Nata nel 1958, azienda famigliare. L’immagine potrebbe sembrare quella di un’impresa storica e ancorata al passato, invece, grazie alla ricerca, Euroguarco continua a evolversi e a conquistare fette di mercato e clienti importanti come Hitachi Rail e molti altri, visto che nel corso degli anni ha sviluppato business unit specializzate in diversi settori: dalle guarnizioni e isolanti industriali alle tubazioni per l’oil and gas, e poi o cosiddetti interior ferroviari e navali, con un materiale rivoluzionario che alleggerisce tutta la struttura.
Proprio in questi giorni sta partendo una nuova linea di produzione. Euroguarco, che ha sede alla Spezia, è uno dei fondatori del Consorzio Tecnomar del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine.
«L’azienda è stata fondata da mio padre. Oggi la conduciamo io e mio fratello – racconta il ceo Massimiliano Ghirlanda – abbiamo un centinaio di dipendenti con una sede principale sulla Spezia e Arcola, formata da diversi siti, e anche una sede secondaria a Lombardia». Un fatturato intorno ai 25-30 milioni di euro all’anno e la poliedricità come caratteristica: «Quando un’idea sembrava buona è stata poi perseguita e questo ci ha fatto espandere in diverse direzioni. Abbiamo clienti in tutto il mondo. Per esempio la divisione interior, sviluppata sui treni, ha clienti essenzialmente in Europa e sono i grossi produttori di treni, dai Hitachi Rail a Siemens, passando per Stadler o Alstom. La divisione isolazioni è particolarmente forte nel settore navale, dove il cliente principale è ovviamente Fincantieri e poi molti clienti stranieri sia nel settore della cantieristica che in quello dell’oil and gas».
La ricerca e sviluppo è il punto di forza di Euroguarco: «Io stesso ho un passato da ricercatore universitario – ricorda Ghirlanda – e collaboriamo con l’Università, con centri di ricerca e ovviamente con il Distretto Ligure delle Tecnologie Marine. L’azienda è titolare di diversi brevetti e abbiamo una persona dedicata interamente alla ricerca, poi ovviamente ci sono tutti gli altri che spesso partecipano e che possono diventare 4 o 5 persone in certi momenti di intensità. I progetti sono spesso fatti insieme ai nostri fornitori perché una parte della nostra attività è quella di distribuzione e quindi lavoriamo insieme a loro: noi sappiamo a cosa possono servire certi materiali, quindi insieme facciamo dei progetti di ricerca. A volte invece operiamo insieme con i nostri clienti».
A riprova di questo orientamento c’è il laboratorio congiunto con il dipartimento di Ingegneria dell’Unige in cui Euroguarco ha sistemato le proprie macchine, le apparecchiature di test, che sono gestite dall’Università e che l’azienda usa quando ne ha bisogno.
L’adesione a Tecnomar è avvenuta subito, tanto che Euroguarco è tra i fondatori: «Mi viene in mente il nome dell’ingegner Vettori. L’idea era partita da lui e da Cristiana Pagni, che è presidente oggi del Consorzio, quando si è trattato di pensare di fare qualcosa che potesse riunire le aziende più piccole che non potevano avere un accesso diretto al Distretto. C’erano stati diversi incontri anche presso la nostra sede».
Far parte del Consorzio ha dato più forza all’azienda sulla partecipazione ai bandi per i finanziamenti. «Attraverso Tecnomar partecipiamo a questo tipo di programmi, inoltre c’è comunque anche un’attività tra noi soci che è molto importante, ossia lo scambio di informazioni, la partecipazione a eventi collettivi. Ci serve per far forza comune».
Tra i progetti innovativi più recenti finanziati grazie ai bandi del Dltm e del Mise c’è quello che riguarda un materiale isolante per il settore navale che deve avere caratteristiche di non combustibilità: «A oggi questa caratteristica era data solamente alle fibre minerali. Invece noi abbiamo sviluppato un materiale che non è a base di fibre minerali, ma di resina sintetica. È molto più leggero e meno rischioso per questioni di sicurezza e salute. Questo materiale è stato sviluppato insieme con l’Università di Torino e dovrebbero arrivare i primi macchinari per sviluppare la linea produttiva di un impianto diciamo pilota, preindustriale di questo prodotto che già ha interessato moltissime realtà sia in Italia sia all’estero, anche se è difficile sviluppare una linea produttiva prima di avere un ordine in mano. Bisognava scommetterci e spesso lo facciamo bene perché abbiamo un alto tasso di realizzazione dei progetti sviluppati in ambito programmi di ricerca».