Il tasso di ospedalizzazione ligure per Covid è nettamente superiore alla media nazionale del 6,6%: 10,4%. Nella settimana dal 30 settembre al 6 ottobre è, secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, il secondo in Italia dopo la Sicilia (11,5%). Al 6 ottobre la Liguria è anche tra le 8 regioni che registrano tassi di ospedalizzazione per 100 mila abitanti superiori alla media nazionale di 6,5: Lazio (13,9), Liguria (13), Campania (9,2), Sardegna (8,8), Sicilia (7,9), Piemonte (7,1), Abruzzo e Puglia (6,6).
Il trend dei nuovi casi è in crescita netta a livello nazionale, come si vede dalla tabella sottostante. La Liguria è al secondo posto dopo la Provincia Autonoma di Trento con 55,59 casi ogni 100 mila abitanti.
«Nell’ultima settimana – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – la curva dei contagi si è impennata, in conseguenza del netto incremento del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva». Da metà luglio in Italia i nuovi casi settimanali sono più che decuplicati (da poco oltre 1.400 a più di 17.000), con incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 4%. Tale dinamica ha generato il progressivo aumento dei casi attualmente positivi, quintuplicati da fine luglio: da 12.482 a 60.134.
«L’incremento del rapporto positivi/casi testati – spiega il Presidente – conferma che il virus circola in maniera più sostenuta: per questo nelle Regioni dove supera il 5% è cruciale potenziare le attività di testing & tracing». Nella settimana 30 settembre-6 ottobre si tratta di Liguria (7,7%), Campania (6,3%), Provincia autonoma di Trento (6,8%), Piemonte (6,2%) e Valle d’Aosta (5,4%).
«La composizione percentuale dei casi attualmente positivi – continua il Presidente – si mantiene costante dai primi di luglio: mediamente il 93-94% dei positivi sono in isolamento domiciliare perché asintomatici/oligosintomatici; il 5-6% ricoverati con sintomi e lo 0,5% in terapia intensiva. Tuttavia, anche per questo indicatore le differenze regionali accendono ulteriori spie rosse».
Anche sul versante dei decessi dai primi di settembre inizia a delinearsi un trend in lento ma costante incremento: il numero dei pazienti deceduti è aumentato da 46 a 155 per settimana, a livello nazionale. In altri termini, spiega il presidente «le dinamiche dell’epidemia, molto diverse dalla prima ondata, dimostrano che il progressivo incremento dei casi attualmente positivi iniziato a fine luglio, dopo un mese ha innescato l’incremento di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva, e dopo 2 mesi, inizia a riflettersi anche sui decessi».
Per Cartabellotta l’obbligo delle mascherine anche all’aperto è una misura coerente con la rapida ascesa dei contagi, «visto che non conosciamo ancora il reale impatto della riapertura delle scuole e quello dell’ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari conseguente alla stagione influenzale. Tuttavia, per contenere la seconda ondata, in particolare nelle Regioni del centro-sud, la Fondazione Gimbe ribadisce la necessità di giocare d’anticipo sul virus su tutti i fronti: in particolare, è indifferibile potenziare e uniformare gli standard dell’assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera, oltre che trovare una soluzione per ridurre l’elevato rischio di contagio sui mezzi pubblici».