I piccoli Comuni sono esclusi dalla digitalizzazione, pmi e giovani mancano delle risorse finanziarie e tecnologiche per trasformare le loro idee in realtà. Eppure esistono gli strumenti per rendere questi soggetti protagonisti dell’innovazione e dello sviluppo economico del Paese. È quanto sostiene Giancarlo Vinacci, ex assessore al Comune di Genova, presidente della Fondazione Vinacci think tank e responsabile del Dipartimento Innovazione e Sviluppo di Forza Italia, nella relazione presentata alla convention degli azzurri che si è tenuta a Roma questo fine settimana.
«L’Eu – spiega Vinacci – finanzia attraverso fondi Fesr/Fse/Fondo di Coesione, il programma Horizon Europe e Digital Europe – l’istituzione degli Open innovation center, dove studenti e giovani imprenditori possono accedere per rendere sostenibili le proprie idee trasformandole in imprese. Tuttavia persiste, soprattutto in Italia, che è all’ultimo posto in Eu per attrazione di investimenti anche su nuove iniziative innovative, lo scollamento tra la teoria e la pratica. Quando un talento riesce ad affinare il suo progetto e renderlo sostenibile, non trova alcun supporto nella p.a. che, dal punto di vista finanziario lo abbandona al proprio destino. Spesso le migliori iniziative trovano finanza all’estero».
Secondo Vinacci « Gli Open innovaton center vanno visti come una grande piazza, fisica e virtuale, in cui studenti e imprenditori incontrano p.a., università e associazioni di categoria. Devono dotarsi di una serie di accordi con investitori, come fondi, banche, family office, che preventivamente dichiarino in quali settori desiderano investire. Bisogna che tali soggetti, partner degli Oic, possano accedere a un Fondo di Garanzia che garantisca almeno al 50% i loro investimenti».
In Italia le microimprese con meno di 10 addetti rappresentano il 95,05% del totale, le pmi il 4,86% contro un 0,09% di grandi imprese (fonte: Osservatori.net Digital innnovation). Incontrano difficoltà, per carenza di capitale e di personale specializzato, nello sviluppo della digitalizzazione dei processi produttrici che oggi è la chiave dello sviluppo. Inoltre hanno subito l’impatto della pandemia da Covid 19. Vinacci propone di «Incrementare la percentuale di credito d’imposta per investimenti effettuati da micro e pmi negli anni 2023-2024, per l’acquisto di beni immateriali come soluzioni embedded ai sistemi edge, dispositivi iot, registri distribuiti. Bisogna sviluppare istituti giuridici dinamici di tutela di dati/informazioni generati dai processi interni e relazionali delle micro e pmi. Va aumentata la dotazione del Fondo per favorire lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di intelligenza artificiale, internet of things e blockchain per filiere produttive italiane».
Altra possibile leva di sviluppo, secondo il responsabile del Dipartimento Innovazione e Sviluppo di Forza Italia, è l’innovazione digitale dei piccoli Comuni, che oggi mancano delle infrastrutture fisiche e digitali adeguate per raggiungere questo obiettivo con le sole proprie forze. «Almeno 10 milioni di italiani rischiano di rimanere fuori dal processo di innovazione tecnologica. Sono coloro che vivono nei piccoli Comuni con meno di 5.000 abitanti, secondo i dati Istat del 2019). I piccoli Comuni italiani rappresentano circa il 69% del territorio nazionale. Se consideriamo i Comuni con meno di 60.000 abitanti, il numero degli italiani potenzialmente esclusi può triplicare. Investire solo nelle grandi città non è sufficiente per garantire all’Italia una crescita duratura e sostenibile». La soluzione è «l’Italia connessa da infrastrutture fisiche e digitali, banda ultralarga e 5G, Cloud, che sarà alla base del rilancio della nostra economia (industria, energia, agricoltura, etc) e della società come previsto dal Pnrr. Le nuove tecnologie abilitanti (ia, realtà virtuale/aumentata, big data, iot, computing, ecc) sono la chiave per far rinascere i piccoli Comuni, favorendo nuovi insediamenti e la nascita di nuove imprese, sfruttando anche le nuove modalità del lavoro a distanza (smart working). Bisogna vincolare una quota degli investimenti previsti dal Pnrr e dal Fondo complementare per avviare programmi e progetti di innovazione nell’Italia dei piccoli Comuni, coinvolgendo Anpci nella messa a terra di questi programmi. Occorre favorire il più possibile l’integrazione dei fondi del Pnrr con i fondi regionali e nazionali della nuova Programmazione Ue (Por/Pon Fesr, Por Fse, Fondo di Coesione, ecc.) fino al 2026 per aumentare le opportunità di investimento e creare catene del valore. Dobbiamo promuovere iniziative di integrazione territoriale, nell’ambito di una Strategia nazionale dell’innovazione 2030, in una logica orientata allo sviluppo delle smart cities and communities».
Vinacci ha elaborato il documento in collaborazione con i responsabili regionali del Dipartimento e il viceresponsabile nazionale Luca Bonofiglio.