L’avvocato Marco Cafiero è il nuovo garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Genova.

Cafiero è stato nominato con ordinanza dalla sindaca Silvia Salis, e ricoprirà il ruolo per il prossimo triennio.
Marco Cafiero è un avvocato penalista, abilitato all’esercizio della professione forense presso la Corte di Appello di Genova, specializzato in Criminologia Clinica con indirizzo sociopsicologico. Attualmente consulente e membro del consiglio di amministrazione della Cooperativa Centro di Solidarietà a titolo gratuito e consulente della Fondazione Centro di Solidarietà Bianca Costa Bozzo Onlus e della Fict, Federazione Italiana Comunità Terapeutiche.
Nel 2025 ha partecipato alla VII Conferenza Nazionale Dipendenze, in qualità di esperto e rappresentante di reti di comunità, e dal 2019 partecipa al Gruppo Gdl “Persone private della libertà personale” all’interno del forum del Terzo settore in qualità di portavoce, sui tavoli dedicati al lavoro e alla giustizia, con particolare riferimento alla giustizia riparativa.
«Sono molto onorato dell’incarico ricevuto − dichiara l’avvocato Cafiero − che mi consente di esprimere una storia personale durata 40 anni. Ringrazio l’amministrazione per aver riconosciuto un impegno sociale che mi ha permesso di crescere nella solidarietà».
Il Sappe: “Bene la nomina di Marco Cafiero”
Il segretario generale aggiunto del sindacato autonomo polizia penitenziaria, Roberto Martinelli, commenta: «È una notizia positiva. Cafiero è persona preparata, concreta e realista, con una lunga esperienza forense e di impegno in quel volontariato attivo che si è spesso intersecato con il mondo della detenzione che gli ha permesso di acquisire già dimestichezza e grande competenza su questi temi. A Cafiero, attento e sensibile anche alle esigenze dei Baschi Azzurri del Corpo, chiedo di tenere sempre a mente anche le esigenze del personale di Polizia Penitenziaria, che in Liguria, e a Genova in particolare, Marassi e Pontedecimo, è chiamato a svolgere il servizio spesso in condizioni estreme e di pericolo per la stessa incolumità fisica. Sarebbe importante che il nuovo garante puntasse, da parte del Comune di Genova, su progetti di formazione ed aggiornamento professionale per i poliziotti, come, ad esempio, corsi per l’apprendimento delle lingue straniere in relazione all’alto numero di detenuti stranieri presenti, ed assumere una posizione ufficiale a favore della riapertura del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Liguria con sede a Genova».
Martinelli, che ha parole di apprezzamento convinto e sincero per il lavoro svolto negli ultimi anni dal precedente Garante, Stefano Sambugaro, aggiunge: «Vorrei che il nuovo Garante regionale delle persone private della libertà personale nella persona di Marco Cafiero tenga sempre a mente il duro e difficile lavoro svolto dalle donne e dagli uomini appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria».
Martinelli, che auspica di incontrare presto il nuovo Garante, esprime “apprezzamento” per le recenti riforme all’ordinamento penitenziario, con riflesso alle evidenti ricadute che questo comporterà in Liguria, ed a Genova in particolare, e sottolinea che «se si rimuovessero gli ‘sbarramenti’ che impediscono l’accesso alle misure alternative al carcere e si incentivassero gli interventi per il reinserimento sociale; se si introducesse l’obbligo del lavoro dei detenuti, anche in progetti di recupero ambientale del territorio italiano; se si procedesse a ”bonificare” l’ordinamento penitenziario dagli automatismi preclusivi e si desse maggiore margine di manovra alla magistratura di sorveglianza, le presenze stabili di detenuti all’interno delle carceri potrebbero scendere di ulteriori 5mila/10mila unità nel giro di un anno, non meno di 800/1.000 in Liguria. E si avrebbe un calo del flusso annuale di detenuti, con un consistente aumento delle misure alternative alla detenzione. O prevedendo l’espulsione per gli stranieri detenuti in Italia, che sono oggi, tra Marassi e Pontedecimo circa 450 rispetto ai complessivi 835 ristretti, che devono scontare meno di tre anni di carcere. Queste sono le vere riforme strutturali sull’esecuzione della pena che servono: lavoro in carcere per i detenuti, espulsioni degli stranieri, detenzione in comunità per i tossicodipendenti ed alcoldipendenti che hanno commesso reati in relazione al loro stato di dipendenza».