Filippo Bassi della startup innovativa D-Heart ha brevettato un elettrocardiografo portatile e i sistemi di riavvolgimento dei cavi e intelligenza artificiale. Un esempio di come la medicina tende sempre di più ad avvicinarsi ai pazienti e questo è possibile soltanto attraverso l’uso delle nuove tecnologie.
– Di cosa si occupa nella start-up innovativa D-Heart e cosa ha sviluppato?
«Lavoro nel reparto logistica di D-Heart che è una pmi innovativa che ha prodotto il primo elettrocardiografo per smartphone utilizzabile da chiunque».
– Come funziona questo elettrocardiografo portatile?
«L’elettrocardiografo è lo strumento che permette di registrare un elettrocardiogramma per tracciare l’attività elettrica del cuore ed è possibile effettuarlo direttamente attraverso il telefono e la connessione Bluetooth tra il dispositivo D-Heart e il telefono».
– Com’è composto il team di D-Heart?
«D-Heart è composto da un team molto piccolo ma molto affiatato: da due cofondatori Nicolò Maurizi che si occupa della parte medica dell’azienda mentre l’altro a Nicolò Briante che era un suo compagno all’Università di Pavia dove si sono conosciuti e che invece si occupa più della parte commerciale, poi abbiamo, Licia Calcagno che è la nostra responsabile del servizio clienti, Cautarganane e Camilla che si occupano della parte commerciale fuori dall’Italia e poi ci sono io che mi occupo della parte logistica e operativa, dalle spedizioni alla contabilità».
– Com’è nata D-Heart?
«D-Heart è nata dall’esperienza personale di uno dei fondatori, Nicolò Maurizi, che purtroppo ha avuto un infarto all’età di 16 anni e, trovandosi al mare in una località remota in Italia, l’ospedale più vicino non disponeva degli strumenti per poterlo curare nella maniera corretta. Da quest’esperienza ha deciso di trasformare quello che è stato il suo problema in un’opportunità, decidendo di creare D-Heart. Questo elettrocardiografo portatile ha però la stessa accuratezza e lo stesso standard dell’elettrocardiografo ospedaliero».
– Cosa ha brevettato D-Heart?
«D-Heart ha brevettato due sistemi: il primo sistema è il riavvolgimento automatico dei cavi in quanto i cavi presenti nell’elettrocardiografo, quelli per poter registrare l’elettrocardiogramma sul paziente, grazie al nostro sistema escono e vengono riavvolti in maniera automatica; il secondo sistema che è stato brevettato è quello che attraverso algoritmi di intelligenza artificiale permette al paziente di utilizzare la fotocamera del proprio smartphone per inquadrarsi e sapere dove poter posizionare nella maniera corretta gli elettrodi che servono per poter registrare l’elettrocardiogramma. Questo permette a chiunque, anche a una persona che non ha conoscenza medica di base di utilizzare D-Heart in completa autonomia».
– Qual è la vostra strategia di vendita?
«Noi vendiamo per lo più attraverso e-commerce quindi sia dal nostro sito proprietario dove utilizziamo campagne pubblicitarie sponsorizzate. Per la vendita all’estero ci affidiamo a distributori o rivenditori che commercializzano il nostro prodotto. Oltre al nostro sito proprietario utilizziamo anche altre piattaforme di e-commerce».
– Aree geografiche in cui vi state espandendo?
«Siamo certificati Ue quindi in Italia e in Europa possiamo commercializzare il nostro prodotto come dispositivo medicale a tutti gli effetti. Noi rivendiamo e vendiamo il prodotto
attraverso i distributori anche fuori dall’Unione Europea in diversi paesi come, per esempio, in Messico, Brasile, Malesia e Vietnam. Stiamo cercando di espanderci anche in Medio Oriente».
– Progetti futuri?
«Stiamo cercando di avviare dei progetti che siano sempre correlati a quello che può essere la medicina sul territorio e la telemedicina cioè la possibilità di mandare un esame o, nel nostro caso una registrazione di un elettrocardiogramma, al medico senza doversi muovere da casa e quindi evitare code oppure, come è successo in pandemia, evitare possibili zone di contagio».
– Qual è il rapporto tra settore medicale e nuove tecnologie?
«Per D-Heart l’obiettivo è quello di favorire la telemedicina quindi avvicinare la medicina ai pazienti. Questo discorso si può estendere dall’elettrocardiografo anche ad altri tipi di strumenti, penso alla possibilità di noleggiare un holter cardiaco o un holter pressorio da utilizzare a casa e poi averlo indietro attraverso l’invio digitale del referto da parte di un cardiologo al paziente che quindi non si deve più muovere da casa per riceverlo».
– Un consiglio ai giovani?
«Il consiglio che posso dare alle nuove generazioni è cercare di non accontentarsi mai di quello che si è fatto ma scoprire sempre di più, approfondire la conoscenza del settore in cui si opera in maniera da diventare sempre più preparati su quell’argomento e riuscire a proporsi a diversi target o diversi clienti».