Il governo convoca nuovamente i sindacati a Palazzo Chigi il 18 novembre per provare a ricucire lo strappo di ieri sull’ex Ilva. “Il Governo, dando concreto seguito alla disponibilità a proseguire il confronto sull’ex Ilva, riaffermata in occasione dell’incontro di ieri, ha convocato le organizzazioni sindacali per martedì 18 novembre, alle ore 15,00, presso la Sala Verde di Palazzo Chigi, al fine di riprendere il dialogo sulle prospettive occupazionali dei lavoratori del Gruppo”, scrive in una nota.
I sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uil hanno contestato il modo in cui il ministro del made in Italy Adolfo Urso sta conducendo la crisi dell’Ilva e hanno chiesto l’intervento diretto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’intervento dello Stato per risanare e rilanciare il gruppo siderurgico. “Non abbiamo lasciato il tavolo dell’Ilva. Da parte di Urso è stato un vero e proprio tradimento. Per questo chiediamo alla presidente del consiglio di prendere in mano il tavolo e superare quello che è accaduto”, hanno commentato Fim, Fiom e Uilm dopo l’incontro di ieri.
A far saltare il tavolo, scrive Teleborsa, otto slide stampate in otto pagine che sono state presentate ai sindacati in una stanza di Palazzo Chigi come nuovo piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva. Piano “rigettato in toto” dai sindacati che lo hanno definito “un piano di morte“.
I sindacati contestano anche la procedura di gara per la cessione del gruppo dalla quale, secondo loro, non è ancora emerso un pretendente di livello. Dall’altra parte il ministro Urso che, durante il question time a Montecitorio, ha rilanciato la presenza di “tre player” per gli stabilimenti produttivi – il gruppo Baku Steel e i fondi Flacks Group e Bedrock – sostenendo di aver “illustrato in modo compito e in piena trasparenza” la situazione del gruppo. Oltre ai tre soggetti che hanno manifestato interesse all’acquisizione – scrive l’Ansa – ce ne sarebbe un quarto che starebbe portando avanti una trattativa coperta da estremo riserbo.
Altro motivo di tensione riguarda la cassa integrazione: a gennaio potrebbe coinvolgere 6.000 lavoratori, con un aumento consistente già entro fine dicembre, da 4.550 a circa 5.700 unità, con integrazione del reddito, a causa della rimodulazione delle attività. L’ulteriore ricorso alla Cig dal primo gennaio sarà dovuto al fermo delle cokerie per i lavori necessari alla decarbonizzazione.


























