La Liguria si conferma la prima regione italiana per peso della blue economy sul totale dell’economia territoriale mostrando una specializzazione sempre più marcata: il valore aggiunto prodotto dalle imprese blu liguri è pari al 13,8% del totale regionale e con 104.736 lavoratori impiegati nei diversi ambiti, l’incidenza dell’occupazione della filiera del mare è pari al 15,4%. Per fare un confronto, la seconda regione è la Sardegna con I’8,8% di vaIore aggiunto e iI 7,8% di occupati. È quanto emerge dal XIII Rapporto nazionale sull’economia del mare 2025 a cura di Ossermare, Centro Studi Tagliacarne – Unioncamere, presentato al ministero delle Imprese e del Made in Italy il 9 luglio, in apertura del 4° Summit nazionale sull’economia del mare Blue Forum.
Guardando l’Italia, nel 2023 erano attive 232.841 imprese blu che impiegavano oltre un milione di lavoratori (1.089.710) e hanno generato un valore aggiunto diretto pari a 76,6 miliardi di euro. Lo studio, inoltre, stima un moltiplicatore di valore pari a 1,8: per ogni euro speso nei settori direttamente afferenti alla filiera mare si attivano altri 1,8 euro nel resto dell’economia, portando la cifra generata a 216,7 miliardi, pari all’11,3% del pil nazionale.
A livello nazionale, i servizi di alloggio e ristorazione si confermano il comparto con il maggiore contributo alla creazione di valore: rappresenta il 31% della ricchezza prodotta. Al secondo posto la movimentazione marittima di merci e passeggeri, al 23,2% del valore aggiunto dell’economia blu. Al terzo posto si collocano le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, con una quota pari al 22,1% del valore aggiunto. Seguono, in ordine di incidenza, la filiera della cantieristica (12,3%), la filiera ittica (4,7%) e le attività sportive e ricreative (5,9%). In posizione marginale rimane l’industria delle estrazioni marine, la cui quota scende attestandosi allo 0,7% del valore aggiunto complessivo.
La Spezia sempre più blu
L’analisi regionale per peso della blue economy sul totale dell’economia evidenzia e conferma la leadership della Liguria. La regione, come detto, detiene l’incidenza più elevata di valore aggiunto blu sul totale economia, pari al 13,8%, e così anche con riferimento all’occupazione (15,4%).
Il “sistema mare” è un vero e proprio pilastro strategico della struttura economica locale e ciò vale, in particolare, per La Spezia, come emerso anche dal recente Forum Ambrosetti di Rapallo. Nella provincia di levante il valore aggiunto generato dalle imprese blu è di circa 1,3 miliardi di euro, pari a un’incidenza del 17,4% sul totale prodotto dal tessuto economico, e che la colloca al terzo posto tra le province per specializzazione dopo Trieste (25,4%) e Livorno (18,7%).
Nella top ten anche Genova (14,7%) le cui 7.862 imprese nel 2023 hanno generato un valore aggiunto di quasi 4,4 miliardi di euro.
Anche nella graduatoria occupazionale le province liguri dominano la scena. Genova è terza con il 16,5% degli occupati che sono impiegati nella blue economy (65.816 lavoratori), La Spezia è quinta (15,1%, quasi 15mila addetti), mentre settima e ottava sono, rispettivamente, Savona (14,0%) e Imperia (11,9%).
Le imprese liguri continuano a crescere
Dopo la battuta d’arresto registrata nel 2023, il 2024 segna un ritorno alla crescita per la base imprenditoriale dell’economia del mare: il sistema produttivo nazionale segna un incremento medio del 2,1% e la Liguria cresce ancora di più, segnando un +2,7% sul 2023.
Le imprese blu attive nella nostra regione nel 2024 risultano 17.316 e la Liguria, anche in questo caso, risulta prima con un’incidenza del 10,9% sul totale del tessuto.
E, ancora una volta, emerge con forza la provincia della Spezia, che si posiziona nettamente al vertice della classifica provinciale. “Con un’incidenza pari al 17,7%, La Spezia si distingue non solo per l’elevato numero di attività turistiche legate al mare (11,5%), ma anche per la consistenza di imprese nel comparto della cantieristica (3,1%). Dati che palesano la vocazione marittima della provincia ligure, sostenuta da una struttura produttiva articolata che unisce tradizione portuale, innovazione nautica e attrattività turistica”.
Tra le prime dieci province c’è anche Savona (12,3%) “grazie a un mix virtuoso di attività turistiche, portuali e cantieristiche” e Genova chiude la classifica (9,3%), continuando a occupare un ruolo centrale nel sistema produttivo marittimo italiano. Rilevante anche il dato assoluto delle imprese blu. Con 7.862 attività, Genova occupa il quinto posto a livello nazionale: di queste, 1.405 fanno parte della filiera della cantieristica e 976 ricadono nel settore movimentazione merci e passeggeri.
«I dati indicano che è stato raggiunto il picco più alto dell’economia del mare a partire dal 2019. Anche il contributo della blue economy alla crescita del complesso dei beni e servizi prodotti in Italia è crescente nel tempo perché è passato dal 5,8% del 2021 all’attuale 9,5% – sottolinea Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – tuttavia occorre considerare il forte clima di incertezza che caratterizza l’economia: se ci fosse un ulteriore aumento di circa il 30% dell’incertezza sperimentata fino ad ora ciò si potrebbe tradurre in una perdita per la blue economy di 1,2 miliardi quasi completamente concentrata nel turismo e nella logistica».