Si è svolto questa mattina nella sala Quadrivium di Genova “Il social housing a Genova e in Liguria: prospettive e modelli di sviluppo”, il convegno a cura dell’Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Genova. Articolato in quattro momenti di lavoro, l’incontro ha messo in dialogo fondazioni, istituzioni pubbliche e alcuni tra i più autorevoli studi di architettura del panorama internazionale per approfondire le nuove sfide dell’abitare sociale.
“Abbiamo ritenuto necessario creare questa occasione di confronto per analizzare i temi che guidano la programmazione e la realizzazione degli interventi di housing sociale, oggi sempre più centrali per rispondere ai cambiamenti demografici, culturali ed economici delle città contemporanee – sottolineano in una nota congiunta la presidente Francesca Salvarani e il vicepresidente Marco Guarino − ci siamo focalizzati su alcuni degli aspetti, sostenibilità economica e progettazione post-occupancy in particolare che, nel contesto italiano, rendono complesso lo sviluppo di interventi di qualità. Grazie alla condivisione di esperienze progettuali italiane e internazionali e a un focus sullo scenario ligure e genovese, ci auguriamo di aver delineato prospettive e modelli utili a rendere il social housing un vero motore di inclusione e qualità dell’abitare”.
La giornata si è aperta con l’intervento di Simonetta Venosta e Luciana Pacucci di Fondazione Housing Sociale, che hanno illustrato i principi alla base della programmazione di un progetto di social housing. È stato sottolineato come il progetto architettonico costituisca solo una parte di un processo più ampio, che comprende driver economici, business plan, sinergie con fondi dedicati e società di gestione del risparmio (Sgr). Ampio spazio è stato inoltre dedicato al tema della post-occupancy, ovvero ai progetti di accompagnamento sociale fondati su dinamiche partecipative, considerati strumenti indispensabili per costruire comunità e rafforzare il senso di appartenenza ai luoghi abitati.
Alla sessione “Esperienze a confronto” hanno partecipato tre studi di architettura di riconosciuto standing internazionale – Atelier(s) Femia, SBA Stefano Boeri Associati e Tamassociati – che hanno condiviso alcuni dei loro progetti, analizzati anche alla luce della necessità di operare con budget contenuti. Le esperienze, sviluppate in Italia e all’estero, hanno offerto un quadro comparato di approcci e soluzioni applicate in contesti diversi.
Il focus si è poi spostato sul territorio ligure con una panoramica a cura di Silvia Risso, dirigente del settore Programmi urbani complessi ed edilizia di Regione Liguria, Paola Castagnino, consulente Ire Liguria per la pianificazione economica e territoriale, e Christian Corradi, dirigente della Struttura Tecnica di Arte Genova, che hanno illustrato le attività in corso e le programmazioni future. Il confronto ha evidenziato le nuove sfide che un mondo in rapida e continua trasformazione – demografica, etnica e culturale – impone alle politiche abitative e alla progettazione urbana.
A chiudere i lavori sono stati gli interventi di Francesca Coppola, assessora all’urbanistica e verde urbano, e Davide Patrone, assessore politiche della casa, edilizia residenziale pubblica, che hanno portato una testimonianza diretta sui programmi e sugli indirizzi del Comune di Genova, illustrando le strategie adottate per lo sviluppo dell’housing sociale e il rafforzamento della coesione urbana.
«L’urbanistica è chiamata a governare, con strumenti aggiornati, le trasformazioni sociali e demografiche che stanno ridefinendo l’organizzazione urbana. In questo quadro, il Comune di Genova integra l’housing sociale nelle politiche e negli strumenti di pianificazione, con l’obiettivo di promuovere un’offerta abitativa accessibile e di qualità e di rafforzare quartieri inclusivi, ben connessi e adeguatamente dotati di servizi – ha spiegato Coppola − la politica dell’abitare non riguarda solo la quantità di alloggi, ma le condizioni urbane che rendono possibile una vita quotidiana dignitosa. Integrare l’housing sociale nella pianificazione significa lavorare su mix funzionale e sociale, rigenerazione del patrimonio esistente e strumenti attuativi che evitino nuove disuguaglianze territoriali e garantiscano opportunità abitative diffuse nei quartieri. Nel nuovo Puc, che dovrà essere uno strumento flessibile e operativo, andremo a tradurre questi principi in indirizzi chiari: perché giustizia sociale e giustizia ambientale sono inseparabili e devono orientare scelte, standard e priorità degli interventi. Genova deve assumere un ruolo attivo di “placemaker”: non solo regolatrice, ma promotrice di trasformazioni che generino spazio pubblico e urbano di qualità»
«Il social housing è una leva strategica per ampliare l’offerta abitativa e rispondere ai nuovi bisogni della città. Nonostante il governo stia mettendo in atto un definanziamento strutturale delle politiche abitative, dal Fondo per la morosità incolpevole al Fondo di sostegno alle locazioni, stiamo lavorando per mettere a sistema interventi che uniscano programmazione urbanistica e pianificazione nelle politiche abitative – ha commentato Patrone – per questo abbiamo aderito all’alleanza municipalista insieme a Milano, Napoli, Torino, Roma, Bologna: per chiedere un piano che sia finalmente adeguato alle esigenze reali del Paese. Abbiamo bisogno di investimenti sul social housing, ma soprattutto serve una visione integrata delle politiche abitative. Noi continuiamo a lavorare, nonostante l’assenza di un sostegno nazionale, sia sul fronte dell’Erp, con interventi di ristrutturazione e messa a sistema degli alloggi, sia su quello del social housing, attraverso l’implementazione dell’Agenzia Sociale della Casa e il rafforzamento della collaborazione con il privato sociale, con un nuovo protagonismo di Spim, la nostra azienda partecipata. Parallelamente, con la riforma del decentramento e la riorganizzazione interna, puntiamo a potenziare i percorsi partecipativi e l’integrazione tra strumenti urbanistici e politiche abitative. È così che continuiamo a costruire risposte concrete per le cittadine e i cittadini».
Il convegno si è proposto come un momento di confronto operativo e culturale per professionisti, amministrazioni e stakeholder del settore, con l’obiettivo di rafforzare visioni e strumenti capaci di rendere il social housing un vero motore di inclusione e qualità dell’abitare.























