Il trasferimento del Tfr dall’azienda a una forma di previdenza complementare comporta vantaggi sia per la stessa azienda sia per i dipendenti. In quale misura e a quali condizioni? Lo hanno spiegato ieri sera, in un incontro con gli imprenditori nella sede direzionale di Genova di Bper Banca, Antonio Barbieri Ripamonti, responsabile degli Investimenti Previdenziali e Istituzionali di Arca Fondi Sgr, e Luigi Morselli responsabile della Previdenza Complementare di Bper Banca, introdotti da Luigi Zanti, direttore territoriale della Liguria per Bper Banca.
Per quanto riguarda l’azienda, quella che trasferisce il Tfr a una forma di previdenza complementare può beneficiare di una serie di vantaggi tangibili previsti dalla normativa. La quota di Tfr destinata alla previdenza complementare non è sottoposta alla rivalutazione obbligatoria (riduzione costi). Non è dovuto il contributo al fondo di garanzia del Tfr, pari allo 0,20% dello stipendio lordo (riduzione costi). Si beneficia di una riduzione degli oneri sociali cosiddetti impropri per i versamenti fatti alla “Gestione prestazioni temporanee ai lavoratori dipendenti” (disoccupazione, trattamenti economici per malattia, rimpatrio dei lavoratori extra – comunitari ed ogni altra forma di previdenza a carattere temporaneo diversa dalle pensioni) in misura pari allo 0,28% dello stipendio lordo – diminuzione costo del lavoro È possibile dedurre dal reddito d’impresa il 6% del Tfr annuo destinato alla previdenza complementare se l’azienda ha meno di 50 dipendenti, il 4% negli altri casi (riduzione imponibile fiscale
Il dipendente che versa il Tfr nel Fondo pensione risparmia imposte, beneficiando di un trattamento fiscale favorevole, gode di un elevatissimo grado di protezione grazie alle tutele normative, alla vigilanza della Covip, ha maggiori possibilità di accesso al suo Tfr . E per un servizio su misura, ha precisato Antonio Barbieri Ripamonti, il dipendente ha a sua disposizione i consulenti di Arca Previdenza.
I vantaggi della previdenza complementare, però, sono ancora poco conosciuti.
«La normativa sulla previdenza complementare – precisa Luigi Morselli – è stata introdotta ormai 25 anni fa ma ancora oggi solo un lavoratore su tre ha una forma di previdenza complementare nonostante tutti i vantaggi fiscali che ci sono. Se poi parliamo dei giovani, la situazione è ancora peggiore, sono loro che avranno grossi problemi in futuro, ma solo un giovane su cinque, quindi il 20%, ha una forma di previdenza complementare, per cui il nostro impegno come Bper è quello non solo di proporre i nostri prodotti ma fare anche informazione. Quando, un anno e mezzo fa, la banca ha deciso di costituire la struttura che guido io lo ha fatto anche per svolgere una funzione sociale, perché è chiaro che se un giovane non comincia a costruirsi la sua pensione oggi rischia veramente di trovarsi domani in forte disagio, non dico in mezzo alla strada ma col sistema contributivo introdotto da Lamberto Dini le pensioni arriveranno a un 50% dell’ultimo stipendio. In sostanza, è a rischio il mantenimento del tenore di vita che una persona aveva quando lavorava. Bisogna trovare la chiave di lettura per informare e sensibilizzare i giovani. Stiamo avviando un cantiere di digitalizzazione per raggiungerli con i canali che conoscono loro, quindi, per esempio, pensiamo anche a fare dei TikTok che trattino di questi argomenti, e a dei post su Facebook».