Aicardi-Goutieres, leucodistrofia autosomica dominante, ceroidolipofuscinosi, malattia da prioni, malattia di Krabbe, sindrome di Angelman, malformazione cavernosa cerebrale, fibrosi cistica, immunodeficienze primitive, retinite pigmentosa e progeria.
Nei prossimi giorni, dal 14 al 22 dicembre, si rinnova l’appuntamento con la settimana di sensibilizzazione e con la Maratona di Fondazione Telethon, giunta alla 35esima edizione, per continuare a sostenere la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.
I tre progetti finanziati da Telethon in Liguria
Anna Fassio dell’Università di Genova guiderà un gruppo di ricerca che studierà le mutazioni nel gene TBC1D24, associate a una serie di disturbi del neurosviluppo, caratterizzate da epilessia, disturbi del movimento e sordità. Molte di queste mutazioni causano una perdita di funzione della proteina TBC1D24, che è associata ad attacchi epilettici a esordio precoce, spesso resistenti ai farmaci. La proteina TBC1D24 aiuta a regolare lo sviluppo e la comunicazione delle cellule nervose: nello specifico, alterazioni di questa proteina contribuiscono al malfunzionamento delle sinapsi neuronali, cioè i circuiti che permettono alle cellule del sistema nervoso di comunicare correttamente fra loro, favorendo l’insorgere delle crisi epilettiche. L’obiettivo del progetto è quello di comprendere i meccanismi molecolari di come la perdita della funzione di TBC1D24 causi epilessia, e ricercare nuove strategie terapeutiche attraverso lo studio di composti potenzialmente in grado di ripristinare la funzionalità neuronale. A tale scopo, i ricercatori utilizzeranno modelli preclinici cellulari e animali che mimano le alterazioni dovute a mutazioni di TBC1D24. Una prima parte del progetto è dedicata allo studio dei meccanismi cellulari alla base della comunicazione cellulare. Nella seconda parte del progetto, sfruttando i risultati raggiunti, verranno testati due composti in grado di regolare tali meccanismi, allo scopo di ripristinare la normale attività delle cellule cerebrali, che auspicabilmente si tradurrà in una riduzione della ipereccitabilità nei modelli di studio. I risultati di questo progetto amplieranno le conoscenze dei meccanismi alla base dell’epilessia associata a mutazioni del gene TBC1D24 e apriranno la strada a potenziali nuovi approcci terapeutici.
Elisabetta Colombo dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, approfondirà con il suo team la retinite pigmentosa, una malattia genetica degenerativa della retina che provoca la perdita della vista periferica e la cecità notturna, portando con l’età alla totale perdita della vista: una condizione per la quale non è attualmente disponibile una cura efficace. La degenerazione colpisce il lato presinaptico della sinapsi tra fotorecettori e neuroni della retina interna, lasciandola ancora attiva ma senza fotosensibilità. Questo progetto mira a ripristinare queste connessioni sinaptiche perse grazie a una nuova protesi retinica basata sul rilascio di glutammato, il principale neurotrasmettitore eccitatorio della retina. Saranno combinati strumenti nanotecnologici e polimeri intelligenti per interfacciare i neuroni della retina interna denervati dai fotorecettori con un nanodispositivo in grado di rilasciare glutammato sotto stimolazione luminosa e ricreare così una connessione ibrida abiotica/biotica con il tessuto retinico degenerato. La protesi retinica “chimica” che proponiamo sarà interamente organica e flessibile e verrà impiantata in vivo nello spazio sotto-retinico dei ratti Royal College of Surgeons, un noto modello di retinite pigmentosa umana. Questa strategia, sfruttando la sensibilità residua al glutammato delle cellule bipolari, supera il concetto di stimolazione elettrica delle protesi retiniche allo stato dell’arte, fornendo uno strumento terapeutico biomimetico per il recupero della vista a causa della perdita di fotorecettori e per una percezione visiva fisiologica nei pazienti con retinite pigmentosa.
Michael Pusch del Consiglio nazionale delle ricerche di Genova, con il suo gruppo, studierà alcuni dei geni coinvolti in varie forme di disabilità intellettiva, ritardo nello sviluppo neurologico, neurodegenerazione e altre patologie neurologiche che interessano pazienti pediatrici. Tra questi sono inclusi alcuni membri della famiglia genica CLC, CLCN3 e CLCN4, che codificano per proteine che trasportano anioni e sono importanti per il funzionamento delle strutture intracellulari dei neuroni, quali gli endosomi e i lisosomi. Mutazioni di CLCN3 e CLCN4 sono state individuate in un numero crescente di pazienti, che per lo più mostrano sintomi patologici subito dopo la nascita. Generalmente le proteine agiscono in concerto con altre proteine accessorie: tuttavia, fino a poco tempo fa non era stata individuata nessuna proteina in grado di interagire con CLCN3 e CLCN4. Recentemente, alcuni esperimenti preliminari suggeriscono che TMEM9 e TMEM9B, due proteine dalla funzione ancora ignota, interagiscono con CLCN3 e CLCN4. Infatti, la loro co-espressione riduce l’attività di CLCN3 e CLCN4 e altera le proprietà di CLCN3. Questa scoperta è potenzialmente molto importante per comprendere i meccanismi molecolari alla base delle patologie causate da mutazioni di CLCN3 e CLCN4. In questo progetto ci si propone di caratterizzare in dettaglio l’interazione CLCN3/4-TMEM9/9B e verificarne la rilevanza in ambito patologico. In particolare, si valuterà se questa interazione avviene realmente nei neuroni e se le varianti patologiche individuate la modificano provocando la malattia. L’individuazione di questi nuovi attori molecolari può ampliare le frontiere della ricerca sulle patologie causate da mutazioni di CLCN3 e CLCN4 e fornire nuove strategie per la cura e la terapia dei pazienti.